Avanti Signora!

La Juve raggiunge i quarti di Coppa Italia superando l’Atalanta per 3-2 con le reti di Dybala, Mandzukic e Pjanic

La Juve fa il suo dovere e passa il turno in Coppa Italia superando un’Atalanta tosta, capace di riaprire una partita che dopo i gol di Dybala e Mandzukic nel primo tempo sembrava già abbondantemente chiusa. Nella ripresa invece i bianconeri si complicano un po’ la vita, permettendo agli avversari di rifarsi sotto per due volte, inframmezzate dalla rete di Pjanic, ma nel finale ritrovano compattezza e chiudono la pratica.

Che l’Atalanta non sia venuta a Torino in gita si capisce comunque già nei primi minuti: la squadra di Gasperini parte forte, con la discesa sulla destra e il diagonale di Grassi bloccato da Neto e cercando di sfondare per vie centrali, con Kurtic o Freuler che spesso provano ad accelerare partendo alle spalle dell’inedito centrocampo bianconero, formato da Rincon alla prima da titolare, Hernanes in regia e Marchisio, nuovamente mezz’ala.

La Juve non ci mette comunque molto a prendere le misure ai nerazzurri e al quarto d’ora sfiora il gol, con la deviazione di Mandzukic sul cross di Lichtsteiner che centra il palo e la sventola di Marchisio, di poco alta sopra l’incrocio.

Quindi, sette minuti dopo, ecco il capolavoro di Dybala: sul lungo traversone di Asamoah, Mandzukic appoggia al limite dell’area e la Joya, in piena corsa, lascia partire una sassata al volo che fulmina Berisha. Un’esecuzione tanto bella quanto difficile perché l’argentino, pur arrivando con il peso del corpo leggermente arretrato, riesce a tenere il pallone a mezz’altezza, rendendo il tiro imparabile.

Che l’intesa tra i due sia solida non è una novità e non stupisce quindi che Dybala ricambi la cortesia una decina di minuti dopo, liberando in area il compagno di reparto che controlla, alza la testa e piazza il pallone sul secondo palo firmando il raddoppio.

La Juve domina, non solo nel punteggio: il ritmo si mantiene alto e i bianconeri stazionano nella metà campo avversaria. Rincon corre su ogni pallone, Asamoah appare sempre più a suo agio come terzino e Lichtsteiner è il solito stantuffo. Nel primo tempo Mandzukic ha ancora due occasioni, ma in entrambe mette a lato, prima cercando la potenza, poi provando a piazzare l’assist di Pjanic.

Al rientro dagli spogliatoi Allegri manda in campo Sturaro al posto di Marchisio e poco dopo il quarto d’ora ritrova Pjaca, che dà il cambio a Dybala e che dà subito un saggio di classe e potenza, triangolando con Mandzukic a metà campo, arrivando palla al piede fino al limite e servendo Rincon, che spara il destro a lato di un soffio.

La partita sembra saldamente in mano ai bianconeri che però, con il passare dei minuti sembrano avere fin troppa consapevolezza. Accade così che per due volte l’Atalanta riesca a riaprire i giochi prima quando Konko, al 27′ calcia dal limite di prima intenzione e riesce a infilare il pallone sotto l’incrocio. Quindi, dopo il rigore trasformato da Pjanic, tre minuti più tardi, e concesso per fallo di Toloi su Lichtsteiner è Latte a infilare in porta il cross basso di Conti.

Allegri si cautela inserendo Bonucci e passando alla difesa a tre e per quanto i bergamaschi cerchino di completare la rimonta, al di là del rasoterra di Petagna bloccato in due tempi da Neto, la Juve non corre più rischi e sbarca ai quarti di Coppa Italia, dove troverà o il Milan o il Toro. In un caso o nell’altro, tra due settimane, sarà una sfida tutta da gustare.

JUVENTUS-ATALANTA 3-2

RETI: Dybala 22′ pt, Mandzukic 34′ pt, Konko 27′ st, Pjanic (rig.) 30′ st, Latte 36′ st

JUVENTUS

Neto; Lichtsteiner, Barzagli, Rugani, Asamoah; Rincon, Hernanes, Marchisio (1′ st Sturaro); Pjanic (37′ st Bonucci); Dybala (17′ st Pjaca), Mandzukic
A disposizione: Audero, Del Favero, Semprini, Khedira, Cuadrado, Higuain
Allenatore: Allegri

ATALANTA
Berisha; Toloi, Caldara, Masiello; Conti, Grassi (15′ st Latte), Freuler, Spinazzola; Petagna, Kurtic (1′ st Konko), D’Alessandro (37′ st Gomez)
A disposizione: Sportiello, Bassi, Migliaccio, Pesic, Raimondi, Melegoni, Gatti, Capone
Allenatore: Gasperini

ARBITRO: Giacomelli
ASSISITENTI: Fiorito, Alassio
QUARTO UFFICIALE: Massa

AMMONITI: 29′ pt Grassi, 19′ st Toloi, 25′ st Latte, 48′ st Freuler

A CALDISSIMO / Juve-Atalanta 3-2: la “leggerezza” di Dybala, la leggerezza della Juve

A CALDISSIMO / Juve-Atalanta 3-2: la “leggerezza” di Dybala, la leggerezza della Juve

Comincia stasera l’avventura 2016/2017 della Juventus in Coppa Italia, c’è da difendere il titolo, non sono ammessi passi falsi nel match contro l’Atalanta.

Turn-over si ma con moderazione quello attuato da mister Allegri in vista della trasferta di domenica sera a Firenze: Neto, Rincon, Hernanes e Mandzukic le novità rispetto al cosiddetto undici titolare, Rugani con Barzagli al centro della difesa, Dybala ancora dal 1′ con Marchisio in mezzo e Lichtsteiner-Asamoah lateali a completare l’alberello bianconero.

Il primo tempo della Juventus è di alto livello, tante le combinazioni veloci e palla a terra con Dybala e Pjanic protagonisti nel costruire le azioni offensive con i loro duetti, proprio da una rifinitura dell’argentino arriva la prima occasione pericolosa per poco non concretizzata da Mandzukic a seguito del cross di Lichtsteiner, è il palo a salvare i nerazzurri. La Joya allora decide di mettersi in proprio: prima costringe gli avversari a fermarlo con le cattive (penalty non concesso), un paio di minuti dopo sblocca il risultato con una saetta da fuori a sfruttare alla perfezione la torre del compagno di reparto. Gioca sul velluto la Vecchia Signora, e quasi inevitabilmente arriva il raddoppio: Asamoah lavora bene un pallone sulla propria trequarti, scambio con Marchisio che trova la profondità su Mandzukic, scambio veloce con Dybala e raddoppio stavolta firmato dall’ex Atletico Madrid a scartare il cioccolattino servitogli. In apertura di ripresa, con Sturaro in campo per Marchisio, e qualche minuto dopo Pjaca per Dybala, la Juve sfiora due volte il tris prima con Mandzukic e poi con Rincon, ma a sorpresa sono gli ospiti ad accorciare le distanze con un tiro beffardo dell’ex di turno Konko. A scacciare i fantasmi, però, ci prova Pjanic: stavolta il rigore dopo l’intervento su Lichtsteiner arriva, Miralem realizza impeccabilmente. Sofferenza finale, però, per l’ennesimo rilassamento che porta al 3-2 del giovane Lath: Asamoah si fa sorprendere alle spalle, cross basso da destra, Lichtsteiner sbaglia ancora la diagonale come successo già con Belotti e Bonaventura, e così si ritorna a subire due gol in casa come non succedeva dalla sfida col Bayern Monaco nella Champions dell’anno scorso. Fortunatamente è l’ultima emozione vera, finisce col minimo vantaggio dopo una partita dominata per larghi tratti.

Si è rischiato di non portarla a casa questa qualificazione, per lo meno nei tempi regolamentari, ma stavolta non è scappata via la vittoria: tanta bravura sino alla rete di Konko, una buona reazione dopo, troppe sbavature nel finale, seppur sempre simili a quelle già viste in questa prima metà di stagione.

A CALDO / Juve-Atalanta 3-2: il vero dramma è la 10 senza un proprietario (ma gli spunti sono tanti)

A CALDO / Juve-Atalanta 3-2: il vero dramma è la 10 senza un proprietario (ma gli spunti sono tanti)

Non è veramente il caso di farla più grossa di quella che è. Non la vittoria, con l’entusiasmo che si trasforma in una discussione cervellotica sul concetto di “staccare la spina”, ma tutta la caciara che ne segue.

Il turno è passato, e se c’era una squadra che non poteva dare più indicazioni ma solo speranze era proprio quella con cui si sono giocati gli ultimi 20 minuti: natura delle cose, senza colpe. Non per giustificare, ma visto che piace parlare di calcio la criticità sulla quale lavorare è ormai solo una, o soprattutto una per distacco: questa Juve è anche bella, è anche sulla buona strada con i meccanismi dei quattro a centrocampo ma… ma… non sa (ancora?) fare possesso, farlo bene, farne tanto quando serve ovvero far girare a vuoto l’avversario proprio quando l’avversario è costretto a provare la sferzata. Punto. A capo.

 

Contro l’Atalanta di Coppa, che subisce così 6 gol in due partite allo Stadium, le indicazioni sono state più di ciò che fosse lecito attendersi:

– Dybala è il nostro prossimo numero 10, è l’uomo, è la nostra dimensione mondiale. O così, o tante cose saranno realmente da riconsiderare in un momento molto delicato per le trasformazioni (verso l’alto) del calcio internazionale. Ovvero il posto dove Andrea Agnelli vuole a tutti i costi stare.

– Hernanes non è adeguato, carezzevole e tenero agli occhi di molti, ma totalmente inadeguato. E personalmente credo di essere arrivato al dunque: oltre agli errori individuali, fa sempre il contrario della cosa giusta, anche quando in qualche modo (sempre piuttosto goffo) gli riesce. Gioca di prima quando dovrebbe controllarla, la tiene quando dovrebbe giocarla subito, la stoppa quando si genera il rischio, la butta via quando è solo. Ogni aspetto tattico a fronte di questo enorme baco (psicologico? non c’è più risposta) diventa secondario.

– Pjanic è il piede che cercavamo. Il legame tra ragione ed estro che incolla in maniera piuttosto fluida centrocampo e attacco senza costringere al solo prevedibile gioco in fascia. A questo punto manca solo più il metterci la gamba, il non pensare sempre e solo di poter giocare in situazione di equilibrio perfetto del baricentro. Più avanti funziona così. Che non vuol dire chiedergli di fare lo Sturaro o il Rincon (a proposito: venezuelano molto più a proprio agio sul centrodestra, dunque alter-ego di Khedira più di ogni altra cosa da qui a fine stagione). Vuol dire che un Pjanic più cattivo significa il doppio delle occasioni, sarà matematico ed è lecito pensare di arrivarci.

– Capitolo mercato, capitolo rapporti con l’Atalanta, capitolo riflettori su: Caldara ci fidiamo e non starei troppo sulla partita; Conti il migliore del match tra gli emergenti, con giocate non comuni per un esterno basso di binario. Ma: risolviamola questa storia del destra/sinistra, un giocatore che faccia le due fasce e non ci costringa sempre a strozzarci con le liste. Tradotto: bravo Marotta a tenere duro fin qui su Spinazzola, a costo di mollare i Gagliardini e i Kessié senza la tentazione di dover prenderne per forza una coppia. L’abbiamo cresciuto noi, lavoriamolo noi. Ha personalità e due piedi, ha fiato e un idolo come Zambrotta, ha anche messo fieno in cascina tra B e A. In estate facciamo il nostro dovere che lui può fare il suo. Tanto saremo sempre attratti dai De Sciglio, dai Darmian e dai Vrsaljko. È destino. E comunque nessuno di questi sarebbe come il nostro miglior Caceres. Spinazzola non è un campione, però il “lo facciamo diventare noi” resta uno dei cavalli di battaglia del bianconero-pensiero. Con un italiano che ama la Val di Susa potrebbe essere più facile del previsto. Chissà.

Ottavi di Coppa Italia: Juventus-Atalanta 3-2

di Andrea Lapegna


Tante partite in una allo J Stadium contro l’Atalanta. Nella prima la Juve vince e convince, nella seconda controlla, e nella terza mostra al proprio allenatore i difetti che dovrà limare.


In controtendenza rispetto al cliché che vuole la Coppa Italia associata al freddo e agli stadi semideserti, ieri sera lo J Stadium era discretamente pieno. Merito della politica di prezzi popolari decisa dalla società, ma anche di un avversario che – insomma – non è una squadra cadetta: fatto sta che le cifre ufficiali parlano di oltre 38.000 spettatori. Per l’occasione Allegri ha negato un ampio turnover alla squadra, asserendo di voler mandare in campo “la migliore formazione possibile”. Così, l’undici iniziale vede Lichtsteiner a destra (comunque squalificato in campionato) e Dybala accanto a Mandžukić perché ritrovi la forma migliore. Marchisio è stato invece provato nell’antico ruolo di mezz’ala, con Hernanes in cabina di regia. Ancora panchina per Pjaca, cui il mister ha tuttavia assicurato almeno uno spezzone. Gasperini, orfano di Gagliardini e Kessié (Coppa d’Africa), rinuncia al solo Gómez, acciaccato.Rispetto alla partita di campionato, la Juventus ha applicato con minor rigore il principio “occhio per occhio” (intensità per intensità). Un po’ per il contesto differente, un po’ per i fisiologici cambiamenti negli interpreti, la Juventus ha scelto di aggredire blandamente la costruzione orobica. Inoltre, in zona-pressing, la Juve si ritrova Dybala – e non Higuaín – ad attaccare i difensori avversari, con esiti sulla carta meno efficaci. Gli unici ad uscire sul palleggio basso dell’Atalanta sono così Mandžukić e Rincón, con quest’ultimo che “sorpassa” spesso Pjanić sul centro-sinistra per andare a pressare Rafael Tolói.

Le posizioni medie della Juventus nel primo tempo. Albero di Natale meno preciso. Da notare la posizione alta di Rincón

Tuttavia, l’intensità di zona palla della Juventus è stata costante. Dopo 10 minuti iniziali in cui l’Atalanta è arrivata due volte al tiro, la Juventus ha preso il controllo del match grazie ad un ispiratissimo Dybala. Se da un lato il sistema di marcature a uomo a tutto campo di Gasperini prevede duelli individuali in lungo e in largo, dall’altro Masiello ha spesso esitato a seguire Dybala ai 35 metri, forse spaventato dai tagli profondi di Lichtsteiner. Questo ha lasciato il numero 21 bianconero relativamente libero di creare gioco tra le linee, con Pjanić a supporto.

La Juventus è schierata 4-3-1-2 sui rinvii di Berisha

Quando invece il pallone circola basso, la Juventus accentua il fraseggio. L’Atalanta dal canto suo ha scelto di non pressare i difensori bianconeri, ma i giocatori nerazzurri schermvano i centrocampisti bianconeri, andando a prendere le linee di passaggio prima ancora degli uomini. Kurtić in particolare si è adoperato per oscurare prima Hernanes e poi, quando basso, Miralem Pjanić.

In questo senso, è stato ancora una volta lampante il diverso ruolo dei due registi avanzati bianconeri. Il bosniaco scendeva spesso e volentieri alla sinistra di Hernanes, “costringendo” Rincón ad una posizione più avanzata. Al contempo, Dybala rimaneva più alto e defilato, cercando di portare fuori posizione Masiello con le sue ricezioni e creando lo spazio per gli inserimenti di Marchisio (a dire il vero più radi del desiderato). Al tempo stesso, Mandžukić ha cercato di tenere più bassa possibile la difesa avversaria, a cominciare da un intimorito Caldara. Effetto collaterale: seconde palle sulla trequarti libere.

What is love?

L’inedito centrocampo della Juventus merita una riflessione più approfondita. Abbiamo detto più volte della necessità di muscoli in mezzo per supportare il doppio Pjanić e Dybala insieme; ieri sera però questa situazione si è evoluta in modo originale. Hernanes, giocatore sulla carta tecnico e perno tattico dell’impostazione, ha limitato il proprio ruolo a quello di passatore. Pjanić si abbassava come di consueto alla sua sinistra a prendere il pallone, togliendogli influenza sul gioco. Marchisio dal canto suo ha confermato che l’evoluzione in mediano metodista è compiuta anche e soprattutto a livello: pur agendo da mezzo destro, il mindset è rimasto su “impostare gioco”. Il torinese ha aperto il campo con cambi di gioco, cercato imbeccate tra le linee e ha offerto una prova (fisiologicamente) meno dinamica rispetto a quanto non facesse 5 anni fa. Vedasi l’azione che ha portato al gol di Mandžukić. Solo dopo il doppio vantaggio ha cercato gli inserimenti in area con costanza, preferendo la creazione di gioco alla superiorità lato palla.

L’assist di Dybala taglia difesa, gambe e speranze degli avversari. Da notare il perfetto movimento uguale e contrario di Pjanić che toglie un uomo a Mandžukić.

Il sacro fuoco dell’intensità si spegne con il doppio vantaggio bianconero. Nel secondo tempo tuttavia, il Gasp prende accorgimenti importanti in grado di spostare gli equilibri della ripresa. Innanzitutto, rinuncia all’iconica difesa a 3 inserendo Konko per un confusionario Kurtić, e poco dopo il giovane Latte Lath per Grassi. L’Atalanta si ridisegna in un 4-2-3-1, per non rinunciare alla superiorità numerica in difesa e per aggredire larga la Juventus. Le catene laterali degli orobici sono infatti una minaccia molto più concreta di quanto non lo fossero nel primo tempo: l’aggressività di Spinazzola (ottima la sua partita) ha complicato non poco la vita a Lichtsteiner, e gli interni bianconeri si sono trovati in inferiorità numerica lato-palla.

Complice il nuovo assetto, l’Atalanta ha cominciato a pressare la prima costruzione bianconera: la squadra ha aumentato i giri e iniziato a contrastare gli interni bianconeri, presi alti e spalle alla porta; Freuler è stato bravissimo a rilanciare l’azione una volta riconquistata palla (ben 13 filtranti positivi su 15 tentati) e la Juventus ha contestualmente cominciato un palleggio più lento, cedendo un po’ alla stanchezza, un po’ ad evitabili errori tecnici.

Dal 70’ la squadra di Allegri si è ancora una volta abbassata eccessivamente, cedendo campo all’iniziativa degli avversari nel timore di trovarsi scoperta a palla persa. A fine partita, il baricentro medio sarà di 49,82 metri: non basso in assoluto, ma preoccupante alla luce del primo tempo giocato quasi sempre nella metà campo avversaria. L’Atalanta chiuderà riversata nella nostra trequarti, con baricentro medio complessivo di 51,32 metri.

Il gol di Konko, per quanto episodico, è sintomatico della facilità con cui da qualche minuto l’Atalanta entrava in area

Un maldestro intervento di D’Alessandro (errore di lettura) ha concesso alla Juventus di tornare al doppio vantaggio immediatamente. Tuttavia, la manovra ha risentito del baricentro più basso: senza Dybala a fare da centro di gravità, la Juventus poteva affidarsi solo ad uno stanco Mandžukić per tenere alto il pallone. Al sottoscritto in realtà sarebbe piaciuto vedere Pjaca imporsi come riferimento per risalire il campo: la qualità negli strappi palla al piede avrebbe concesso fiato e metri alla Juventus, ma il croato ha peccato in posizioni errabonde e non ha saputo farsi trovare da chi aveva riconquistato il pallone. Crescerà.

Esempio massimo di laterali difensivi stanchi: Asamoah cede il passo a Conti e Lichtsteiner offre un’altra diagonale difensiva imprecisa.

L’abbassamento della squadra dopo il vantaggio sta assumendo connotazioni cicliche: Allegri ne ha preso atto e ha inserito Bonucci per una confortante difesa a 3: l’idea era che se dobbiamo concedere campo, almeno difendiamo l’ampiezza con più uomini. A parere di chi scrive, il lavoro di correzione deve passare però per gli allenamenti in settimana più che per espedienti a partita in corso.

In definitiva, l’ottavo di Coppa Italia contro l’Atalanta offre molteplici spunti di riflessione e ben sintetizza pregi e difetti del nuovo assetto bianconero. Una circolazione alta veloce e precisa porta in dote combinazioni entusiasmanti tra Pjanić e Dybala: l’intesa tra i due cresce come desidera Allegri, di quest’aspetto noi tifosi non possiamo che rallegrarci. Il controllo della partita invece sembra passare obbligatoriamente per un’inesorabile concessione di campo agli avversari, situazione che espone la difesa e in particolar modo le fasce, già affaticate dalla richiesta di un lavoro maggiore. Mettiamola così: la squadra sa che c’è sempre qualcosa da migliorare e di certo non smetterà di lavorare per tendere alla perfezione.