Non si vende Dybala

I lettori più affezionati di questo sito sanno ampiamente come la penso sul valore assoluto Paulo Dybala e sul suo peso specifico nella rosa della Juventus. Per questo motivo cerco di affrontare il tema di una sua eventuale cessione in maniera più analitica possibile. Nulla posso fare per convincervi che l’esito del ragionamento non sia influenzato dal bias abbastanza noto a chi mi conosce. E infatti il titolo di questo pezzo non fa nulla per smorzarlo.

Evito però di andare per dogmi o preconcetti e tento di analizzare, in premessa, quale sia stato l’apporto di Dybala e quale sia stata la sua evoluzione, se ce n’è stata una.

La Joya arriva alla Juventus, dal Palermo, nell’estate 2015, per una cifra comprensiva di bonus che supera i 40 milioni. Il giovane argentino arriva in bianconero meno che ventiduenne, con all’attivo 60 presenze circa e 16 gol in serie A in un club di seconda fascia, nel quale ha giocato come prima punta. Alla Juve arriva per sostituire un mostro sacro come Carlos Tevez, con molte pressioni addosso e un ruolo nuovo in campo. Massimiliano Allegri gli ritaglia, infatti, il vestito di seconda punta a fianco di Mario Mandzukic.

La prima stagione in bianconero si riassume cosi: 19 gol in serie A, 3 gol decisivi in 3 “1-0” casalinghi (Milan, Roma, Sassuolo), gol in Supercoppa e altre tre segnature tra Coppa Italia e Champions. Di gran lunga miglior marcatore della squadra, uomo simbolo della celebre rimonta impossibile, con 24 vittorie in 25 partite, sublimata da “Zaza88”.

Tutto, insomma, tranne che il “coniglio bagnato“, l’uomo di scarsa personalità, l’anima fragile, “il bimbominkia” di cui oggi molti discettano. Dybala a 21 anni e 9 mesi arriva a Torino e in breve “si prende” la Juve.

Cosa avviene nelle tre stagioni successive? Dybala mantiene le promesse offerte nel corso della prima stagione? Prosegue il cammino verso quell’eccellenza assoluta, quei “Top Player” che dovevano contendersi lo scettro del “migliore di tutti” dopo il crepuscolo degli immortali Messi-CR7? 

La risposta a questa domanda, malgrado numeri a tratti fuorvianti, è onestamente “No“. Nonostante partite memorabili come Juventus-Barcellona del 2017, i 27 gol stagionali del 17-18, gli attuali 5 gol in 6 presenze da titolare in Champions, non c’è stata la crescita esponenziale che ci si aspettava.

Ma cosa accade dalla seconda stagione in poi? La società bianconera acquista, nell’estate 2016, Higuain dal Napoli, reduce da una stagione da record e universalmente considerato, insieme a Suarez e Lewandovski, uno dei tre attaccanti più forti al mondo alle spalle dei marziani. Due anni dopo, come sappiamo, uno dei due marziani, Cristiano, sbarca alla Continassa al posto di Higuain.

Cosa cambia per Paulo? Da una parte si trova nelle condizioni di poter (teoricamente) duettare con due compagni fortissimi, dall’altra campioni di questo livello, abituati a vivere per il gol, gli tolgono spazio in area e lo costringono ad arretrare il raggio d’azione. Fino alla stagione attuale, in cui spesso Dybala gioca da “tuttocampista”, partendo spesso dalla posizione di “interno destro” (i virgolettati, qui, sono parole di mister Allegri).

In base a quanto visto sin qui, che giocatore è Paulo Dybala? E, alla luce di questo giudizio e a prescindere dalla destinazione, quanto sarebbe condivisibile una sua cessione a giugno?

Per quanto attiene alla prima domanda, a differenza di quanto avremmo detto alcuni anni fa, oggi pochi di noi prevedono un Dybala in lizza per il Pallone d’Oro nel giro di pochi anni. Troppo poche le partite di livello, specie quelle di respiro internazionale, sulle quali ha inciso il suo timbro. Tuttavia, come ha recentemente affermato Paratici in un’intervista, chi migliorerebbe la Juve sostituendolo in rosa, nel suo ruolo? Messi, certo. Neymar, forse. Griezmann? Asensio? Salah? Tutti da verificare, nelle stesse condizioni tattiche ed ambientali.

Non è ragionevole condividere nemmeno oggi, pertanto, la cessione di Dybala. Per tre ordini di motivi:

– Economici

Il valore di Dybala in quest’ultima stagione non è cresciuto. Le tante panchine, i pochi gol, il suo difficile inquadramento tattico all’ombra di Cristiano Ronaldo. Tutti dati che non consentirebbero oggi alla Juventus di ricavare, dalla sua cessione, la cifra monstre che avrebbe raggranellato due o tre estati fa. Cifra che poi andrebbe reinvestita in un sostituto del suo livello, già difficile da individuare.

– Tecnico/Tattici

L’ultimo Dybala è stato indubbiamente penalizzato dal lavoro tattico che gli è stato chiesto. Non ha fatto la punta, e allontanandosi dalla porta ha evidentemente ridotto la sua pericolosità in fase offensiva. Il lavoro di “cucitura” che gli viene chiesto può anche essere nelle sue corde, certo. Ma non in una squadra che spesso si abbassa, lascia l’iniziativa ed il pallone agli avversari, raramente fa un calcio posizionale ed associativo. Dybala si trova spesso a cantare e portare la croce, avendo pochi compagni (o nessuno) con cui dialogare nello stretto. Risalire 40-50 metri di campo per rendersi pericoloso, non è nelle sue caratteristiche e potenzialità fisiche. Sarà anche vero, come dice Allegri, che “la sua migliore qualità è la corsa”, ma non ricordo molti esempi di calciatori che abbiano saputo conciliare con continuità corsa e tecnica, corsa e lucidità. Perfino la sua intesa con Cristiano Ronaldo, devastante in alcune occasioni (basti pensare alle due sfide con lo United) non è stata coltivata, a vantaggio dell’indiscutibile Mandzukic. E’ ragionevole temere che il Dybala vero sia un altro. E che dopo averlo ceduto, in un altro ambiente, con un altro allenatore e una diversa filosofia tattica, possiamo rivederlo e mangiarci le mani.

– D’immagine

Cristiano Ronaldo ha evidentemente polarizzato tutte le attenzioni globali mediatiche sulla Juve nell’ultimo anno. Tuttavia la faccia di Dybala, la sua maschera, la sua visibilità social, fanno di lui uno dei calciatori più amati dagli juventini. Nonostante il GOAT in rosa, non è raro vedere bambini con la sua maglia o che ripetono il suo gesto di esultanza. Molti, quando accarezzano un pallone al parco, si identificano con lui. La perdita di Paulo sarebbe un duro colpo, per la Juve, anche in termini di affezione ed immagine.

Non voglio nemmeno immaginare ed approfondire l’ipotesi, paventata in questi giorni, di un suo approdo all’Inter, non troverei parole “pubblicabili”. Credo che la sua cessione, ma all’estero, potrebbe essere comprensibile solo davanti a un colpo sensazionale simile a quello dell’estate scorsa. Diversamente, spero di vedere Dybala alla Juventus ancora a lungo.

Giuseppe Gariffo.