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Higuain riagguanta il Derby

La prodezza del Pipita nel recupero permette ai bianconeri di pareggiare il Derby nel finale, dopo il vantaggio granata di Ljajic

Per la terza volta negli ultimi tre anni il Derby della Mole finisce sul filo di lana con un gol della Juve. Questa volta il fendente di Higuain non basta a vincere, ma permette ai bianconeri di agguantare il pareggio all’ultimo respiro di una partita non bella, che il Toro era passato a condurre nella ripersa con una gran punizione di Ljajic e che, nonostante l’inferiorità numerica dovuta all’espulsione di Acquah, pensava ormai di avere in tasca. Si ferma a 33 la serie di vittorie consecutive allo Stadium ed è comunque record da tempo. Non si ferma però il cammino della Juve, un altro passo più vicina al sesto scudetto consecutivo.

BENATIA SCUOTE L’INCROCIO

Tra una semifinale di Champions e l’altra un po’ di turnover è d’obbligo e sono otto gli uomini diversi rispetto alla formazione di Monaco. Anche Higuain riposa e Mandzukic torna all’antico, piazzandosi al centro dell’attacco. Con tanti cambi i meccanismi sono inevitabilmente meno rodati e la manovra non è fluida come al solito, ma i bianconeri collezionano comunque tre angoli nei primi dieci minuti e sull’ultimo di questi Khedira e Bonucci non arrivano per un soffio a spedire in porta il cross di Dybala. Si gioca a ritmi bassi e pure Toro non è particolarmente pimpante, anche se un triangolo stretto tra Baselli e Belotti consente al numero nove granata di calciare dal limite, spedendo a lato. Al quarto corner, la Juve va vicinissima al vantaggio: Benatia incorna e centra in pieno l’incrocio, poi, dopo una mischia nell’area piccola, il pallone finisce sul destro di Bonucci che calcia a colpo sicuro, ma trova una deviazione, tanto per cambiare, in angolo.

HART FERMA DYBALA

Dal 20′ in avanti la gara si fa più vivace e la Juve ora accelera con più continuità. Un traversone di Cuadrado dalla destra pesca Mandzukic in area, ma la deviazione al volo del croato termina sul fondo grazie all’intervento di Rossettini, quindi è Lichtsteiner a impegnare Hart con un destro dal limite. Il Toro è sempre e solo Belotti, che si sbatte per tutto il fronte offensivo e sparacchia alle stelle il cross di Zappacosta. La Juve ha più frecce al proprio arco e nel finale di tempo una potrebbe andare a bersaglio, ma dopo la combinazione con Mandzukic, pur avendo preparato perfettamente la conclusione, Dybala spara su Hart e si va al riposo sullo 0-0.

LJAJIC COLPISCE A FREDDO

Il rammarico per le occasioni fallite nel primo si acuisce quando dopo sette minuti della ripresa Ljajic inventa un calcio di punizione magistrale, che si spegne nel sette e porta in vantaggio i granata. Il gol suona come una sveglia per i bianconeri che provano a rispondere subito con il diagonale di Mandzukic, a lato, quindi con l’ingresso di Higuain al posto di Sturaro.
Il Toro, dal canto suo, si complica la vita, perché Acquah, già ammonito, entra con il piede a martello su Mandzukic e rimedia il secondo giallo lasciando i compagni in dieci. Mihajlovic rincara la dose protestando in maniera scomposta e plateale e anche lui viene allontanato dal signor Valeri.
La Juve insiste e il colpo di testa di Rincon sfiora il palo, ma il Toro non sta a guardare e Baselli impegna Neto dalla distanza. Dopo un’altra occasione fallita da Khedira, che alza troppo la mira dopo un delizioso assist di Dybala, Allegri manda in campo anche Pjanic al posto di Rincon.

IL PIPITA ALL’ULTIMO RESPIRO

La partita è a senso unico, con il Toro che si rintana a difesa dei propri sedici metri a la Juve che le prova tutte per sfondare. Pjanic crossa  rasoterra dalla e Bonucci arriva a deviare nell’area piccola, ama troppo debolmente. Al 35′ Allegri richiama Dybala e inserisce Alex Sandro, ma la Juve ad arrivare dalle parti di Hart fa fatica. Gli ultimi Derby allo Stadium però hanno insegnato che Fino Alla Fine non si deve mollare. E anche questo non fa eccezione: al 47′ il destro di Higuain dal limite si infila nell’angolino basso e fa esplodere lo Stadium. La Juve prova anche a vincere, ma manca davvero troppo poco al fischio finale e ci si deve far bastare il pareggio. Che non permetterà ai bianconeri di vincere lo scudetto domenica, perché dopo la vittoria del Napoli, anche in caso di sconfitta della Roma a San Siro, ma matematica esige ancora almeno un punto. Ma che consente, questo sì, di cominciare a pensare al Monaco con la giusta carica.

JUVENTUS-TORINO 1-1

RETI: 7′ st Ljajic, 47′ st Higuain

JUVENTUS
Neto; Lichtsteiner, Bonucci, Benatia, Asamoah; Khedira, Rincon (24′ st Pjanic); Cuadrado, Dybala (35′ st Alex Sandro), Sturaro (11′ st Higuain); Mandzukic
A disposizione: Buffon, Audero, Dani Alves, Barzagli, Chiellini, Mattiello, Marchisio, Lemina, Mandragora
Allenatore: Allegri

TORINO
Hart; Zappacosta, Rossettini, Moretti, Molinaro; Acquah, Baselli (30′ st Obi); Iago Falque (38′ st Iturbe), Ljajic, Boyé (18′ st Benassi); Belotti
A disposizione: Padelli, Cucchietti, Carlao, Castan, Barreca, Lukic, Valdifiori, Gustafson, Maxi Lopez
Allenatore: Mihajlovic

ARBITRO: Valeri
ASSISITENTI: Di Liberatore, Dobosz
QUARTO UFFICIALE: Costanzo
ARBITRI D’AREA: Rocchi, Celi

AMMONITI: 38′ pt Acquah, 42′ pt Molinaro, 6′ st Asamoah, 8′ st Dybala, 12′ st Acquah, 31′ st Cuadado
ESPULSI: 12′ st Acquah

Juve-Torino 1-1: salvagente Higuain, la zampata del fenomeno

Un tiro solo subìto in novanta minuti la dice lunga sulla solidità della Juventus, il risultato però lascia comunque l’amaro in bocca nonostante il pareggio col Torino sia arrivato solo all’ultimo respiro.

Inevitabilmente condizionate dal ben più importante impegno europeo, Allegri lascia fuori tanti titolarissimi, Buffon ed Higuain su tutti, ma il modulo è sempre lo stesso, chiaro segnale al Toro a caccia allo Stadium di una vittoria di prestigio in un campionato che ormai per i granata non ha nulla da dire.

La partita comincia e scivola via a ritmi non elevatissimi, come d’altronde era facilmente prevedibile per lo meno per volontà bianconera, un po’ meno che sia stato il Torino a non provare a sfruttare la poca voglia di lottare degli avversari in vista della semifinale di ritorno di Champions League che si giocherà martedì sera. Nonostante ciò, nel primo tempo le uniche occasioni da gol sono di marca Juve: la traversa di Benatia con annessa miracolasa deviazione di Molinaro su Bonucci, un salvataggio d’alta qualità di Rossettini su Mandzukic nell’unica cosa buona del primo tempo realizzata da Cuadrado, la poca freddezza di Dybala sull’assist sempre di Mandzukic sarebbero, queste le situazioni nelle quali si poteva sbloccare il match prima della pausa di metà gara. Puntuale come un orologio svizzero arriva la beffa in apertura di ripresa: nell’unico tiro in porta del Torino, Ljajic trova l’incrocio dei pali. Ci pensa Acquah a dare ancora speranze alla Juve con un doppio giallo abbastanza ingenuo ma netto, ma gli attacchi bianconeri sono imprecisi sino allo scadere. O quasi. In pieno recupero, infatti, ci pensa Higuain, entrato da pochi istanti in campo, a rimettere le cose al posto giusto con una conclusione da fuori che sorprende Hart.

Punto importante più dal punto di vista morale che da quello della classifica, lo scudetto andrà vinto in altra sede, in altro momento, ma adesso il morale in vista del ritorno col Monaco sarà di tutt’altro livello.


35a Serie A: Juventus-Torino 1-1

di Andrea Lapegna


Il Derby della Mole finisce con un pari e le recriminazioni della Juventus per le troppe occasioni sciupate. Un punto che però avvicina ancor di più allo Scudetto.


Vorrei chiedere, a tutti coloro che tifano Juventus vivendo a Torino, com’è il derby. Perché è innegabile che si tratta della rivalità meno sentita dalla platea di bianconeri non piemontesi: per me ad esempio che piemontese non sono, equivale a un’Udinese o a una Sampdoria. Vorrei chiedere anche come ci si sente a vedere la squadra snobbarlo in nome di un sacrosanto turnover. Perché quantomeno si dà un vantaggio all’avversario. Vorrei chiedere infine, allargando l’orizzonte a tutti i tifosi, se questo non è forse il derby meno sentito degli ultimi anni. Perché viene in un momento – come dire – in cui la nostra attenzione è altrove e perché anche l’attenzione degli “altri” è ormai alle vacanze estive (o al massimo al trespolo europeo).

Proiettati come siamo verso la fin(al)e della campagna europea, verso il sesto scudetto d’affilée, e verso la finale di Coppa Italia che potrebbe materializzarsi tra 10 giorni, il derby è più un impiccio che altro. Un apostrofo bianconero tra le parole semifinale e Monaco. Tanto che a catturare l’attenzione è piuttosto la domanda: “chi risparmierà Allegri per il ritorno di Champions?”. Le massicce turnazioni restituiscono ai pali dello Juventus Stadium Neto; in difesa Benatia a far coppia con Bonucci (Rugani ahinoi ha finito la stagione); poi Lichtsteiner e Asamoah sugli esterni bassi, Cuadrado e Sturaro su quelli alti; in mezzo Khedira e Rincón per rifornire Dybala e Mandžukić. Bilancio totale: in campo 5 degli 11 che verosimilmente affronteranno la truppa di Jardim nella semifinale di ritorno.

Gli “altri” invece non hanno più nulla da chiedere alla stagione. Salvi da un pezzo, mai vicini alle posizioni europee, devono solo assecondare le volontà di pubblico e presidente per portare a casa la pagnotta. Mihajlović nella seconda parte di stagione ha alternato un 4-3-3 classico ad un più estroso 4-2-3-1. Ed è quest’ultimo modulo prescelto, per specchiarsi nella formazione dei migliori. Hart; Molinaro, Moretti, Rossettini, Zappacosta; Baselli, Acquah; Boyé, Ljajić, Falque; Belotti.

La formazione del Toro in realtà assume i contorni del 4-4-2 quando ad avere la palla è la formazione avversaria. Boyé e Iago Falque si allineano al centrocampo, mentro Ljajić stringe la propria posizione alla destra di Belotti. È la trasformazione da 4-2-3-1 al 4-4-2 che Allegri ci ha insegnato in inverno, e il Torino la sta applicando senza apparente difficoltà.

Il pressing dei granata non è portato alla costruzione bassa della Juventus. In effetti, è solo il primo possesso ad essere attaccato, non l’intera costruzione dell’azione. Quando la difesa, all’inizio anche con l’aiuto di Neto, consolida il possesso, il Torino preferisce disporsi con il 4-4-2 dalle linee strette piuttosto che obbligare la linea bassa a difendere in avanti col rischio di allungare le maglie e la squadra tutta. La formazione non si abbassa, ma sceglie uscite mirate sugli uomini se la Juve dovesse avere velleità di passaggi al centro. Così, Iago Falque si prende cura di Asamoah e Boyé di Lichtsteiner, per il più classico dei trigger.

Qui la palla sta viaggiando da Benatia a Bonucci. Belotti e Ljajić si limitano al piccolo trotto in direzione del pallone. L’unica variazione alla tenuta posizionale è Baselli che esce a prendere Khedira per impedire ricezioni tra le linee.

La Juve ha spesso tentato la soluzione del lancio a scavalcare il centrocampo avversario per risalire il campo ma la precisione ha sovente lasciato spazio al caso. La distribuzione di palloni dalla difesa in generale ha peccato di superficialità, esponendo così i giocatori a errori tecnici grossolani. Bonucci ad esempio ha completato solo 31 passaggi su 41 nel primo tempo (76%), sbagliando quasi tutti quelli a lungo raggio. Percentuali non da lui.

La formazione di Allegri ha invece saputo alternare fasi di attesa a fasi di aggressione anche violenta. Spesso i 4 davanti, con l’aiuto di Khedira, si sono spalmati sulla struttura del Torino per invogliarli a buttare il pallone o peggio a commettere errori.

Qui Rossettini si rifugia da Hart. Dybala e Mandžukić aggrediscono i due centrali in discesa verso il portiere. Baselli, che corre all’indietro per offrire un appoggio al proprio portiere, è preso in consegna da un altissimo Khedira (comunque non nuovo a questo atteggiamento). Sturaro tiene Zappacosta e più in basso, fuori dall’inquadratura, Cuadrado fa lo stesso con Molinaro.

Inizialmente, le fasi di gioco sono poco delineate, e sono dettate più dall’aspetto situazionale che non dal piano tattico della gara. Quando la Juve riesce a superare la prima linea – anche attraverso dei lanci lunghi – scattano le marcature a uomo e la struttura posizionale del Toro si spalma su quella della Juventus. In questo scacchiere, l’impressione è che la chiave per aprire la difesa granata sia la creazione di superiorità numerica. Superata la prima linea, e con le marcature a uomo nell’ultimo terzo di campo, anche un solo dribbling riuscito può minare lo schieramento avversario e far saltare il banco.

Nonostante questo aspetto, la Juventus ha trovato in modo diverso parecchie occasioni per passare in vantaggio, con Sturaro, Benatia e Mandžukić. Degli errori di posizionamento di Moretti e Rossettini hanno lasciato ai bianconeri le ultime due occasioni, ma nonostante la buona mole di occasioni prodotte, la scarsa precisione ha influito anche sulla concretizzazione negli ultimi metri.

Fin qui, un primo tempo come tutto sommato ne abbiamo visti parecchi, in cui nella ripresa è lecito attendersi che la maggiore caratura facesse girare l’incontro dalla nostra parte. La ripresa è stata completamente diversa. Il gol del vantaggio del Toro è stato quanto di più vicino al detto “nel calcio contano gli episodi”. Asamoah, goffo e sfortunato, procura una punizione evitabile. Alla prima conclusione, Ljajić non perdona.

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La punizione è comunque meravigliosa e merita quantomeno uno spazio sul nostro sito. Impressionante come lasci bloccati ginocchio e caviglia dopo l’impatto col pallone.

Dopo l’ingenuo rosso di Acquah, la Juventus ha invece perso le redini della partita. In casa e sopra di un uomo ci si aspetterebbe di vedere la squadra ricompattarsi, prendere l’iniziativa, cercare di aprire gli avversari, e soprattutto far girare la palla a terra in maniera veloce. Tutto questo non è successo, vuoi per una bassa qualità d’esecuzione, vuoi per la buona partita difensiva del Torino. Il Torino in effetti si è difeso bene, serrando i ranghi e passando ad un umile 4-4-1 con Ljajić abbassato in fascia sinistra. I granata hanno stretto le linee, arroccandosi ai propri trenta metri cercando di negare la profondità alla Juventus.

La Juve non ha saputo raggiungere i suoi attaccanti. Sbilanciatasi a destra, Cuadrado e Lichsteiner sono stati troppo pasticcioni. Dall’altra parte invece ha trovato un Asamoah troppo bloccato perché potesse offrire una valvola di sfogo con i cambi di campo. Immagine cortesia di 11tegen11

Allegri è stato allora costretto a rifugiarsi nei suoi uomini migliori (in serie: Higuaín, Pjanić e Alex Sandro) per sbloccare la partita, ma il copione non è cambiato. Gli errori decisionali e tecnici hanno continuato a comprimere la verve dei bianconeri per tutta la ripresa. La fascia destra è stata una palude in cui sia Cuadrado che Lichtsteiner hanno offerto prestazioni eufemisticamente sottotono. Se al colombiano in particolare si chiedeva di accendere la fascia con i dribbling, fa effetto notare come gliene sia riuscito uno soltanto in tutti i 90 minuti. Asamoah dall’altra parte ha associato una scarsa attitudine propositiva a scelte di gioco fuori dai canoni della partita.

Ciononostante, la Juventus è riuscita a creare occasioni di qualità, mettendo in condizione gi propri avanti di battere a rete più volte lungo il match (a testimonianza comunque delle diverse categoei di differenza tra le formazioni). Le occasioni limpide sono difficili da elencare proprio perché impressionanti: Sturaro, Benatia, Bonucci (x2), Dybala, Mandžukić (x2), Khedira, Higuaín. C’è una qualche legge non scritta nel calcio, una sorta di quarto principio della dinamica che recita: più si commettono errori in una partita, più questa sarà decisa dagli episodi. C’è una correlazione di proporzionalità diretta, che in termini più profani potrebbe diventare: “più sei scemo, più la paghi”. Quando si sbaglia così tanto, sotto porta e non, è molto più facile lasciare che la partita diventi episodica e siano le singole situazioni a determinarne l’esito. Poi, ci ha pensato la giocata del campione – uno a caso – a dare alla Juve un punto che comunque ai punti le va stretto, eccome.

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Quando fa quel movimento, da quella mattonella, non lo si ferma nemmeno con la nuova legge sulla legittima difesa. Siamo sicuri che in parlamento pensavano a lui.

In buona sostanza: basta un punto a Roma per prendersi il sesto scudetto consecutivo. Ma, alla luce della partita di ieri, la mia domanda iniziale è mutata. Vorrei chiedere agli juventini di Torino se e quanto saranno sfottuti i torinisti. Perché io non avrei neanche il tempo di farlo, dato che martedì c’è il Monaco. Ma forse la bellezza di un tifo variegato ed eterogeneo come il nostro è proprio questa: poter chiedere cosa significa la rivalità più longeva della squadra ai propri tifosi.

Juve-Toro 1-1. Valeri scontenta un po’ tutti

Arbitro: Paolo Valeri
Sezione AIA di Roma 2

Dirige sempre con lo stesso metro e lo stesso piglio, anche se non sempre sembra quello giusto. Direzione con alti e bassi, ma nel complesso l’errore più grave sembra quello sulla punizione da cui arriva il gol del Torino.

1° Tempo

12′ – Fallo di mano di Moretti che interrompe un’importante azione offensiva. Giallo che c’è.
22′ – Intervento imprudente di Boyé su Lichtsteiner. Ci stava il giallo.
30′ – Scivolata di Baselli su Cuadrado. Se é vero che il giocatore del Torino tocchi prima il pallone, l’intervento é comunque falloso, seppur negligente. Fallo che ci stava.
37′ – Brutto fallo di Molinaro (da arancione) su Cuadrado, Valeri lascia correre per il vantaggio. Poco dopo manata di Acquah su Dybala. Fallo e giallo giusti ma manca quello a Molinaro su questa azione.
39′ – Benatia in fuorigioco sulla punizione di Dybala. C’è.
41′ – Trattenuta di Molinaro su Cuadrado che ferma un’importante azione offensiva. Giallo che ci sta anche considerando il fallo precedente.
46′ – Fischiato fallo di Benatia su Belotti ma è il giocatore del Torino a trattenere l’avversario e a cercare l’appoggio. Dubbi…

2° Tempo

50′ – Asamoah entra in scivolata la palla gli colpisce il braccio. Valeri fischia fallo e ammonisce il giocatore della Juve. Il movimento era però congruo ed è la palla ad andare verso il braccio e non viceversa. Dalla punizione nasce il gol del Torino. Errore per Valeri
57′ – Intervento decisamente imprudente di Acquah su Mandzukic. Giallo netto e espulsione sacrosanta. Il giocatore del Toro colpisce prima il pallone e poi entrambi i piedi del bianconero con un intervento troppo vigoroso rischiando di far male all’avversario.
76′ – Tocco leggero di Cuadrado sul braccio di Belotti che accentua la caduta. Giallo forse un po’ eccessivo
86′ – Contatto Bonucci-Belotti. Il bianconero mette un braccio sulla spalla del granata che si lascia andare. Rischia il bianconero ma Valeri segue il metro utilizzato per tutta la partita con entrambe le squadre e non punisce questo tipo di contatti considerando anche il goffo tuffo del giocatore granata.

90′ – Intervento imprudente di Mandzukic su Iturbe. Ci poteva stare il giallo.