Il mercato a mezzanotte (30-5-16): Morata e i suoi amici

Un audio da una parte. Dall’altra uno che parla, spedito magari dalla società, e uno che annuisce. Il senso che non c’è più un senso. Morata che saluta, non boicotta il progetto Juve ma ci va vicino anche e soprattutto per questioni personali (le fidanzate stavolta non c’entrano) boicottando invece il progetto Wenger.

Com’è strano il destino di certi uomini: karmici, magici, cresciuti tanto come cresciuti poco, che devono tornare a casa per andare altrove. E’ come una separazione post-matrimoniale, perché entrambe le parti ci hanno profondamente creduto. Che poi, come il Real Madrid possa pensare di monetizzare perché club non in grado di gestire un paio di musi lunghi resta un mistero storico. Così pare che effettivamente sia. Per lo spagnolo è corsa a due, dicono persone che sono più che amici. Dicono lo stesso delle fonti di noi umili uomini di calciomercato quando vorremmo anche fare altro. Ma l’adrenalina è l’adrenalina. Con tanto di dosaggio nella comunicazione pubblica.

Ops, in due, già, vero: Londra e Parigi, Antonio Conte e Jean-Claude Blanc, nemici anche questa volta dopo essersi fatti belli (con esiti opposti) sotto i portici di piazza Castello. Il giocatore è conteso, corteggiato e giustamente gongola. Gli accadde anche due anni fa preferendo il blasone e la testardaggine bianconera al gioco delle sole palanche del Wolfsburg che già disegnava lo scaricabarile delle merengues. Ha avuto forza e dignità, Morata. Soprattutto, e lo sappiamo, sa essere testardo. Giocatore oggettivamente ben consigliato e meno fesso nell’intendere di quanto abbia a mostrare nelle sue pause girovaghe lungo il campo. 30 milioni per la Juve ne valgono poco più che una dozzina. Sono quelli di Berardi, guardando ai giri di cassa di lungo periodo sui due giocatori. Diversi, si. Ma introversi uguale. Ce ne può fregare di meno. Siamo la Juve. Guardiamo all’obiettivo. Tipo non farsi tirare scemi per André Gomes, non da Andrè Gomes. Perché lui, senza tanti giri di parole, ha anche già scelto.

Poi ci sarebbe tutto il resto, ma l’estate è davvero lunga considerando che siamo soltanto in primavera e che tra Copa America e Europeo sarà un gioco al massacro. Anche per questo la Juve prova a muoversi per tempo. Tra il 5 e il 15 giugno tocca a Daniel Alves. E a qualche prima dismissione. Sarete mica tesi?

Luca Momblano

La scheda scouting di Domenico Berardi: pregi, difetti, caratteristiche e prospettive

La scheda scouting di Domenico Berardi: pregi, difetti, caratteristiche e prospettive

Biografia

Nato a Cariati, comune in provincia di Cosenza, il primo agosto 1994, Domenico Berardi cresce nel settore giovanile del Castello di Cosenza, piccola società del posto che non riesce a intravederne il talento e lo lascia libero a soli 13 anni. La svolta della sua carriera arriva tre anni dopo, in modo del tutto inaspettato: recatosi a Modena per far visita al fratello, trasferitosi lì per frequentare l’università, Berardi viene notato dal viceallenatore degli Allievi del Sassuolo, Luciano Carlino, nel corso di una partitella di calcetto tra ragazzi del posto. Carlino segnala il ragazzo notato per caso alla dirigenza del Sassuolo; basta un provino per convincere tutti e vestire Berardi di neroverde. Inseritosi senza alcuna difficoltà in un contesto completamente nuovo, Mimmo brucia le tappe debuttando in Primavera ad appena 16 anni e in Prima Squadra a 18, grazie a quello che ormai il giocatore considera un secondo padre: Eusebio Di Francesco. La ribalta nazionale arriva proprio nella stagione 2012/13, col ragazzo che diventa titolare e protagonista della storica prima promozione in Serie A del Sassuolo; lo score della sua prima stagione da professionista riporta 38 presenze su 42, 11 reti e 6 assist. L’impatto con la massima serie è assolutamente indolore per l’attaccante col numero 25, che già nella prima stagione in A mette a segno 16 reti e serve 6 assist in appena 29 partite, con 9 partite saltate per squalifica (le prime 3 retaggio della stagione in B) a fare da contraltare. Ottima dal punto di vista realizzativo anche la stagione successiva (15 gol e 10 assist), meno abbagliante l’ultima (7 reti e 6 assist), che comunque non interferisce più di tanto col processo di crescita del ragazzo (ne abbiamo parlato qui).

Caratteristiche principali

Ala destra naturale, Berardi abbina alla velocità e alla tecnica di base sopra la media un senso del gol e dell’assist che, al netto di un’ultima stagione non proprio brillante, è raro trovare in un ragazzo della sua età che gioca così lontano dalla porta. Partiamo dalle reti: Berardi è dotato di un’ottima conclusione dalla distanza ma segna prevalentemente da dentro l’area, con 15 reti arrivate dal dischetto del rigore, uno su punizione e 22 su azione, delle quali solo una da fuori area. Per diventare un top del ruolo deve sicuramente migliorare dal punto di vista della continuità dato che in tutte e 3 le stagioni in A ha accusato dei periodi di crisi realizzativa piuttosto lunghi, amplificati dalle frequenti squalifiche (sulle quali torneremo in seguito). Non c’è un gol classico “alla Berardi” per descrivere il suo modo abituale di andare a rete, dato che il ragazzo ha timbrato il cartellino più o meno in tutti i modi: accentrandosi da destra, tagliando sul palo più lontano, inserendosi centralmente, di rapina sul lato debole del campo. La facilità di calcio è sicuramente una delle sue doti principali, come testimoniato dalla rete contro l’Empoli; oltre all’ottimo schema, più volte celebrato, è da elogiare la rara coordinazione con la quale Mimmo colpisce un pallone che arriva forte e dall’angolo decisamente complicato.

La capacità di Berardi di concludere a rete con facilità è probabilmente la sua caratteristica più nota, ma è molto più interessante porre l’accento sulla sua capacità di servire i compagni; il numero 25 del Sassuolo ha in canna, oltre ai colpi dell’ala classica, un altro paio di giocate che ne fanno un esterno unico nel proprio genere. Senza voler esagerare, Berardi ha ben tre modi per mandare in porta i compagni, affinati nel corso delle stagioni e ancora migliorabili. Per prima cosa, come qualsiasi esterno che giochi sulla fascia opposta rispetto al piede preferito, Berardi è molto abile nello sterzare verso lo spigolo dell’area di rigore e mettere in mezzo palloni tagliati a rientrare; una giocata che, se utilizzata con frequenza, può divenire di facile lettura per il terzino avversario. Ecco perché anno dopo anno l’esterno del Sassuolo ha acquisito dimestichezza anche nel fondamentale opposto, ovvero il superamento dell’avversario in velocità e il cross con il destro dalla linea di fondo. Poter contare su entrambe le giocate raddoppia le possibilità nell’uno contro uno e fornisce un ventaglio di scelte molto ampio, dalla palla tagliata sul secondo palo a quella arretrata per l’inserimento dal lato sinistro (come nel video qui sotto), fino al rasoterra per l’inserimento centrale sottomisura di una punta o un centrocampista.

La terza e ultima giocata tipica di Berardi per mandare i compagni in porta è probabilmente la meno nota, ma in prospettiva la più interessante, soprattutto in caso di un’eventuale cambio di ruolo dell’attaccante del Sassuolo. Seguendo i dettami di Di Francesco, che gli ha più volte consigliato di variare il proprio repertorio e i propri movimenti, quando la palla è sul lato del campo opposto al suo Berardi a volte si accentra in posizione di trequartista invece di compiere il classico movimento ad allargare il campo per facilitare il cambio di gioco. Una volta ricevuta palla tra le linee, Mimmo prova a premiare il taglio di uno degli altri attaccanti con una palla filtrante o un lob a saltare la difesa, come nella partita di Coppa Italia contro il Modena. Quest’ampio repertorio fa di lui un’ala atipica capace di rendersi pericolosa nelle situazioni più disparate, sia in fase di ripartenza che quando la squadra avversaria è schierata.

berardi assist

Caratteristiche secondarie

Partiamo dal tasto dolente, quello riguardante l’aspetto caratteriale, che abbiamo inserito qui perché ancora ampiamente migliorabile dato che il ragazzo non ha ancora compiuto 21 anni. In 4 stagioni tra i professionisti, una in Serie B e 3 in Serie A, Berardi è stato ammonito38 volte, espulso in 4 occasioni e ha accumulato ben 19 giornate di squalifica. Se anno dopo anno Berardi ha ridotto le numerose, plateali e poco credibili simulazioni che ne avevano contribuito a mettergli contro più di un arbitro, resta il pericoloso tallone d’Achille dei falli da reazione; Mimmo è estremamente suscettibile alle provocazioni degli avversari, in parecchie occasioni si trova al centro di schermaglie e alterchi che non lo riguardano e le sue espulsioni sono sempre figlie di reazioni di pancia che deve assolutamente imparare ad eliminare.
Tra le altre caratteristiche prima tralasciate, va sicuramente citata l’abilità di Berardi nei calci piazzati; nonostante l’alternanza con Sansone, altro specialista del Sassuolo, Berardi ha servito ben 21 key pass dalla lunetta del calcio d’angolo nei 3 campionati in A, con 6 assist tra corner e calci di punizione. Pericoloso anche nelle punizioni dirette (anche se in Serie A ha segnato solamente a Donnarumma), dal dischetto Berardi ha recentemente “sporcato” una media quasi innaturale a causa degli errori contro Roma e Sampdoria, anche se lo score di 15 penalty trasformati sui 18 tirati resta di tutto rispetto. Chiudiamo con il fondamentale più migliorabile: sempre seguendo i dettami del suo allenatore, l’attaccante neroverde sta pian piano imparando a calciare con il piede debole, e negli ultimi tre anni è passato dal 10% al 13% di conclusioni col destro rispetto al totale (per rendere l’idea, un altro mancino puro come Dybala conclude col destro appena il 7% delle volte). Vale la pena rispolverare il suo gol più bello con la maglia dell’Under 21, messo a segno proprio col piede meno nobile.

In ultimo, ma non per importanza, il suo prezioso contributo in fase di non possesso. Nato attaccante praticamente puro e poco avvezzo al ripiegamento, Berardi si è trasformato in un’ala capace di ripiegare fino alla propria trequarti per aiutare la squadra e prendere palla in posizione arretrata per far ripartire l’azione, anche se la sua abilità principale resta l’intercetto del pallone in posizione avanzata. Il Sassuolo di Di Francesco, soprattutto nelle partite in casa, punta molto sul pressing degli attaccanti e sul recupero del pallone in posizione avanzata, e il coordinatore e primo portatore di tale pressing è proprio Berardi, non a caso miglior attaccante della Serie A per palloni intercettati a partita (non a caso in top 5 troviamo altri due neroverdi, Sansone e Politano). In questo caso la “garra” e il temperamento focoso si rivelano armi importanti per il numero 25, che quando è in forma rappresenta una vera e propria spina nel fianco per qualsiasi squadra abituata a impostare dalle retrovie.

berardi interceptions

Sul campo

La posizione di ala destra del 4-3-3 sembra ritagliata su misura per Berardi, che dalla sua mattonella preferita può mettere in mostra tutti i colpi del suo ampio repertorio e, come evidenziato sopra, può rendersi utile anche in fase di non possesso, caratteristica che lo rende perfettamente adattabile anche a un 4-4-2, modulo nel quale ha giocato da esterno di centrocampo con l’Under 21 di Di Biagio. In ottica bianconera, affermare che l’esterno del Sassuolo e Dybala potrebbero pestarsi i piedi è inesatto; entrambi mancini, i due occupano però zone di campo assolutamente differenti, dato che l’argentino è diventato un giocatore a tutto campo che si abbassa a impostare e penetra in area come una prima punta, allargandosi solo di rado, mentre il neroverde è un giocatore di fascia capace in egual misura di accentrarsi e di giocare a ridosso della linea laterale, puntando sulle doti prima analizzate. C’è anche chi lo vorrebbe suggeritore dietro le punte in un ipotetico ritorno al 4-3-1-2; posto che Mimmo ovviamente non ha i tempi di gioco e la visione periferica del trequartista puro, sarebbe interessante vederlo interpretare il ruolo in maniera “spuria”, sulla falsariga tracciata da trequartisti atipici come Boateng e Pereyra. Allegri potrebbe posizionarlo tra le linee sfruttando due delle sue doti principali, ovvero la capacità d’intercetto in zona offensiva e quella di svariare liberamente sul fronte offensivo per creare superiorità numerica e aprire le difese avversarie, con dribbling e soprattutto inserimenti e passaggi filtranti. La suggestione più interessante è però quella che riguarda l’eventuale trasformazione di Berardi in esterno a tutto campo, in maniera del tutto simile a ciò che è successo a Bernardeschi sotto la guida di Paulo Sousa. Simile all’esterno viola per fisicità e doti tecniche, il neroverde ha dalla sua una progressione ancora migliore e difensivamente non ha nulla da invidiare al compagno di Under 21, come evidenziato dalle statistiche in coda all’articolo. Il concetto chiave è lo spirito di sacrificio, non solo sul campo: se Berardi si metterà in testa che può mettere il suo talento al servizio di una grande squadra come la Juventus, sacrificando la ricerca della giocata a effetto sull’altare dell’efficacia e smussando gli spigoli del suo carattere, vederlo protagonista con la maglia bianconera sarà “solo” la naturale evoluzione della sua carriera.

berardi vs berna