Juve-Inter: se si gioca d’estate impariamo a sognare e osservare

Inter-Juventus non è mai una partita amichevole” è il mood di ogni estate da quando il calcio televisivo imperversa anche a quaranta gradi, e subito saltano in mente le sfilze di triangolari estivi che andavano di moda qualche anno fa, il Trofeo Birra Moretti o il Trofeo Tim, quando era difficile capire chi era più provato alla fine delle partite, se i calciatori in piena preparazione estiva o gli spettatori costretti a sorbirsi sgambate a gambe dure e voglia zero. Ma da quando i triangolari che si giocavano al San Nicola di Bari hanno lasciato il posto alle International Champions Cup in giro per il mondo, i tifosi hanno meno pazienza, hanno meno voglia di fare fin troppo facili distinguo, e un gran desiderio di reimmergersi nell’incanto della competizione tra le grandi del calcio mondiale.

Così, al di là di chi viviseziona uno Juventus – Inter del 24 luglio a Nanchino, con la moviola (e chi se non gli interisti, incredibile ma vero), c’è molta voglia di giudizi sommari su tutti i temi caldi che una partita come questa può suscitare, valutazioni che si appoggiano minuto dopo minuto e talvolta secondo dopo secondo su tutti gli avvenimenti in campo, a prescindere dalla loro rilevanza. Un passaggio sbagliato, una rimessa corta, un allungo con scatto al rallentatore, un autogol casuale: ogni accadimento è buono per un commento Twitter in posa, col tono di chi sta regalando all’umanità una grande verità da far arrivare ai posteri come le tavole dei 10 comandamenti.

Ecco il podio dei temi più dibattuti.
1 – De Ligt: e chi se non il Wonder boy da 75 milioni. Entra e la Juve subisce due gol col Tottenham, gioca titolare e la mette subito nella sua porta dopo 11 minuti. Ovviamente è un bidone.
2 – #Sarriball: dopo l’incredibile telecronaca di Juventus-Tottenham, in cui dal terzo minuto ogni pausa era buona per assegnare l’ultimo minuto giocato a Sarri o Allegri, anche oggi tra tifosi e commentatori è emerso un gran desiderio di vedere le novità. Il 24 luglio. Dopo 14 giorni di ritiro più tourneè. Dopo i viaggi intercontinentali. Con un caldo afoso.
3 – Gli uscenti: Matuidi non c’entra nulla con Sarri. Higuaìn da vendere assolutamente. Mandzukic kriptonite del comandante. Cancelo pigro rifiuta di allenarsi, Cancelo vattene. Come se non ci fosse una società vincente da ormai lunghissimi otto anni in grado di limare i dettagli di un ennesimo progetto dalle potenzialità vincenti.

Ecco, quello che ci auguriamo dal mese che ci divide dalla prima di campionato, è che i tifosi juventini sospendano il giudizio almeno fino alle gare ufficiali, perché se non si può accettare quello status liberatorio e fantastico di puri osservatori che dovrebbe governare la vita di ciascun tifoso da giugno fine agosto, allora il tifo è peggio che un lavoro. D’estate si sogna, si guardano i nuovi calciatori, si cercano di capire le novità. Nient’altro. Si va in vacanza da commissari tecnici. Anzi, ecco una cosa che anche noi juventini possiamo finalmente imparare dagli interisti, veri e propri luminari dell’ottimismo estivo: sognare d’estate con maggiore relax, tanto poi a maggio sappiamo come (la maggior parte delle volte) andrà a finire. Per quanto mi riguarda, questa nuova Juventus che nasce mi fa già sognare: è il momento perfetto per un nuovo ciclo dopo aver perso l’occasione di cambiare guida tecnica dopo Cardiff, e quello che bisogna limitarsi a guardare in queste gare (sì, anche Juventus-Inter è una partita amichevole), sono i nuovi
approcci.

I tentativi di fraseggio stretto che cominciano dal portiere con uno sviluppo più centrale, le fasi ancora troppo intermittenti di difesa in avanti, e la densità di uomini nella metà campo avversaria in fase offensiva. Tanto basta, work in progress. Anche perché, senza voler rievocare l’ombra chi è andato via con tutti gli onori, la Juventus è chiamata in questo 2019-20 a una vera e propria rivoluzione, dopo stagioni vincenti che a mio parere hanno lasciato poco sul piano dell’identità di squadra, dell’approccio al gioco più propositivo, più moderno, più in linea con quello che accade ai più alti livelli del calcio europeo. Del resto lo ha detto lo stesso Sarri in conferenza stampa: “In questo momento tutti gli errori tecnici o tattici sono accettabili, serve
una sola cosa: non essere passivi e non correre all’indietro”. Io mi fido, e voi?

Giancarlo Liviano D’Arcangelo