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L’importanza di vincere il girone

Se l’incredibile arrivo di Cristiano Ronaldo lascia intendere piuttosto chiaramente quali siano le ambizioni europee della dirigenza, la grandezza e lo status della Juventus passa anche dalle “piccole” cose: ossia, vincere senza patemi il girone. Può sembrare un qualcosa di scontato ma in realtà non lo è visto che, nonostante le finali raggiunte, il leitmotiv di queste stagioni è stato caratterizzato dal disputare fasi a gironi piuttosto mediocri, all’interno delle quali ci si è spesso complicata la vita contro avversari abbordabili o comunque di fascia sensibilmente inferiore.

Il sorteggio è andato nel complesso abbastanza bene, evitando le due squadre che a mio avviso erano di categoria superiore: Liverpool e Tottenham. Manchester United e Valencia non saranno una passeggiata di salute, ma si tratta di un livello di difficoltà tutto sommato nella norma all’interno di un girone di Champions: rappresentano. Lo Young Boys, inoltre, era una delle avversarie più agevoli della quarta fascia. Tutti avversari che, nella media, esprimono i valori della fascia di appartenenza

Più che altro, se parliamo degli inglesi, è difficile oggi prevedere quale sarà nei prossimi mesi la loro evoluzione: i Red Devils si trovano forse nel momento più buio e incerto dal post Ferguson, con una situazione interna scoppiettante. Se il pessimo rendimento della squadra era evidente da più di un anno e mezzo, i recenti terribili risultati hanno aperto gli occhi anche ai meno critici e gettato più di una incognita sul futuro prossimo dello United, con Mourinho che in questo momento appare non in controllo della situazione.

Praticano un calcio assai anacronistico (che di fatto rifiuta buona parte delle evoluzioni del football contemporaneo, ) che difficilmente la Juve può soffrire. Inoltre, pure se effettuano lunghissime fasi di non possesso – la stampa inglese li critica a più non posso – non si può certo dire che difendano bene, con continue amnesie sia di reparto che del singolo. Basta vedere il crollo contro il Tottenham di lunedì scorso. Insomma, lo stato di salute attuale è terrificante e oggi è un avversario abbordabilissimo, ma la rosa possiede comunque giocatori di livello: tutto dipenderà da come si evolverà la situazione nel medio periodo, anche perché la panchina di Mourinho non sembra così salda.

La posizione di Marcelino è invece ben più solida: dopo aver fatto benissimo a Villareal, si è spostato di pochi chilometri e ha guidato il Valencia a una qualificazione in Champions che ha riscattato anni di grande crisi e sofferenza per la quarta società di Spagna. Come successo nel corso della sua esperienza precedente, il tecnico asturiano ha instaurato un 442 piuttosto ortodosso e compatto difensivamente, costruendo una squadra con la prerogativa di arrivare in porta velocemente privilegiando soprattutto le corsie esterne e le continue combinazioni tra terzino e ala. La rosa è stata rinforzata soprattutto in attacco, con gli acquisti di Gameiro e Bathsuayi: Marcelino ne dovrà scegliere uno da affiancare al titolarissimo Rodrigo, il quale si muove molto sia verticalmente che orizzontalmente per coprire linee centrali un po’ svuotate.

La Juventus si deve preparare a un avversario senza un attacco posizionale troppo sofisticato e imprevedibile (quando gli spazi mancano sovraccaricano l’area di cross), ma ben messa in campo, attenta difensivamente e difficile da superare. Contro il Valencia è assai rilevante il fattore campo: si tratta di una squadra che in casa è molto più intensa e pericolosa, non a caso le grandi di Spagna (Madrid, Barca e Atlet) faticano sempre quando vanno a giocare al Mestalla, indipendentemente dalla classifica.

Insomma, oltre a essere un girone ampiamente alla portata della Juve, rappresenta forse l’ideale per una squadra che vuole arrivare fino in fondo: si affrontano fin dal principio avversari tanto prestigiosi quanto allenanti, i quali possono essere un’ottima vetrina (sia di immagine che di “diagnosi tecnica”) per iniziare al meglio l’avventura europea.

Poi certo, se a Manchester avvenisse – come si sta vocifernado – la clamorosa sostituzione di Conte con Mourinho, qualche preoccupazione in più ci sarebbe. Ciò non toglie che, forse più che mai, per la Juventus sarebbe importante disputare un bel girone. Se le due finali di CL non sono bastate, magari CR7 sarà un fattore in più.

Jacopo Azzolini.

#ROADTO… (ormai la Champions è un rito collettivo)

Dopo un’estate pirotecnica, che ci ha emozionato come non mai, e dopo un avvio lemme lemme del campionato, ma pur sempre con 6 punti in saccoccia, inizia il rito collettivo della Champions: ci sono i sorteggi dei gironi!

E’ un rito affascinante e perverso, più ancora del calcio-mercato, che si esprime nei termini della speranza massima: la finale di Champions e l’hashtag “Road to…”, è lì che va a parare la nostra mente; iniziano una serie di ragionamenti… perché quella è l’idea fissa (ed è inutile ricordare, quest’anno, il perchè).

4 anni fa, #roadtoBerlin non esisteva per noi; ci riaffacciavamo al palcoscenico col nuovo allenatore, eravamo oustsider; ci siamo arrivati, ultimi ad eliminare i Blancos da questa competizione: una sensazione strana, bella, frizzante, di grandi attese per il futuro, più che per il presente.
#roadtoMilan era molto appealing, arrivarci nello stadio dei grandi rivali, chissà….ma Evra non la spazzò (cavolo, che partita a Monaco…una delle più belle della Juve di questi anni – mi sogno ancora Cuadrado a un metro da Neuer…e non entra).
#roadtoCardiff, una cavalcata impressionante fino al 45° di quella partita, lì in Galles; poi, di Cardiff, ricordiamo solo la leggendaria scazzottata (?) negli spogliatoi, i gol del Madrid, la simulazione di Sergio Ramos.
#roadtoKiyv troppo recente, non parliamone, dai. L’estate ci ha aiutato a metabolizzarla: il gol di rovesciata, il rigore, Oliver e Buffon. Metabolizzata? Supponiamo di sì.
E’ giusto questo rito collettivo? E’ giusta questa enfasi? Sì, per me la risposta è sì: lo sport vive di grandi motivazioni, la motivazione si crea anche con questi stimoli. Ma così crei una grande attesa, cui poi può seguire una grande delusione. Embè? Questo è il grande calcio, sono le grandi competizioni, è il romanzo del calcio… avercene di problemi così.

…e allora, vediamo, dove diavolo è la finale 2018-19? Madrid. Madrid? MADRID? Oddio, il Bernabeu? No tranquilli, la finale sarà al Wanda Metropolitano, lo stadio dell’Atletico. Altra storia, altre motivazioni, altra avventura. Si parte (almeno psicologicamente…)!

Leonardo Dorini.

Guida ai gironi di Champions League 2018/2019

Quest’anno la CL si presenta con un gruppo di partecipanti di livello mediamente elevato (il cut-off per la terza fascia è 22, piuttosto alto) e il processo di qualificazione ha rispettato il ranking molto più del solito; mancano all’appello il Basilea (24), in crisi abbastanza irreversibile, e il RB Salzburg (28) che ha buttato via una qualificazione fatta subendo due goal in due minuti in casa da una squadra storica (ma debole) come il Red Star Belgrad (112).

Vediamo subito che la seconda fascia è abbastanza equilibrata; la presenza di  Roma (21) e Napoli (16) riduce le possibili avversarie della Juventus a sei e nessuna pare poter presentare grossi problemi, con la possibile eccezione del Manchester United (12). Tutto dipende come si evolverà il momento non felice che il Manchester attraversa, ma la CL e’ nota per rivitalizzare i morti. In terza fascia la mina vagante è chiaramente il Liverpool (22), mentre fa piacere rivedere l’Ajax (31) dopo qualche tempo; è una squadra interessante che gioca molto bene ma è leggerina come spesso gli capita. In quarta fascia la mina vagante è chiaramente l’Inter (82), che però a noi non può toccare. Tra le altre presentano qualche problema il Galatasaray  (49) (per motivi ambientali) e l’Hoffenheim (98) (perchè gioca in un campionato di prima fascia).

Globalmente mi pare uno dei tornei più equilibrati che abbia mai visto e francamente è difficile immaginare una netta favorita; credo però che se si deve formare un gruppo di top team questo deve includere sicuramente Real, Barcellona, Juventus e Manchester City.


 

GRUPPO A:  Atlético Madrid, Borussia Dortmund, Monaco, Club Brugge

di Kantor

Bellissimo girone con due squadre di ottimo livello, una terza fascia competitiva e una quarta fascia non spregevole. Tutti conosciamo la forza e la resilienza dell’Atlético; il Borussia ha un nuovo allenatore (Lucien Favre) e il solito gruppo di talenti mischiati a qualche veterano. Lo stile di gioco di Favre si dovrebbe adattare bene alla rosa e credo che specie in casa daranno spettacolo. Anche il Monaco ha tutti i presupposti per fare un bel girone; Jardim è un allenatore esperto e la rosa è di ottimo livello. A parte i soliti Subašić, Sidibé, Tielemans, Jovetić e Falcao, ha aggiunto il giovane russo Golovin che per un momento era sembrato in orbita Juve. Il Club Brugge è decisamente di un livello inferiore; è allenato da Ivan Leko, un serbo che ha passato quasi tutta la sua carriera professionistica di calciatore in Belgio e l’unico elemento della rosa che mi dice qualcosa è Amrabat, che è nazionale marocchino. Tuttavia esito a qualificarla come squadra materasso, nella quarta fascia c’era molto peggio.

Per quello che riguarda il pronostico la mia sensazione è che le fasce saranno rispettate; il Monaco potrebbe tentare di sorprendere il Dortmund (squadra a volte sciagurata) ma non lo ritengo probabile. Invece qualsiasi posizione del Club Brugge diversa dall’ultimo posto sarebbe per me una grandissima sorpresa.

 

GRUPPO B: Barcelona, Tottenham Hotspur, PSV Eindhoven, Inter

di Kantor

Non è andata bene all’Inter. Certo era in quarta fascia, la quartultima squadra partecipante per ranking; e questo testimonia quanto siano caduti in basso. Tanto per fare un paragone la Juventus non è andata in quarta fascia neanche subito dopo le disgrazie del 2006. In ogni caso anche per essere una quarta fascia ha pescato malissimo: forse questo Barça non è quello di qualche anno fa, ma non si può dubitare del suo rendimento nella fase a gironi. Il Tottenham è la vera emergente del calcio inglese e quest’anno non ha assolutamente fatto mercato confermando in blocco la squadra dell’anno scorso; la mia sensazione è che sia stata una scelta intelligente e potrebbe portare frutti. Il PSV è una squadra ostica; non ha elementi che rubano l’occhio ma è solida, ben allenata da Van Bommel (che di calcio ne sa) e nei playoff ha disposto tranquillamente del BATE che non è squadra da buttare via. L’Inter è come sempre l’Inter; ha fatto un mercato apparentemente intelligente ma continua a dimostrare dei cali mentali che non hanno alcuna spiegazione tecnica.

Come pronostico credo che il Barca e Tottenham non dovrebbero avere difficoltà ad arrivare nelle prime due; chi vincerà il girone lo decideranno gli episodi e gli stati di forma relativa negli scontri diretti. PSV e Inter si giocano il terzo posto con l’accesso alla EL; il pronostico tecnico direbbe Inter, ma conoscendoli non si può mai essere sicuri di nulla. E non mi stupirei se l’Inter concludesse la sua avventura europea già a dicembre.

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Accostato al Barcellona, Eriksen se lo ritroverà di fronte nei gironi

 

GRUPPO C: PSG, Napoli, Liverpool, Red Star Belgrade

di Elena Chiara Mitrani

Girone molto interessante con il Napoli poco fortunato: partendo dalla seconda fascia si trova a fronteggiare l’avversario più temibile tra quelli pescabili dalla terza fascia, il Liverpool. Tra le squadre di prima fascia il PSG era probabilmente la seconda migliore pescabile per il Napoli dopo il Lokomotiv. I parigini riaccendono le proprie velleità europee sotto la guida del nuovo tecnico Tuchel, ma nonostante un attacco sfavillante e l’innesto di Buffon (che però dovrà scontare tre giornate di squalifica) sembrano sempre privi di un vero leader e scontano il fatto che la Ligue 1 sia poco allenante. Ancelotti ritrova da avversario il PSG, che ha allenato per due stagioni, e vorrà far pesare la propria esperienza europea come valore aggiunto per un Napoli che lo scorso anno non si è dimostrato all’altezza di questo palcoscenico. Il Liverpool, finalista dello scorso anno, ha in più Alisson e Fabinho e, anche se è difficile che Salah replichi una stagione come quella appena trascorsa, può contare su un attacco temibile e su Jürgen Klopp, allenatore preparato e un po’ folle. La Red Star Belgrade, vincitrice della Coppa dei Campioni nel 1991, potrebbe rivelarsi ostica da affrontare in casa ma è oggi una squadra senza grandi nomi, che ha festeggiato la qualificazione come un traguardo storico.

PSG e Liverpool sembrano le squadre maggiormente accreditate per il passaggio del turno, i parigini lo scorso anno hanno fatto benissimo nel girone di qualificazione ma stavolta dovranno stare attenti nella lotta per il primo posto. Il Liverpool può fare grandi cose ma anche andare incontro a scivoloni, ma in questo momento appare più pronta del Napoli per giocarsela in ambito europeo. La qualificazione della Red Star è una bella storia, ma i serbi sembrano destinati a fare da squadra materasso.

 

GRUPPO D: Lokomotiv Mosca, Porto, Schalke, Galatasaray

di Elena Chiara Mitrani

Questo girone è il classico imbucato alla festa, in quanto non presenta squadre particolarmente brillanti né per ranking né per blasone. Meno interessante perché meno sfavillante, proprio per la sua composizione anomala si presenta come un’arena impazzita in cui potrebbe succedere di tutto. Il Lokomotiv Mosca, laureatosi l’anno scorso campione per la terza volta nella sua storia, ha un ranking UEFA di 63, praticamente da quarta fascia. Gli unici nomi noti in rosa sono il polacco Krychowiak, ex Siviglia e PSG, e il buon Benedikt Höwedes, meteora bianconera ed ex bandiera dello Schalke, che si troverà a fronteggiare da avversario. Il Porto, allenato da un volto noto al calcio italiano, Sérgio Conceição, l’anno scorso ha strappato il titolo al Benfica ma è uscito dalla Champions con una deprimente sconfitta per 5-0 agli ottavi contro il Liverpool. A parte Casillas i Dragões non schierano stelle, ma se la giocheranno tranquillamente visto il sorteggio fortunato. Lo Schalke l’anno scorso ha festeggiato il secondo posto in Bundesliga, è stata cioè la prima squadra tedesca dopo l’inarrivabile Bayern. Allenato da Domenico Tedesco, annovera tra gli altri il fantasista ucraino ex Siviglia Konopljanka e l’ex City e Fiorentina Nastasić, oltre al giovane attaccante svizzero Embolo, che aveva fatto faville col Basilea ma in Germania è stato frenato da un brutto infortunio. Il Galatasaray di Terim, regina pressoché indiscussa in Turchia, non schiera più i grandi nomi di qualche anno fa, ma punterà tutto sull’ambiente caldo nel proprio stadio per grattare qualche punto.

Pronostico complesso visto che nessuna delle squadre di questo girone spicca in maniera evidente sulle altre: tutte potrebbero giocarsi le proprie carte e allo stesso tempo rischiare brutte figure. Per il passaggio del turno punterei sullo Schalke, mentre il Galatasaray potrebbe sorprendere il Porto nonostante il ranking. Il Lokomotiv mi sembra il maggior indiziato per l’ultimo posto.

 

GRUPPO E: Bayern, Benfica, Ajax, AEK

di Andrea Lapegna

Ci sono a mio avviso due grandi elementi di interesse in questo gruppo. Il primo non può che essere l’ingresso nel calcio che conta di Nico Kovač come allenatore, che dopo aver stupito con l’Eintracht si è installato sulla panchina più prestigiosa della Bundesliga. Sarà interessante testare il suo calcio di contropressing e fisicità in Europa, ma potrebbe incontrare qualche difficoltà contro difese chiuse ed accorte. Imprescindibile dunque per Kovač saper insistere su una costruzione pulita, utilizzando il girone per testare nuovi meccanismi in vista delle partite che contano.

L’altro spunto è il ritorno in Champions League dell’Ajax, che porta in dote non solo un blasone secondo a pochi, ma anche il solito eccezionale plotone di giovanissimi. Nonostante la partenza di Kluivert, gli ajacidi possono mettere in campo i due olandesi più promettenti del movimento oranje, ovvero Frankie de Jong e Matthjis de Ligt, verso cui la stessa Juventus aveva mostrato interesse. Adrie Koster sembra aver rimesso i principi cruijffiani al centro del gioco dopo un paio di stagioni alla deriva, e l’Ajax potrà quantomeno provarci, visto il girone non proibitivo (almeno per la lotta al secondo posto). Difficile, ma sarà importante per gli olandesi non steccare la prima: saranno poi decisivi gli scontri diretti, soprattutto se si definirà una chiara quarta.

Benfica e AEK viaggiano su binari diversi – i lusitani hanno dovuto cedere il passo in casa al Porto, e i greci vivono situazioni extracampo delicate – ma non saranno loro a rendere entusiasmante il girone. Las Águilas peraltro hanno molto da perdere, perché la pressione di dover tenere dietro le altre due sarà tutta su di loro, una squadra che però ha mostrato proprio grandi limiti di personalità.

Il mio pronostico, che è quasi un augurio, dice: Bayern, Ajax, Benfica, AEK

 

Group F: Manchester City, Shakhtar Donetsk, Lyon, Hoffenheim

di Michele Tossani

Il City di Pep Guardiola ha la squadra (e l’allenatore) per arrivare in fondo alla Champions League. Vessati dagli infortuni lo scorso anno, i Citizens ora hanno sufficiente profondità per giocarsela su tutti i fronti. Per una squadra che vuole arrivare in fondo alla Champions, il gruppo in questione non dovrebbe rappresentare che una formalità.

Attenzione però allo Shakhtar Donetsk, squadra che riuscì a battere il Manchester durante lo scorso torneo. Sarà poi interessante vedere le due sfide tattiche fra Guardiola e Julen Nagelsmann, alla sua ultima stagione sulla panchina dell’Hoffenheim prima del passaggio al Lipsia. I tedeschi hanno comunque perso pezzi importanti durante il mercato estivo, a cominciare dagli attaccanti Mark Uth e Serge Gnabry. Il peso offensive della squadra ricadrà dunque ancora sulle spalle del croato Andrej Kramarić, reduce dal secondo posto in Russia con la sua nazionale. Si parla bene anche del brasiliano Joelinton e ci si aspetta qualcosa dall’algerino Ishak Belfodil, ex Parma e Inter.

Nagelsmann punta anche a rilanciare Vincenzo Grifo, di ritorno all’Hoffenheim dopo la brutta parentesi con il Borussia Mönchengladbach.

Favorito per la seconda posizione appare però il Lione, almeno sulla carta. L’OL è riuscito a trattenere Memphis Depay e Nabil Fekir e si presentano quindi al via della competizione con un buon reparto offensivo. Bruno Genesio dovrebbe confermare il 4-3-1-2 con cui ha impresso la svolta alla squadra nella seconda metà della scorsa stagione. I francesi non avranno comunque vita facile per avere ragione di ucraini e tedeschi.

 

GRUPPO G: Real Madrid, Roma, CSKA, Viktoria Plzen

di Antonio Corsa

Quello di Real Madrid e Roma è sulla carta il girone con la peggiore (come qualità) terza possibile e con una quarta, ma lo sono tutte, decisamente inferiore alle altre tre. Il CSKA ha infatti subito un profondo restyling dall’anno scorso (tradotto: hanno venduto i migliori, Golovin su tutti) e ne sta già pagando le conseguenze con i soli 3 punti conquistati nelle prime 5 partire di campionato. La Roma si giocherà la qualificazione tra fine ottobre e inizio novembre quando incontrerà consecutivamente i russi prima a casa e poi in trasferta. Scontata invece la qualificazione dei campioni in carica del Real.

Il pronostico è abbastanza chiuso: Real Madrid, Roma, CSKA, Viktoria Plzen.

 

GRUPPO H: Juventus, Manchester United, Valencia, Young Boys

di Andrea Lapegna

Secondo me buona parte del gruppo sarà decisa dallo scoppio, o meno, del Manchester United. Se sulla carta la formazione di Mourinho è superiore ai rivali spagnoli, il dramma del terzo anno del portoghese sembra essere cominciato prima del previsto: il litigio di pubblico dominio con il suo giocatore migliore, una squadra senza capo né coda e un girone tutto sommato competitivo lo spingono ancor di più lungo la discesa. Ci vorrà il Mou dei tempi migliori per tenere assieme i cocci ed evitare figuracce.

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Il Valencia invece è una squadra in cui è lecito riporre buone speranze. Innanzitutto perché il direttore sportivo è quel Pablo Longoria già capo scout del team di Paratici. In secondo luogo perché il lavoro fatto in sede di mercato ha portato giocatori funzionali al gioco di Marcelino e in grado di alzare il livello dei titolari. Michy Batshuayi e Gonçalo Guedes formano una delle coppie più elettrizzanti del panorama europeo: il 4-4-2 corto e verticale dell’asturiano punta molto sulla mobilità delle punte e sui loro movimenti sincronizzati, e qualora servisse ulteriore brio potrebbe pensarci Kevin Gameiro, uno dei feticci irrazionali del sottoscritto. Il riscatto di Kondogbia punta a dare continuità al centrocampo, mentre in difesa han tenuto Gayà – personalissima prima scelta se mai dovesse esserci un post-Alex Sandro – e portato al Mestalla la vecchia conoscenza italiana Jeison Murillo.

Della Juventus bisogna avere la lucidità di ammettere che qualsiasi esito diverso dal primo posto sarebbe deludente. L’incredibile qualità e profondità della rosa non permettono di nascondersi dietro un girone apparentemente equilibrato: la Juventus è sulla carta la squadra migliore. Sono finiti i tempi in cui bisognava sperare in un’urna fortunata: il sorteggio è sì ostico, ma le squadre pescate galleggiano a qualche piano di distanza nella scalata all’élite europea. La Juventus ha il dovere di imporre ulteriori lunghezze.

Anche qui il pronostico è un augurio che a parità di condizioni sia la squadra con una proposta di calcio più intrigante a spuntarla. Per la classifica finale dico: Juventus, Valencia, Manchester United, Young Boys.