Gli incredibili (e significativi) dati di Szczesny e Perin, e la costruzione dal basso

DIECI METRI E DIECI TOCCHI DI DIFFERENZA

Per spiegare il clamoroso errore nel palleggio di Szczesny che ha causato il 2-2 contro l’Udinese si è avuto un profluvio di slide, ricostruzioni, freccette e analisi mentali. Eppure la spiegazione evidente si nasconde in un dato: DIECI METRI.

10 metri sembrano pochi, ma il dischetto è a 11 e l’area è lunga 16,5.

Dieci sono i metri in meno della media della lunghezza dei passaggi del portiere dall’ultimo anno di Allegri all’anno di Pirlo. Spieghiamo meglio, il portiere è lo stesso (Szczesny) e i dati indicano che:

  • con Allegri la lunghezza media di passaggi e rinvii da Tek ai compagni è 37,7 metri (5° in A)
  • con Sarri la media si accorcia a 30 metri esatti (3° in A)
  • con Pirlo la media si accorcia ancora di più, a 27,7 metri (1° in A)

Lo scarto non è una banalità statistica ma riguarda un totale di oltre 1300 passaggi a stagione.

Cosa vuol dire? Con Sarri e con Pirlo, Tek e compagni hanno la richiesta di palleggiare sul corto. In questo modo la precisione del portiere aumenta (più facile passarla al centrale a 10 metri che pescare l’attaccante a 60), c’è un’utilità nel superare la prima linea di pressing e aumentano le possibilità di avviare azioni promettenti (“aprirsi il campo”) trovando soluzioni migliori e linee rivali più disordinate. Quindi questo NON è un pezzo contro la costruzione dal basso.

Il punto però è che: 1. La devi saper fare, 2. La squadra va organizzata, 3. Se la sbagli sono guai.

Come detto: è più facile palleggiare a 10 metri che a 60 ma, se sbagli il lancio per la punta, la palla è lontana (certo, gli altri possono bucarti se sono bravi), se sbagli il passaggio corto per il difensore (o questo te la ridà male e sei pressato) la probabilità di subire gol è elevata. In sintesi: il coefficiente di difficoltà nei passaggi per il portiere diminuisce, ma il coefficiente di pericolosità in caso di insuccesso aumenta vertiginosamente.

Vediamolo in dati:

  • con Allegri, Szczesny fa 20 passaggi a gara con l‘80% di precisione, 
  • con Sarri fa 21 passaggi a gara con l’83% di precisione,
  • con Pirlo, Tek fa 29 passaggi a gara con l’89% di precisione.

L’aumento è enorme, Tek fa 1350 passaggi/rinvii con Pirlo (contro i 1000 fatti con Allegri e Sarri), Inoltre, il cambio regola sui rinvii (il compagno può entrare in area) abbatte la media della lunghezza della rimessa dal fondo: con Allegri Tek rinviava in media a 42 metri, con Pirlo solo 24 metri!

Anche quella sui rinvii dal fondo è una scelta precisa, vediamo quante volte Tek lancia lungo (>35 metri) nei 3 anni:

  • con Allegri, Szczesny lancia lungo nel 36% dei passaggi e nel 47% (!) dei rinvii,
  • con Sarri lancia lungo nel 26% dei passaggi e solo nel 19% dei rinvii,
  • con Pirlo, Tek va lungo solo nel 21% dei passaggi e nel 17% dei rinvii

Ricapitolando: Tek con Allegri fa 20 passaggi, metà dei quali sui 30-40 metri. Tek con Pirlo fa 30 passaggi (10 in più a gara non sono pochi) e l’80% di questi sono corti, intorno ai 15-20 metri o meno.

La precisione aumenta ma nel 10% di errori che Tek (e compagni) commette aumenta il pericolo perché sei -in media- 10 metri più vicino alla tua porta. Se con Sarri i vantaggi potevano superare o compensare i rischi, con Pirlo (con meno preparazione, esperienza e bravura) l’estremizzazione del coinvolgimento di Tek porta ad errori come quelli col Porto.

DAL BEACH ALLA PALLAVOLO E RITORNO

E’ un altro sport per un portiere, soprattutto col ritorno di Allegri. E’ come passare dalla beach volley alla pallavolo e ritornare al beach. E’ un altro calcio per la squadra che deve accorciare, predisporsi in moto attivo, farsi vedere, smarcarsi, palleggiare con precisione, scaglionarsi in modo attento (e senza play di ruolo all’esordio).

Szczesny, dopo aver introiettato per 2 anni questo nuovo sport, si ritrova una squadra messa in campo NON per il palleggio corto col portiere (per espressa richiesta di Allegri) e succede il patatrac. Se ad un ginnasta sposti di un centimetro le parallele non sarà in grado di piroettare a 3 metri ma cascherà, perché deve riadattare la sua propriocezione, se ad un portiere si chiede per 2 anni e 100 partite di toccare con i piedi più palloni, con più precisione nel corto e poi gli si organizza la squadra davanti in modo totalmente diverso, i riferimenti sono sballati e va in confusione. E’ come prendere una mezz’ala e fargli fare il regista: movimenti, postura, visione, lettura del tempo e dello spazio, tutto diverso.

Errore di Tek, ed in parte di Allegri che non ha catechizzato il suo portiere di fiducia ricordandogli che tutto è cambiato. Del resto lo stesso Max racconta: “«A Gigi dicevo “Giochiamo con i piedi ma se ci pressano, lanciamola”. All’esordio in Chievo-Juve Buffon aveva tenuto palla 1 minuto e 39, il mediano 45 secondi e dico “O non si passa più la palla a Buffon, o vi tolgo il portiere”». In quel caso la Juve veniva appunto dal gioco di Conte (non a caso 1° per “palleggio corto del portiere” nel primo anno all’Inter e 2°, dopo Pirlo, al secondo anno).

Chicca finale: Szczesny negli ultimi 3 anni è stato il miglior portiere per precisione (intorno al 60%) nei lanci lunghi.

LA STAGIONE MONSTRE DI PERIN

Se questo errore è di confusione concettuale e ridefinizione del gioco richiesto a portiere e squadra (e si presume sparirà per espressa richiesta di Allegri) il primo disastro di Tek invece (palla non trattenuta, reazione lenta e dannosa) è parso più preoccupante: se con Allegri il portiere non deve essere più un play, deve comunque PARARE!

Vediamo due dati fondamentali nelle valutazioni di un portiere nella scorsa stagione:

Percentuale Parate su tiri in porta:

Perin 75,5%, Cragno 72,9%, Musso 72,9%, Handanovic 72,4%, Audero 71,5%, Skorupski 71,3%, Donnarumma 71,2%, Silvestri 71,2%, Consigli 71,2%, Szczesny 70,5%, Reina 69,2%, Lopez 67,9%, Meret 65,8%, Gollini 63,9% Dragowski 63,3 %, Provedel 60,5%, Montipò 58,8%, Sepe 58,2%, Sirigu 58,1%, Cordaz 57,6%

Insomma, Perin stagione eccellente. Tek nel mucchio ma nemmeno lontanissimo da un fenomeno come Donnarumma distante mezzo punto che Tek compensa però con un’ottima percentuale di parate sui rigori (parati, non sbagliati):

Gollini, Handanovic, Szczesny 33%, Skorupski 28%, Donnarumma 25%, Audero 22%, Consigli, Dragowski, Montipò 20%,  Provedel 14%, tutti gli altri 0 rigori parati.

Ovviamente la % di parate è solo indicativa, visto che dipende dalla pericolosità dei tiri. Un dato più significativo è dato dagli xG (expected goals, la probabilità che ha un tiro di essere trasformato in goal) e dalla differenza tra Gol Attesi e Gol effettivamente subiti. Se subisco 20 xG (non 20 tiri da gol, ma un numero di tiri che possono andare dal 10% (0,1) al 90% (0,9) di essere gol e che sommati danno 20 xG) e becco 25 gol vuol dire che complessivamente non ho parato bene (ad es. qualche tiro poco pericoloso o ne ho sventati pochi pericolosi), se ne subisco 15 vuol dire che ho parato benissimo (per bravura o fortuna) molti tiri non pericolosi e ho fatto anche qualche “miracolo”.

Classifica PsXg (Gol previsti post-tiro) meno gol concessi

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Insomma Perin si conferma reduce da una stagione mostruosa (5,2 gol subiti in meno rispetto alla pericolosità dei tiri) e, ad esempio, Donnarumma quel 72% di parate le ha fatte su molti tiri pericolosi (2,7 gol subiti in meno), mentre ancora una volta Tek è nella media, non un valore aggiunto da 7 milioni l’anno, ma nemmeno un broccaccio che non tiene un tiro.

Conclusione:

Il primo errore è preoccupante ma toccherà monitorare bene Tek per capire se dà segnali di calo improvviso finora non dimostrati dai dati delle ultime stagioni.

Il secondo errore è anche frutto di una ridefinizione del suo ruolo in termini di palleggio e dovrà essere “risolto” non solo da una maggiore lucidità ma soprattutto da richieste chiare e dirette di Allegri sia al portiere che alla squadra.

Szczesny, quando si sbaglia per “abuso di sicurezza”

Troppi pensano alla sicurezza invece che alle nuove opportunità“.

(James Francis Byrnes)

Domenica mi sono sentita un pò come la biglia d’acciaio di un flipper, lanciata senza sosta tra bersagli chiamati “attese”, “novità”, “colpi di scena”. Ronaldo in panchina, l’Allegri bis; il super Dybala che in un lampo segna e lancia Cuadrado per la seconda rete, la Juve allegriana che torna, concreta e abbagliante; e poi il finale beffa con gol di Cr7 annullato per un fuorigioco millimetrico; e prima ancora, amarissima come un fondente al 99%, la doppietta di Szczesny, la chiamo così perché in un certo senso i due gol dell’Udinese sono suoi.

Il nostro portiere regala il rigore che riapre i giochi e fa peggio con il secondo gol concesso che ci depaupera di punti, quando non scarica la palla al compagno più vicino inciampando in quello che, al netto delle posizioni dei compagni, può essere definito un errore di “abuso della gestione dei piedi”, un modo gentile per non aggravare la realtà delle cose; il secondo gol regalato da Tek è in parte figlio della sua eccessiva sicurezza, in cui il polacco è cascato anche nella scorsa stagione, errori costati punti e anche una mezza qualificazione in Champions. Due regali e il rimpianto feroce per l’arrivo sfumato di Donnarumma.

Szczesny, dopo il primo doppio errore sul rigore (non blocca un tiro agevole e si lancia in ritardo sui piedi di Arslan, nell’azione del 2-2 può passarla agevolmente a de Ligt sulla sua destra e invece si imbarca in uno stop con tanto di dribbling di tacco con due avversari che gli piombano addosso e conclude la frittata con un tocco di esterno preda di Okaka.

Se è assolutamente vero che la sicurezza infusa dell’estremo difensore è la base di una linea difensiva solida, è altrettanto vero che abusarne può trasformarsi in un difetto; addirittura, come in questo caso, un difetto capace di trasformare il nostro numero 1 nell’uomo in meno a disposizione della squadra (e purtroppo a supporto dell’altra). Lo stesso Allegri nella conferenza stampa post partita non ne ha fatto mistero e lo ha ripreso così: Non è questione di errore tecnico, è questione che quando vieni da un rigore commesso, in quel momento buttare la palla in tribuna non è una vergogna. Servirà da lezione anche a lui“.

Un portiere che rema contro la sua squadra ovviamente scatena le critiche dei tifosi che gli augurano la panchina come strumento di punizione e l’ingresso di Perin tra i pali nella prossima partita. Come se non bastasse, a rinvigorire le accuse di arroganza del polacco, c’è il suo modo di fare dopo il fattaccio; Guido Nanni, il suo preparatore ai tempi della Roma, lo sgrava però precisando che Szczesny ride nel momento in cui è nervoso, è il suo modo per stemperare la tensione“.

Sia come sia, l’unica certezza è, come dice qualcuno, che ogni tanto un portiere deve anche portare dei punti a casa, figuriamoci disperderli in malo modo.

E sembra quasi un controsenso che questo Szczesny da incubo che ha cambiato in negativo le sorti della prima di Campionato sia lo stesso che poco prima della partita con l’Udinese ha lanciato messaggi motivazionali dalle pagine dei suoi social, condensati nello slogan “Ready for the new season“. Dall’esito mi sento di consigliare al nostro portiere di rivederne i modi.