2-0 al Toro, Juve in semifinale

Douglas Costa nel primo tempo e Mandzukic nella ripresa certificano il dominio bianconero nel Derby di Coppa Italia

Una gara a senso unico, dominata ben più di quanto dica il 2-0 con cui la Juve stacca il biglietto per le semifinali di Coppa Italia, dove incontrerà l’Atalanta. Il Toro è limitato dalle assenze di Belotti e Ljajic su tutti, ma anche da una superiorità bianconera mai in discussione, non solo dal punto di vista tecnico e tattico. La squadra di Allegri onora la competizione giocando con un atteggiamento “da Derby”, parte aggressiva, cerca il recupero palla alto e ci mette molto poco a prendere possesso della metà campo granata. Non lo lascerà praticamente più.

DOUGLAS COSTA, SINISTRO VINCENTE

Il primo tentativo, un destro di prima intenzione di Pjanic, viene bloccato da Milinkovic-Savic, ma il secondo è già decisivo: dopo una percussione dalla sinistra di Asamoah e un contrasto subito da Dybala, il pallone arriva d Douglas Costa, appostato un metro dentro l’area di rigore e il brasiliano non ci pensa un attimo, infilando il sinistro al volo sotto l’incrocio.

DOMINIO JUVE

Appena un minuto dopo il vantaggio, Dybala entra in area ancora dalla sinistra e potrebbe raddoppiare, ma alza troppo la mira. Sembra tutto troppo facile e così il palo esterno colpito da Niang ha il pregio di tenere i bianconeri sul chi vive. La Juve riprende subito a martellare gli avversari e a Milinkovic-Savic serve un riflesso notevole per respingere la sventola di Dybala, liberato al tiro da Douglas Costa. L’argentino va vicino al gol anche nel finale di tempo, ma il suo sinistro a giro viene deviato in corner e nonostante il netto dominio, si va al riposo con il minimo scarto sul tabellone.

MANDZUKIC RADDOPPIA

Si riparte con Lichtsteiner al posto di Sturaro e lo svizzero pesca subito in area Mandzukic, la cui incornata viene alzata sopra la traversa dall’intervento di N’Koulou. Il croato poco dopo non arriva a deviare da due passi il traversone basso di Douglas Costa e poi tocca a Matuidi, servito nell’area piccola da Dybala, venire ostacolato da De Silvestri al momento della conclusione. Insomma, anche in avvio di ripresa il gioco è saldamente in mano ai bianconeri, che al quarto d’ora sostituiscono anche Marchisio con Khedira. La supremazia viene premiata al 22′ quando un’apertura di Dybala, intercettata da Baselli, si trasforma in un perfetto assist per Mandzukic che si ritrova a tu per tu con Milinkovic-Savic e lo supera con un elegante pallonetto. Il signor Doveri chiama in causa il VAR per appurare la regolarità di un intervento di Khedira su Acquah a inizio azione e, dopo aver visionato le immagini, convalida. Mihajlovic non è d’accordo e viene allontanato dal campo per proteste, mentre lo Stadium può festeggiare: il 2018 si apre con un successo. E il fatto che valga le semifinali di Coppa e arrivi in un Derby lo rende ancora più dolce.

JUVENTUS-TORINO 2-0

RETI: Douglas Costa 15′ pt, 22′ st Mandzukic 22′ st

JUVENTUS
Szczesny; Sturaro (1′ st Lichtsteiner), Rugani, Chiellini, Asamoah; Marchisio (15′ st Khedira), Pjanic, Matuidi; Douglas Costa, Mandzukic (33′ st Higuain), Dybala
A disposizione: Pinsoglio, Loria, Barzagli, Benatia, Alex Sandro, Bentancur, Bernardeschi
Allenatore: Allegri

TORINO
Milinkovic-Savic; De Silvestri, N’Koulou, Burdisso, Molinaro; Rincon, Acquah (36′ st Obi), Baselli (36′ st Boyé); Iago Falque, Niang (36′ st De Luca), Berenguer
A disposizione: Sirigu, Ichazo, Fiordaliso, Bonifazi, Moretti, Valdifiori, Gustafson, Sadiq, Millico
Allenatore: Mihajlovic

ARBITRO
: Doveri
ASSISITENTI
: Tonolini, Tegoni
QUARTO UFFICIALE
: Calvarese
VAR: Mariani, Di Fiore

AMMONITI: 25′ st Burdisso, 45′ st Rugani
ESPULSI: 24′ st Mihajlovic

Juve-Toro 2-0: il 2018 e l’immaginario collettivo (con inciso su Khedira)

Sesta semifinale in sette anni, e gli juventini hanno scoperto una valvola di sportivo sfogo in più nell’opera di oggettiva bullizzazione del calcio italiano da oltre un lustro. È toccato al Torino, ma poco cambia, anche se lo scenario condito dal grosso di ciò che accade dal momento del 2-0 che chiude il discorso fa parte di ciò che riempie la pancia del tifoso dentro questo lungo periodo ai limiti dell’irripetibile (dal lato nostro, con tutto il bene, ci abbiamo messo Stephan Lichtsteiner). Inciso: visto che non esiste distinzione di peso e giudizio tra fallo in area e fallo fuori area, fosse stato da rigore, voi avreste sanzionato senza se e senza ma l’intervento di Khedira? Se ci state pensando anche solo due secondi in più, o state andandolo a rivedere sul vostro cellulare, allora tutto il chiacchiericcio è neutralizzato. Andiamo avanti.

Il lascito di questo derby di cui pochi si ricorderanno anche solo tra un anno può essere un lascito pesante. Più di tante altre gare che la Juventus ha portato a casa, tanto più in Coppa Italia. Perché dal lato dell’appassionato, di colui che vive per, di colui che spende per, di colui che soffre per, nonché anche dal lato della società checché se ne possa pensare, la partita conferma lo switch 2017 su 2018 di Massimiliano Allegri. Ovvero la Juve che sa essere Juve e vincere, che può capitalizzare oppure sprecare, ma che si dispone volitiva, con lo sguardo in avanti, per tutto il corso della gara. Non fraintendete: ci sarà da soffrire, da chiudersi, da compattarsi, e questo la Juve lo farà. È il tendere a qualcosa che fa la differenza, che cerca il salto: contro il Torino come contro il Bologna, come per 70 minuti contro la Roma, contro il Verona anche nella confusione, ma anche in un paio di gare prima, eccola la Juve che può difendere anche senza retrocedere se non ad avversario platealmente libero di pensare fuori dalle maglie del centrocampo con un uomo in più e della linea di pressione degli esterni bassi.

In realtà la questione è molto più articolata, ma fa senza dubbio da antipasto a ciò che offrirà il panorama del girone di ritorno di campionato e degli ottavi di Champions. Allegri ha un marchio di fabbrica, e questa volta la sensazione è che voglia lasciare un segno profondo, con o senza en-plein. Il calcio è fatto anche di cose di campo che sanno rimanere nell’immaginario collettivo. Sarà anche parcheggiato in garage, ma il 4231, quel 4231, per esempio, il suo piccolo angolo nella storia se l’è preso. Il punto è capire che la Juve sta cercando di andare oltre. Un buon inizio di 2018, no?

Luca Momblano

Juve-Torino 2-0: giocare a torello con il Toro

Gli altri sbagliano, la Juve no, battuto il Torino e semifinale di Coppa Italia raggiunta: questo in pochissime righe il succo della serata vissuta all’Allianz Arena con gli uomini di Allegri in costante controllo del match pur senza strafare, e con l’ennesima formazione sperimentale, come da abitudine da inizio stagione ad oggi.

Già al primo affondo arriva il vantaggio: azione ben sviluppata a sinistra, un rimpallo su Dybala libera Douglas Costa al tiro, l’ex Bayern Monaco non si fa pregare e sblocca subito con una conclusione forte sotto la traversa. Unico passaggio a vuoto della serata appena un attimo dopo con il palo di Niang, ma sino alla fine della frazione si va vicini due volte al raddoppio con Dybala che spreca due volte le belle giocate dell’imprendibile Douglas Costa. Anche Mandzukic sciupa le iniziative del brasiliano, ma non i regali altrui: liberato da un altro rimpallo stavolta su un difensore, il croato supera l’estremo difensore con un colpo sotto ravvicinato. Proteste con espulsione per Mihajlovic, ma il VAR conferma: tutto regolare nell’azione del 2-0. Nel finale c’è tempo per la passerella per il n.17, c’è Higuain al suo posto, ma il risultato non cambia più.

Archiviata la qualificazione alla semifinale, dove ad attendere la Juve ci sarà l’Atalanta, i bianconeri adesso possono cominciare a preparare la sfida di sabato sera a Cagliari dopo l’allenamento di stasera basato principalmente su esercizi tecnici come il torello: già, a torello con il Toro, stasera è questa la sensazione con cui ce ne andiamo a dormire col sorriso stampato in volto.

Fabio Giambò.

 

Quarti di Coppa Italia: Juventus-Torino 2-0

Con una rete per tempo, i bianconeri hanno archiviato un derby di grande controllo, nonostante le polemiche.

Il quarto di finale di Coppa Italia tra Juventus e Torino non era solo intrigante per l’ovvia rivalità calcistica tra entrambe, ma anche per una possibile impresa bis dei granata, i quali, dopo aver eliminato (a sorpesa) la Roma agli ottavi, si apprestavano ad affrontare i cugini bianconeri.

Al tempo stesso, la Juventus non aveva alcuna intenzione di cessare l’ottimo periodo di forma recente: pur essendo una competizione di secondo piano, la Coppa Italia rimane ancora un obiettivo stagionale molto caro a Massimiliano Allegri.

Rispetto alla trasferta di Verona la Juventus ha effettuato diversi turnover, soprattutto in difesa. Pur confermando il 4-3-3 come modulo di partenza, si sono registrati gli ingressi di Sturaro, Rugani, Asamoah, Pjanić, Marchisio e Douglas Costa al posto di Lichtsteiner, Benatia, Alex Sandro, Khedira, Bentancur ed Higuaín.

Anche il Torino ha confermato il 4-3-3 come sistema di gioco iniziale: la principale novità era la presenza di Mbaye Niang da centravanti, affiancato da Berenguer e Iago Falque. A centrocampo Baselli ed Acquah occupavano le posizioni delle mezzali, con Rincón incontrista davanti alla difesa.

Il buon avvio dei padroni di casa

Fin dalle prime battute di gioco, la Juventus ha provato a fare la partita ed imporre il proprio contesto: i bianconeri hanno effettuato un possesso palla paziente, provando a risalire campo tramite fraseggi ed assestarsi nella trequarti avversaria. La proattività dei padroni di casa si manifestava anche in fase di non possesso, con la ricerca quasi immediata della riconquista del pallone, grazie anche alle doti di recupero dei vari Matuidi, Pjanić e Mandžukić. Così facendo, il Torino ha spesso faticato a gestire palla ed organizzare le sue azioni offensive con calma.

La fase difensiva del Torino e le mosse offensive della Juventus 

In fase di non possesso il Torino si schierava in un 4-1-4-1 volto a proteggere il centro del campo. La squadra ospite non ha quasi mai pressato in zone alte del campo, preferendo disporsi in un blocco medio-basso nella propria trequarti di campo.

Niang era spesso chiamato a portare una pressione individuale sul centrale in possesso della sfera, quasi sempre Chiellini, il quale non ha però avuto problemi nella gestione e conduzione del pallone.

La disposizione della Juventus era piuttosto asimmetrica in fase di possesso: con Dybala a gravitare sul centro-destra e Douglas Costa largo a destra (non sono ovviamente mancati gli interscambi di posizione tra i due), l’ampiezza a sinistra era fornita da Asamoah, con Matuidi più basso per fornire comode linee di passaggio ai centrali e consolidare il possesso.

Qui sopra si può notare il 4-1-4-1 del Torino in fase di non possesso e la posizione avanzata di Asamoah, quasi sulla linea degli attaccanti, che riceve palla in situazione dinamica e può puntare De Silvestri: è l’azione dell’1-0.

Il fatto che l’ampiezza venisse garantita permetteva il cambio di gioco sulle fasce; proprio da una di queste, infatti, è nato il gol del vantaggio bianconero al minuto 15: Pjanić ha pescato Asamoah libero a sinistra, il quale ha potuto avanzare verso l’area e scaricare su Dybala appena fuori; lo stop dell’argentino è stato deviato da Baselli verso le parti di Douglas Costa, che con un bel sinistro di prima intenzione ha calciato la sfera sotto l’incrocio sinistro dei pali difesi da Milinković-Savić.

In alternativa, qualora Asamoah fosse troppo vicino ai centrali, era Mandžukić a garantire ampiezza alla manovra con tracce interne-esterne.

Le posizioni abbastanza piatte delle mezzali in fase di possesso rendevano le fasce il settore di campo principale per le rifiniture (cross), con i centrocampisti ad attaccare l’area a rimorchio.

Quando invece ha potuto giocare tra le linee, la Juventus ha saputo sfruttare le incertezze difensive degli ospiti nel gestire la profondità, come ad esempio al minuto 13, quando una verticalizzazione di Dybala ha quasi mandato in porta il numero 17 bianconero.

L’unica vera azione pericolosa della squadra di Siniša Mihajlović, autrice di un solo tiro in porta in 94 minuti, è arrivato poco dopo il vantaggio avversario: su rinvio dal fondo dei granata, l’errato calcolo della traiettoria del pallone da parte di Rugani ha mandato in porta Niang, il cui tiro in diagonale di sinistro, da posizione piuttosto defilata, ha colpito il palo esterno della porta difesa da Szczęsny.

Da quel momento, avendo anche incanalato il match nel binario migliore, la Juventus ha brevemente ridotto la propria intensità offensiva per difendere con un 4-4-2 compatto che negava spazio tra le linee. Le scalate difensive avvenivano verso sinistra, con Matuidi che si allargava sull’esterno di centrocampo e Douglas Costa che si abbassava sulla fascia opposta.

Il 4-4-2 della Juventus in fase di non possesso.

La scarsa attitudine delle mezzali granata a muoversi tra le linee ha portato quasi tutte le manovre avversarie ad orientarsi verso le fasce: è bastato fare densità in quelle zone di campo per recuperare palla e rendersi pericolosa in contropiede, come ha poi fatto Dybala attorno al minuto 23.

Anche i cambi di gioco verso Douglas Costa sono stati precisi: in una di queste situazioni il brasiliano è riuscito ad andare sul fondo e creare una buonissima chance per Dybala.

I cambi di Allegri

Ad inizio ripresa si è registrato l’ingresso di Lichtsteiner per un impreciso Sturaro: la presenza dello svizzero, un terzino puro a differenza dell’italiano, ha sensibilmente migliorato le combinazioni sulla fascia destra: Douglas Costa ha potuto accentrarsi da fermo, sfruttando le sovrapposizioni del compagno, oppure muoversi già da posizioni interne verso l’esterno o il fondo, con specifici tagli alle spalle di Molinaro. Non a caso, tra il minuto 48 e 58, la Juventus ha creato tre occasioni pericolose da quel versante, una con Matuidi e due con Mandžukić: incredibile, in questo senso, il liscio del croato sotto porta al minuto 51.

Intorno all’ora di gioco, Allegri ha inserito Sami Khedira al posto dell’infortunato Marchisio. Cinque minuti dopo, i padroni di casa hanno raddoppiato con Mandžukić, sfruttando un recupero palla nella trequarti avversaria e la dormita della difesa granata (soprattutto De Silvestri) sullo sviluppo dell’azione. In realtà, il gol sarebbe stato da annullare per il fallo di Khedira su Acquah in un tentativo di contrasto poco prima, ma l’arbitro di serata, il signor Doveri, seppur con l’aiuto del VAR, ha convalidato la rete ai padroni di casa (per una migliore chiave di lettura dell’azione, purtroppo fonte di polemiche, rimando alla dettagliata spiegazione di Antonio Corsa in questo post).

La partita per i granata si è praticamente chiusa lì: in precedenza, gli ospiti avevano provato a fare qualche combinazione sulla fascia destra, la migliore dal punto di vista tecnico della rosa, ma la pessima occupazione del campo e la grande densità della Juventus in zona palla hanno di fatto reso vano ogni tentativo di attacco avversario.

Qui Niang si abbassa tra i centrocampisti, ma i compagni sono mal schierati per sfruttare lo spazio che l’ex-Milan crea e la Juventus riesce a gestire bene questa situazione di gioco.

Per onor di cronaca, nel finale si sono registrati gli ingressi di De Luca, Obi e Boyé per il Torino, mentre Gonzalo Higuaín è subentrato a Mandžukić.

Conclusione 

La Juventus ha convinto con una prestazione positiva nonostante il turnover e le polemiche, che ad ogni modo non possono giustificare pienamente la sconfitta del Torino, praticamente mai in partita. Il derby è costato doppiamente caro a Siniša Mihajlović: dopo il danno (l’espulsione durante la partita) è arrivata anche la beffa, con l’esonero del serbo in nottata e l’arrivo di Walter Mazzarri in mattinata. Ad attendere la Juventus in semifinale ci sarà l’Atalanta di Gasperini, vincitrice del proprio turno contro il Napoli.