Otto appunti che valgono gli ottavi (e la concreta possibilità di alzarla)

La Juventus è sotto sforzo e contro il Valencia riesce a fare il possibile – o forse qualcosa meno, ma il percorso ottenuto era di quelli da sottoscrivere già a Ferragosto – per ottenere la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League con un turno di anticipo, mettendosi oltretutto nella condizione di poter puntare al primo posto nel girone trattenendo questo destino nelle proprie mani.

Se questo step fosse un dovere o una necessità, un passaggio scontato o la prima (diciamo seconda, perché c’è stato l’Old Trafford e quel modo di giocarsela) tra le rimanenti sette prove del nove, se… oggi è ininfluente. Manca ancora la trasferta di Berna, ben identificata e spiegata da Szczesny del dopogara (“partite da vincere perché è meglio arrivare primi”, per l’autostima e anche per come si stanno configurando i raggruppamenti e i futuri possibili incastri) nonché totalmente dimenticata da Chiellini a bordocampo (“bene così, abbiamo lottato per questo primo obiettivo stagionale, con la Champions ci diamo appuntamento a febbraio”, cioè chi arriva arriva noi siamo la Juve 8.0 oppure quel sacrosanto tarlo italiano di studiare con troppo il calendario di tutti i giorni, che poi è anche e soprattutto il campionato, per come si presenta da qui a Capodanno).

Manca poco – Firenze, l’Inter, il derby e due giorni dopo tocca al sorteggio – e manca tantissimo a Juve-Sampdoria per gli auguri in vista della Supercoppa Italiana. Al che si potrà dire di essere arrivati a metà strada ricordando che qualcosa di profetico lo si era già annotato nel corso di questo girone che a quel punto sarà nel dimenticatoio come quasi tutti quelli del passato recente e lontano, salvo giusto un paio, i più drammatici anche quando è finita bene. Bisognerà allora ripescare il taccuino, aprire il cassetto, fare uno sforzo, perché dagli ottavi questa volta sarà una ripartenza diversa da tutte le altre, e sappiamo perché:

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Pagina 1 – La trasferta storta non esiste

11 vs 10, senza CR7

dovevi già essere 1-0 = recriminare non serve

agire, pungere, mandare gli esterni come si fa in Europa

vincerla

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Pagina 2 – In extrema ratio

Al Mestalla ti urlano in faccia —-> li vedi dritti negli occhi

Bisogna sapersi prendere tutto.

I MOMENTI

I RIGORI

La nostra sequenza ideale: Pjanic, Pjanic, De Sciglio, Ronaldo, Ronaldo.

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Pagina 3 – Ingredienti dichiarati

Abbiamo trasformato il dogma e l’invidia in un lusso.

Abbiamo Cuadrado, Bernardeschi e Douglas Costa.

Non facciamo il 4-2-3-1.

Abbiamo smesso di inseguire il Borussia nel 2015.

Il modello XXX siamo noi

la ricetta di Allegri e Chiellini:

se stiamo al pari della lotta fisica,

è lì

che viene fuori

la qualità (del Made in Italy)

 

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Pagina 4 – Lui e gli altri

Paulo Dybala e una quarta fascia.

Paulo Dybala e un grande stadio.

Paulo Dybala e la nazionale.

Strike in un mese / Paratici lo chiama “livello”

se fai 20 gol in campionato

ne fai 7+ in Champions

difficile rinunciarci

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Pagina 5 – L’eroe bianco e l’eroe nero

Ronaldo show a Manchester

Chiellini neanche un titolo

Siamo noi

Avanti così

 

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Pagina 6 – La partita storta esiste

In 6 minuti puoi andare fuori dal Champions

ci è successo anche con molto meno.

In 3 minuti ci siamo anche qualificati a Wembley,

in una frazione di secondo invece al Bernabeu…

e la LISTA è INFINITA

Contro un Mourinho, in casa, solo nel girone.

Grazie.

 

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Pagina 7 – CRback

Pogba è tornato (applausi)

Pogba offuscato

Ronaldo è tornato (pazzesco)

Ronaldo sprecato

Male solo il risultato.

Non possiamo dirlo ma adesso lo sappiamo:

PROPOSITO

farne sempre uno in più di quanti ne facciamo.

 

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Pagina 8 – Reminiscenze

Mario segna come nel Bayern del triplete.

(palla tesa, dai lati, se non è testa è piattone)

Szczesny fa come dice che deve fare un portiere della Juve.

(o della Nazionale nelle finale di un mondiale)

Cancelo ha il coraggio di Torricelli e i piedi di…

(completate voi la frase)

Allegri quando dice Champions la pronuncia come Lippi

(in due hanno perso 5 finali, eppure dicono che il calcio

alla fine, proprio alla fine, è uno sport giusto)

 

Adesso però tranquilli, ho messo tutto sotto chiave.

Luca Momblano

Immaginate Cristiano campione operaio?

Cari ottavi di Champions League, ci siamo. La Juve è qualificata anche quest’anno fra le 16 migliori squadre e a febbraio saremo lì; saranno serate sicuramente complicate, speriamo anche felici. Ci sarà da soffrire, ma siamo pronti.

Che partita è stata con il Valencia? Come potremmo sintetizzarla? Nella chat fra noi tifosi, la mia arguta osservazione tecnico-tattica è stata “Ostici questi qui”: in 8 o 9 nella propria tre quarti, buona tecnica, provano a ripartire sempre. A momenti, al minuto 45, ci infilzano di testa (Tek, ti abbiamo amato più di Tex).

Cosa serve in questi casi? Come la risolvi questa partita? Con i singoli, e noi ne abbiamo uno che sia chiama CR7. Lo abbiamo preso apposta per questo (a parte coloro che sono convinti sia un bluff…lasciamoglielo pensare).

Non lo abbiamo visto brillare, in questo match: stranamente impreciso, qualche errore, lui che non ne commette quasi mai; ma la risolve lui, perché il gol decisivo è 99% suo e il resto del croato col 17, che la deve solo spingere dentro (e ha il merito di farsi trovare, come quasi sempre peraltro).

CR7 fa una cosa che, dopo molti replay, ancora non si riesce a capire: accarezza il pallone nascondendo gamba e palla al difensore; guadagna un metro in meno di due, e poi quei 30 centrimetri per metterla in area piccola; il tutto in un lampo; aveva già fatto una cosa simile contro il Napoli, mandando per le terre Hysaj.

Il Ronaldo della Juve appare sempre più questo: uno che non ha alcuna remora a mettersi a servizio dei compagni, a sacrificarsi, a “limitarsi” all’assistenza; e all’ultimo secondo è lì, nel cerchio di centrocampo, a dare indicazioni alla difesa. Si è accorto di questo anche Marcelino, uno che lo conosce bene: “L’ho visto più partecipativo”.

Dopo il gol Cristiano si dirige verso la bandierina: gli verrebbe quasi di fare la sua esultanza classica, ma si trattiene: si gira ed accoglie il beneficiato goleador con un abbraccio, sembra il Cristo che c’è a Lisbona; Marione lo guarda come si guarda uno che ti ha fatto un grande favore e tu non lo sai se te lo meritavi.

Diventerà “operaio”, il CR7 di stanza a Torino? Può essere. E sarà meno campione, per questo? Non lo crediamo. Il campione non stempera di un grammo la propria classe se si mette a disposizione del collettivo; e se sarà un’altra, nuova, dimensione di questa immensa carriera, noi saremo felicissimi di averla vista in bianconero.

Leonardo Dorini.