Haaland, rimpianto epocale?

Prenderemo il prossimo Cristiano Ronaldo, ma all’età di 25 anni“. Andrea Agnelli

Come si fa a riconoscere il “nuovo CR7“, fenomeno epocale che cambia il destino non di un club ma del calcio mondiale? Come si individua il nuovo dribblomane nella cantera Barca, un vero nuovo Messi e non un nuovo Bojan? Come si scova il nuovo francese con motorino e killer instinct nella primavera del Monaco, il nuovo Mbappè, a 21 anni già mostro sacro e monolite economico?

Ogni club ha osservatori, analisti, setacciatori di giovanissimi, Under 15 ormai e club satelliti, ogni top club movimenta ed osserva centinaia di ragazzi, ci investe, li parcheggia lì fa maturare. La Juve combatte in questa caccia al “nuovo Ronaldo” con l’appeal del dominio italiano (e del livello europeo) e con la presenza del “vero” Ronaldo in bianconera o, ma anche col “malus” di una A ai margini dei sogni dei giovani calciatori, dopo Premier, Liga, forse anche Bundes. Tra gli svantaggi anche il retaggio italiano del “giovane che deve maturare”: 20enni che non possono essere titolari, 21enni ancora da sgrezzare, 24enni ancora giovani…

Altrove invece i 18enni dominano in Champions, Rodrygo, Sancho, Reyna e, chiaramente Haaland.

Ecco l’indicatore: i record epocali.

Per definizione, un record sposta i limiti di uno sport, segnano epoche. Se un 19enne come Haaland segna 8 gol in 6 gare dei gironi Champions, può essere sgraziato, fortunato, essere una one wonder aeason, ma non se lo segui da 2 anni. Paratici seguiva Erling Haaland dal 2017, capatina allo Stadium, trattativa e discorsi già nel 2018. Ai tempi del Molde, in Norvegia. Uno tra le centinaia di giovanissimi seguiti. La Red Bull, col Salisburgo, ci investe, la Juve ha altre priorità.

La Juve ha pensato poi serissimamente ad Haaland 2 mesi fa: i vecchi discorsi, il rapporto con Raiola, la ricerca della punta del futuro, con in rosa il 35enne CR7 e il calante 32enne Higuain. Non è andata.

Per scelte Juve, di Raiola, di Haaland. Il norvegese ha scelto la soluzione migliore per un fenomeno 19enne: il Borussia di Sancho (19) e Reyna (17) o Hakimi (21), tutti all’attacco, a mille, posto da titolare lucidato con Alcacer messo da parte, nessuna pressione, nessun obbligo di vittoria.

Haaland da baby “forte come un toro e veloce come un cavallo” a Salisburgo è diventato cyborg atomico a Dortmund, tripletta nei primi 15′ in campo, 11 gol in 7 mezze gare, doppietta al PSG di fronte agli ultimi 2 giovani fenomeni del calcio mondiale: Mbappè e Neymar che ha già 28 anni.

La Juve non ha preso Haaland, non poteva offrirgli posto, spensieratezza e calcio proposto dal BVB, e Raiola sa sempre cos’è meglio per i suoi capolavori: Pogba doveva andare nella Juve rampante di Conte e non ammuffire in tribuna con Ferguson, Ibra doveva costruirsi con Capello e poi fuggire all’Inter e non perdere tempo con Ajax o con la Juve in B, Nedved doveva vincere un pallone d’oro con la Juve e non diventare una bandiera della Lazio, de Ligt doveva studiare all’Oxford della Difesa e non seguire il gemello de Jong al Barcellona.

Così ora Haaland doveva sconquassare record epocali (nessuno ci ha messo solo 7 gare per segnare i primi 10 gol in CL, prima di lui il record era appunto di Mbappè) e divertirsi coi 5-0 in Bundes assieme a Sancho e Reyna e non giocare qualche minuto coi mal di pancia di Higuain e Dybala, all’ombra di Cristiano, in qualche trasferta in provincia italiana.

Rimpianto epocale? Haaland ha una clausola bassa per età e dimensione (75 milioni) perché Raiola sceglierà ancora qual è il futuro migliore per lui, magari anche da subito o tra un anno. Intanto però la Juve sarà non più solo in competizione col ManUnited (che gli offriva anche di più, ma lì Raiola pensa a manovre in uscita ormai), ma anche con Real, Bayern e altri top club che hanno dei “9” ampiamente over 30.

O anche del PSG, che dovrà decidere di quell’altro rimpianto juventino, forse meno epocale ma più scafato, Mauro Icardi.

Sandro Scarpa.