Allegri vs Zidane – L’inadeguato vs il raccomandato

Real Madrid vs Juventus sarà anche e soprattutto la sfida tra due tecnici, che hanno viaggiato sullo stesso treno, ma su vagoni diversi.

Calciatore di fama mondiale e dalla tecnica sopraffina, il francese ha segnato un’epoca. Il suo cuore si è diviso tra il blanco e il nero:

“La mentalità vincente l’ho imparata alla Juventus, vincere lì è un imperativo”.

Uomo di Florentino Perez, la sua carriera lo ha consacrato nello spogliatoio Real, lui che per gli scettici è più un modulatore, un gestore, che un vero e proprio allenatore. Un trascorso differente sia sul rettangolo verde che sulla panchina.

Carriera mediocre per l’Allegri calciatore, mentre in panchina, Max, il rispetto se l’è guadagnato con i risultati sul campo. Sassuolo lo lancia, Cagliari lo mette in mostra, il Milan lo fa vincere, la Juve lo consacra nell’olimpo dei migliori.  Molto pacato, goliardico, in pieno stile toscano, il tecnico bianconero, ma non per questo poco leader:

“Se uno parla con questo tono non è meno autorevole, non ho mai visto grandi della terra urlare”.

Non perde mai la lucidità, e anche quando si alzano i battiti cardiaci mostra una razionale follia.

Zizou è un freddo, distaccato nei rapporti, riservato e molto permaloso, se sgarri esci fuori dalla sua cerchia ed è difficile rientrarci. Incarna lo spirito del Real Madrid, e nello spogliatoio è rispettato prima il giocatore che è stato, poi l’allenatore.

Si sono battuti a colpi di parole al miele nel pre-match, che crediamo non essere di facciata. Allegri è uno che riconosce sempre i meriti degli avversari, ma è un doppio gioco per affermare i propri. Immenso il rispetto del campione francese verso i suoi avversari, sempre. Eppure, in mezzo a tanta moderazione, in passato ce ne sono stati di colpi di testa.

Come dimenticare quel 9 Luglio caro Zizou? E quelle partite in cui lasciavi in dieci il popolo bianconero. Fuori dal campo, la cosa da raccontare è che non c’è quasi nulla da raccontare, a parte uno spirito libero che abita molto, ma vive poco. Non dimentica neanche quel Giugno ’92 la bella Erika, abbandonata sull’altare dal nostro Max, oppure quando additato come aziendalista risponde stizzito “non sono mica un amministratore delegato”.

Viveva molto il buon Allegri, un vero bomber in giovane età anche fuori dal campo a discapito del suo dirimpettaio, sposatissimo con la sua Veronique, fondamentale nel passaggio da Torino a Madrid.

Due allenatori sottovalutati: inadatto Allegri, raccomandato Zidane. In realtà, due evoluzionisti.

Hanno studiato, modellato e plasmato la propria squadra in base ai propri uomini. Mandzukic e Casemiro, le intuizioni per un modulo ed uno stile di gioco vincente. Camaleontica la squadra di Zidane, che fa della tecnica e della qualità una delle sue armi migliori. Proprio quella tecnica tanto decantata da Allegri, quella qualità del palleggio che il mister indica come fondamentale per arrivare alla vittoria.

Crediamo che Max la stia preparando come al solito al minimo dettaglio, con una Juve ordinata e soprattutto equilibrata, pronta a sfruttare quegli spazi, che il Real inevitabilmente lascia, per fare male. La sensazione è che verrà lasciato il possesso ala squadra di Zidane, che palleggerà molto, attaccherà con il solito “stile rugby”, con le sovrapposizioni dei terzini, i cambi di fronte, ed una grande presenza fisica nella metà campo avversaria.

Sono due squadre che danno sempre la sensazione di tenere i piedi ben saldi sulla partita e di riuscire a gestirla, soprattutto grazie alle mosse dei due tecnici. Un dato è inconfutabile, 17 sono le reti subite dal Real in Champions a dispetto delle 3 bianconere, e siamo certi che su questo  scarto spingerà Max Allegri.

Max vs Zizou, il lavoratore contro il predestinato, anche questa è Juventus – Real Madrid. A Cardiff la sentenza.

Francesco Falzarano.

Allegri, il karma, la maledizione e la negatività

di Davide Terruzzi


Massimiliano Allegri ha tolto quella tensione che strangolava la Juventus in Europa, ma la negatività e il mito del karma è ancora presente.


Èstato perfetto. Nella conferenza stampa che ha aperto la settimana che porta alla Finale di Cardiff, Massimiliano Allegri non ha sbagliato una parola, nemmeno una scelta. Ha iniziato ricordando la strage dell’Heysel nel giorno del ricordo invitando tutti i presenti a qualche secondo di commemorazione; una sensibilità speciale e encomiabile. Allegri è un maestro della comunicazione, utilizza qualsiasi occasione in cui si trova davanti a una telecamera e a un microfono per mandare dei messaggi. Cazzeggia, smussa le tensioni, non si nasconde dietro agli alibi, predica calma, ma con le parole lancia delle frecciate, spesso nascoste dentro questo clima rilassato che crea, rispondendo a critiche o sentimenti. L’anno scorso tirò genialmente fuori il pesce ratto di fantozziana memoria per ricordare ai media di non inventarsi polemiche che non esistono (nell’occasione contrasti con Dybala poco utilizzato); “posso piacere o non posso piacere” ribadendo una linea trasparente che guida le sue scelte.Allegri, tramite le parole, sta cercando di togliere la negatività che circonda l’ambiente Juventus. Un pareggio è vissuto come una tragedia, una sconfitta diventa il disastro. Dopo Roma, troppi tifosi bianconeri erano disperati: la Coppa Italia persa, il Crotone un mista composta dal meglio che si trova in giro, lo scudetto perso come nel 2000. La squadra ha preso il carattere del proprio allenatore, diventando molto più consapevole delle proprie qualità; questa Juventus vince gestendosi, spegnendo e accendendo l’interruttore a proprio piacimento, tenendo sempre presente gli obiettivi finali. Non si può pensare di arrivare a giocarsi tutto affrontando qualsiasi partita alla morte, piangendo come disperati per un pareggio o una sconfitta. È il contismo, una filosofia che ha preso vita autonoma da Conte, che fa vivere male a troppi tifosi questo periodo d’oro che stiamo vivendo: siamo dei privilegiati a festeggiare il record di scudetti, il terzo double consecutivo.

Però c’è ancora la maledizione della Champions. Sarà che sono una persona diventata col tempo estremamente pratica, sarà che mi considero un uomo di campo, ma non ho mai creduto che una competizione possa essere maledetta. Non ho vissuto tutte le Finali, ma le ho riviste più volte tutte: la Juventus è arrivata molto spesso in fondo, ma ha perso alcune partite in cui ha giocato oggettivamente male, altre in cui ha incontrato avversari più forti (Ajax e Barcellona), altre ancora nelle quali è arrivata scarica mentalmente. Essendo partite secche ci vuole anche culo, ma questo è un fattore che nessuna squadra al mondo può controllare. La Juventus però non ha perso queste Champions per sola sfortuna (nessuna, compresa quella del 1998) o per maledizione. La strage dell’Heysel non c’entra con la Coppa Campioni, ma è realtà tremendamente triste con responsabilità acclarate nel corso degli anni. Non c’è nessun gatto nero, nessun karma malefico. Questa negatività che pervade ancora tanti tifosi della Juventus per fortuna non è più della squadra: Allegri ha tolto, lavorando sin dal primo giorno, la paura di giocare in Europa dando convinzione e fiducia. Ha centrato una finale non prevista, è uscito ai supplementari col Bayern, è di nuovo in finale. Questa volta per vincere, per fare di tutto per vincere. Sono convinto che la Juve abbia molte possibilità per conquistare la Champions, perché la sua fase offensiva è difficilmente contenibile dalla difesa del Real mentre quella difensiva bianconera ha maggiori probabilità di reggere l’impatto dell’attacco di Zidane. Non so se vinceremo (io credo davvero di sì), ma sono consapevole del fatto che la Juventus giocherà per vincere e farà di tutto per alzare la Champions. Se si dovesse perdere non sarebbe perché la Champions è maledetta, ma per una ragione molto più pratica e semplice: s’incontra una squadra molto forte, abituata a vincere e giocare queste partite. C’è una frase di Dani Alves che merita essere citata: “Veramente ho pensato, quando abbiamo giocato la finale, e sentivo che la Juve rispettava troppo il Barcellona. E questo quando combatti con qualche squadra, nello sport, il rispetto è ovvio che c’è perché sono due squadre fortissime, però basta devi lasciare questo rispetto fuori dal campo e dobbiamo vincere in qualche modo”.  Ecco, la Finale è anche, se non soprattutto, una questione mentale, di calma, d’equilibrio, d’aggressività e intensità psicologica, nonché di lucidità: è una partita come le altre in cui far bene quello che si deve fare, colpendo i punti deboli degli avversari è fondamentale per vincere. Per questo Allegri fa bene a seminare positività criticando l’eccesso di negatività. Per fortuna la squadra è impermeabile all’ambiente che lo circonda, altrimenti qualche paura in più nei momenti chiave affrontati ci sarebbe stato e probabilmente qualche vittoria in meno.