Grazie Juve. Hai capito cos’hai combinato?

Ma che avete combinato? Mi sa che non ve ne rendete conto.

 

Ma lo sapete che il 31 agosto di sette anni fa ero abbrutito sul divano di casa ad aspettare notizie col terrore che risbucasse il famigerato “Juve: Andreolli idea last minute”? Eh no, meglio stare senza last minute e restiamo con quelli che siamo, pregando che Conte sia all’altezza, Pirlo rinasca, lo stadio faccia miracoli e così via.

 

Ma che ne sapete voi di un tifoso che, dopo una vita da primo della classe, con gli Ibrahimovic e Cannavaro annunciati l’ultimo giorno mentre ascolta la radio in auto e se la ride sotto i baffi, un giorno si ritrova ad aprire il computer e leggere: “Juve, sfuma Floro Flores”.

Juve, sfuma Floro Flores? Ma che vogliono dire queste parole, una dopo l’altra?

Non volevo fare la riserva”. Cioè, hai scelto tu? Potevi scegliere se andare alla Juve, ma non ti andava e quindi “Juve, sfuma Floro Flores”?

 

E quando mai – non dico rivinceremo – torneremo a lottare per qualcosa sul serio?

 

Un altro giorno ti connetti e trovi le seguenti parole nel seguente ordine:doppio no alla Juve: dopo Di Natale anche Burdisso”.

 

 

Ma cos’è questa roba? Davvero c’è stato un tempo in cui Burdisso, il recordman di assist a Trezeguet pur giocando in squadre rivali, diceva no alla Juve? Non voleva indossare le maglie che furono di Scirea, Gentile, Kohler, Ferrara, Montero, Thuram, Cannavaro? Ehi, Burdisso, ma stai scherzando?

 

Ce lo stavamo scordando, cosa fosse la Juve.

 

Rigore, disciplina, ambizione, voglia di vincere, primeggiare, stare sempre davanti agli altri, essere sempre l’inseguito e odiato e non l’inseguitore livoroso, essere il modello da invidiare privatamente e disprezzare pubblicamente.

 

E lo so cosa è stato il 2006 – eccome se lo so -, quando l’Italia ha riscoperto l’amore per il calcio e mica per i mondiali vinti dall’odiato Lippi and co, ma perché finalmente si è liberata del vero incubo, finito in serie B con penalizzazione e giocatori regalati ai rivali.

Lo so bene, ma 3 o 4 anni dopo siamo ancora lì, con “Juve, salta D’Agostino” (Juve? D’Agostino?) aspettando sul divano che almeno no, non si realizzi l’idea last minute, la solita maledetta idea last minute Andreolli. Perché povero Andreolli, giocatore promettente e mai esploso, non è colpa tua, da noi probabilmente sono arrivati anche giocatori peggiori, ma capisci che se oggi, mentre sono semisdraiato sul divano, Sky annuncia che alla fine l’idea last minute è andata in porto, noi non torneremo mai più la Juve? Dici che esagero? Forse hai ragione, ma su quel divano, quel giorno, ho esattamente quell’impressione.

C’è l’Inter che in questi anni è diventata la Juve e ha appena vinto tutto, il Milan che torna il Milan, la Roma che è sempre lì, e noi chi siamo? Eccola, la vera domanda: chi diavolo siamo diventati?

 

Eppure, il giorno in cui ci cominciamo a ricordarci chi siamo arriva solo una settimana dopo quel pomeriggio amaro speso sul divano pregando di evitare danni last minute: c’è il nuovo stadio, sono sul divano ma non più abbrutito e trascorro una serata di orgoglio che non si può spiegare, tra Del Piero, Boniperti, l’Heysel, Gaetano, i nostri slogan, la nostra storia e finalmente lui, Andrea Agnelli, e mentre parla capiamo tutti simultaneamente che abbiamo una nuova casa, e sarà bellissima, ma soprattutto che sta cambiando tutto, perché stiamo tornando noi. Lo guardo, lo ascolto e so che potrebbe sopportare di stare sotto gli altri e farsi ridicolizzare con i “vedi, siete diventati simpatici?” dei rivali velenosi ma non più livorosi.

 

Cambia tutto, quella sera, perché ritroviamo la nostra identità, che era sparita ancor più delle vittorie. E se ritroviamo la nostra identità, se ricordiamo chi siamo, è più facile fare 4 gol al Parma solo tre giorni dopo e non perdere mai per tutto un anno. Era questo il messaggio di Boniperti, Del Piero, l’Heysel, Gaetano, era questo il messaggio di Andrea: siamo tornati, noi siamo questa roba qua. Siamo tornati, la festa è finita.

 

Eccoci qui, sette anni e sette scudetti dopo.

Già fa ridere scriverlo così, sette anni e sette scudetti, come mai neanche lontanamente sognato. Con il fatturato moltiplicato in un contesto tragicomico come quello del calcio italiano.

Con un miliardo di polemiche ogni settimana su qualunque cosa, perché il ruolo degli inseguitori livorosi è tornato a chi è storicamente più abituato.

 

E dopo il settimo? Saranno stanchi? Meno fame? Mollano?

Allora non avete capito niente. Non avete ascoltato con attenzione, quella sera.

 

C’è un mese di chiamate, di contatti, di tentativi serrati per studiare la fattibilità, cercare sponsor, valutare gli introiti, la crescita, il valore. C’è un mese di silenzio assoluto, in cui nessuno capisce nulla, in cui nessuno sa, in cui escono le prime voci e i soliti noti accompagnano con risatine verso la sola indiscrezione, verso i siti (…) che la lanciano, i giornali che ci credono. Sono risate di scherno, il primo giorno. Sono risate di nervosismo, il terzo (“guardate che qui in Spagna ne parlano a pag. 22”…). Di paura, il quinto. Di riposizionamento, al momento dell’annuncio: va beh, ma è vecchio. E vuoi mettere Messi?

 

La Juve, sfumati Floro Flores, Burdisso e Di Natale, ha preso Cristiano Ronaldo, il più forte giocatore del mondo, l’uomo più seguito del pianeta. A 33 anni, certo, ma ne aveva 33 pure Di Natale quando fece quella “scelta di vita”.

Reduce da due palloni d’oro consecutivi.

Dall’ennesima Champions vinta, da una rovesciata applaudita da uno stadio che conosce bene l’importanza della vittoria e proprio per questo sa anche inchinarsi di fronte a chi si è mostrato superiore: lui prima esulta provocatoriamente, poi capisce, si porta la mano al cuore: grazie, dice.

E’ toccato davvero. Ora tocca a te, Cristiano. Sarà bello applaudirti, innamorarci, assistere a come verrai sminuito da chi fino a due mesi fa ti dedicava le magliette celebrative. E’ già incredibile oggi, figuriamoci quando accadrà davvero.

 

Prima, però, ancora un pensiero a quella sera, alla promessa che c’eravamo fatti e abbiamo mantenuto tutti insieme, tornando Juve sul serio, con sette scudetti e quattro coppe Italia di fila.

Da oggi con Cristiano Ronaldo al centro dell’attacco. E i bambini che sognano, i ragazzi che si stropicciano gli occhi, gli adulti che ancora non ci credono e vogliono tutti, ma proprio tutti, comprare la sua maglia.

Siamo tornati, Juve mia, come mi avevi promesso. Forse, da ieri, perfino un po’ di più.

Il Maestro Massimo Zampini.