Pjaca e Dani Alves stendono il Porto

Al Do Dragao la Juve domina e Allegri azzecca perfettamente i cambi, mandando in campo nella ripresa gli autori dei gol

La Juve conferma una volta di più di aver ormai fatto della Champions casa sua e in uno degli stadi più tosti d’Europa, l’infernale Do Dragao, annichilisce il Porto con una prestazione maiuscola condita dalle reti di Pjaca e Dani Alves, perfette intuizioni di Allegri. È vero che i portoghesi sono rimasti in dieci dopo neanche mezz’ora, ma se è per questo anche i bianconeri, a Lione, avevano dovuto giocare in inferiorità numerica quando la gara era ancora inchiodata sullo 0-0, eppure erano usciti con i tre punti dal match.

Oltretutto, ben prima dell’espulsione di Alex Telles la Juve era già padrona del campo, nonostante il dei padroni di casa, spinti dalla bolgia dello stadio e aiutati da qualche difficoltà dei bianconeri nel far girare il pallone, alzare il baricentro e mettere in movimento le “cinque stelle” schierate da Allegri. La loro supremazia però dura appena otto minuti e si concretizza solo in due conclusioni alte di Brahimi e Ruben Neves; poi la Juve trova le misure, Pjanic le redini del gioco e le parti si invertono. Aprire spazi nella difesa portoghese è un’impresa, servono pazienza e la capacità di velocizzare le giocate, specie dalla tre quarti campo in avanti.

La Juve guadagna metri di campo ad ogni azione, con il risultato di riuscire a coinvolgere maggiormente Higuain e Dybala ed è proprio da una combinazione tra i due che parte il destro della Joya dal limite, alta sopra la traversa.

Il Porto patisce non poco la sicurezza con cui i bianconeri si impossessano della partita e Alex Telles evidentemente accusa il colpo più dei compagni, visto che nel giro di due minuti rimedia altrettanti gialli per gli scriteriati interventi su Cuadrado e Lichtsteiner.

Proprio  sugli sviluppi del secondo calcio di punizione, Cuadrado arriva a sfiorare il palo con una sventola dal fuori area. Con un uomo in meno, Espirito Santo interviene, togliendo Andre Silva e inserendo Layun per ricompattare la difesa.

I bianconeri insistono e arrivano ancora in porta con il tiro di Pjanic, troppo centrale,  il colpo di testa di Khedira, a lato, e il sinistro di Higuain che, sporcato, mette in difficoltà Casillas, costretto al tuffo per deviare in angolo.

Dire che il gol sarebbe meritato è un eufemismo, ma le spernza bianconere di chiudere il primo tempo in vantaggio si infrangono sul palo centrato da Dybala con un sinistro dal limite nei minuti di recupero.

Per rivedere il Porto dalle parti di Buffon si deve aspettare l’inizio della ripresa, quando Herrera mette a lato di testa. È sempre la Juve però a fare la partita e con la superiorità numerica riesce a sfruttare bene l’ampiezza del campo, anche se le conclusioni arrivano sopratutto dal limite, con Khedira, che per due volte non centra la porta, e con Higuain, che spedisce il destro a giro fuori di un soffio.

Quando sembra che il pallone non voglia proprio saperne di entrare, interviene Allegri e se i gol non portano la sua firma è solo perché non può scendere in campo personalmente. Già, perché al 22′ inserisce Pjaca al posto di Cuadrado e il croato lo ripaga cinque minuti dopo irrompendo su una corta respinta di Marcano e sparando nell’angolino basso alla destra di Casillas la sua prima rete in bianconero. Al 28′, altro cambio: fuori Lichtsteiner, dentro Dani Alves. E al 29′ ecco il raddoppio del brasiliano, che arriva per primo sul traversone di Alex Sandro e battezza lo stesso angolo indovinato da Pjaca.

La Juve chiude con un centrocampista in più, visto l’ingresso di Marhcisio al posto di Dybala, e con il terzo gol sfiorato da Khedira, dopo l’ottima combinazione tra Higuain e Pjaca. Oltre ovviamente al risultato e all’ottima prova collettiva la nota più lieta della partita è proprio il croato che, nella serata più importante, sfodera tutto il suo talento e regala così ad Allegri una preziosa nuova arma per cercare di proseguire il più a lungo possibile questa fantastica avventura europea.

PORTO-JUVENTUS 0-2

RETI: 27′ st Pjaca, 29′ st Dani Alves

PORTO
Casillas; Maxi Pereira, Felipe, Marcano, Alex Telles; Danilo; Herrera, Ruben Neves (15′ st Corona), Brahimi (28′ st Diogo Jota); Andre Silva (30′ pt Layun)
, Soares
A disposizione: Sa, Boly, Andre Andre, Torres
Allenatore: Espirito Santo

JUVENTUS
Buffon; Lichtsteiner (28′ st Dani Alves), Barzagli, Chiellini, Alex Sandro; Khedira, Pjanic; Cuadrado (22′ st Pjaca), Dybala (40′ st Marchisio), Mandzukic; Higuian
A disposizione: Neto, Dani Alves, Asamoah, Benatia, Rugani
Allenatore: Allegri

ARBITRO: Brych (GER)
ASSISTENTI: Borsch (GER), Lupp (GER)

QUARTO UFFICIALE: Foltyn (GER)

ARBITRI D’AREA: Dankert (GER), Fritz (GER)

AMMONITI: 25′ pt Alex Telles, 27′ pt Alex Telles, 47′ pt Maxi Pereira, 5′ st Lichtsteiner, 40′ st Herrera, 45′ st Marcano
ESPULSI: 27′ pt Alex Telles

A CALDISSIMO / Porto-Juve 0-2: quando la panchina ti allunga la vita

A CALDISSIMO / Porto-Juve 0-2: quando la panchina ti allunga la vita

C’era grande attesa in casa Juve dopo le polemiche degli ultimi giorni, banco di prova importante per il nuovo modulo a trazione anteriore: esame superato brillantemente per lo meno dal punto di vista del risultato e del carattere, 0-2 netto in casa del Porto e qualificazione teoricamente in ghiacciaia da difendere comunque nel ritorno allo Stadium.

Con Bonucci esiliato in tribuna, Allegri recupera Barzagli e Chiellini al centro della difesa, perfetta la prestazione degli esperti centrali bianconeri; sulle fasce spazio ad un instancabile Lichtsteiner a destra e l’ex Alex Sandro dall’altro lato, rientra Pjanic in regia con Khedira a fargli da angelo custode; in avanti solito poker delle meraviglie con Cuadrado, Dybala e Mandzukic dietro ad Higuain.

I primi dieci minuti sono di lieve sofferenza, poi i bianconeri prendono le misure ai padroni di casa e la partita si incalana su binari favorevoli alla Vecchia Signora con Dybala pericoloso di destro dopo un alleggerimento a sinistra con Khedira nei panni dell’assist-man. Svolta poco prima della mezzora: l’ex Inter Telles, già ammonito per un fallo su Cuadrado, atterra ingenuamente e pericolosamente Lichtsteiner, l’arbitro non si fa pregare ed estrae il rosso per il terzino che dunque lascia i suoi in inferiorità numerica. Da qui in avanti il match va avanti a senso unico: infinito possesso palla juventino, difesa ad oltranza del Porto che non riesce mai a ripartire, ma mancano anche le azioni pericolose, eccezion fatta per alcune fiammate come quella che porta Dybala alla conclusione da fuori con sfera respinta solo dal palo. A metà secondo tempo Allegri si affida a Pjaca per Cuadrado, ed il croato ripaga subito la fiducia: svarione difensivo a seguito di una palla in profondità sbagliata da Dybala, inserimento da perfetto opportunista di Pjaca, appunto, e diagonale perfetto che si infila alle spalle di Casillas. Subito dopo il gol arriva il secondo cambio: Dani Alves per Lichtsteiner, ed è proprio il brasiliano a firmare il raddoppio alla prima palla giocata. Pjanic costruisce, Alex Sandro scodella in mezza, il sudamericano controlla di petto e trova l’angolo giusto di sinistro. Nel finale c’è spazio anche per Marchisio al posto di Dybala, ma il risultato non cambia più.

Risultato che dunque permette a Buffon e compagni di piazzarsi in una posizione abbastanza comoda sia per quanto il ritorno, sia per quanto riguarda la gestione dei prossimi impegni di casa nostra in Serie A e Coppa Italia, e che lancia un chiaro messaggio di gruppo unito al di là delle tante chiacchiere delle ultime ore.

Ottavi di Champions League: Porto-Juventus 0-2

di Andrea Lapegna


La Juventus mette un piede nei quarti di Champions dopo la notte di Oporto. La frenesia dei portoghesi e la superiorità tecnica dei bianconeri hanno indirizzato la partita.


Grazie a Davide Terruzzi per i contributi video

Da quando abbiamo commentato insieme il sorteggio di Nyon sono passati 2 mesi. Lunghi, lunghissimi, perché considerata la competizione del campionato italiano, è su questa coppa che i giocatori riverseranno le proprie energie e i tifosi le proprie speranze. Al di là dell’esclusione di Bonucci, di cui si è parlato sin troppo, la formazione della Juventus è quella annunciata. Lichtsteiner e Alex Sandro riprendono possesso delle rispettive fasce, Barzagli e Chiellini formano la coppia centrale. In mezzo ci sono Pjanić e Khedira, e più avanti spazio ai fantastici 4. Nuño Espirito Santo invece sorprende con la mossa di spostare il nostro osservato speciale Rúben Neves nel terzetto dietro le due punte. Accanto a André Silva c’è Tiquinho.Nei primi minuti di partita, il Porto ha messo in mostra una discreta pressione. I lusitani sembravano accettare la parità numerica nel proprio terzo di campo, in favore di un pressing costante sulla difesa bianconera. Con il passare dei primi istanti, la pressione del Porto però si sostanziava in un pressing orientato all’uomo soltanto in zone centrali del campo: la costruzione bassa della Juventus era lasciata libera, badando piuttosto all’occupazione degli spazi che all’arrembaggio sull’uomo. Questo atteggiamento, a tratti conservativo, ha permesso di scoprire le carte in tavola e declinare il 4-1-3-2 delle grafiche di partenza in un ben più realistico 4-4-2 (come anche la disposizione in campo del primo quarto d’ora ci conferma). In questo contesto infatti, Neves agiva spesso alla destra di Danilo Pereira – su Khedira per intenderci – e non davanti al compagno come ci si poteva ragionevolmente aspettare all’inizio.

Questo canovaccio ha permesso al Porto di creare qualche grattacapo alla retroguardia della Juventus, che non ha saputo risolvere a proprio favore il possesso palla, ed ha anzi perso qualche pallone di troppo in uscita. La tattica iniziale dei Dragões ha portato ad una punizione dal limite di Brahimi (uno dei migliori dei suoi) e ad un tiro dalla media distanza di Neves.

La Juventus allora ha risposto abbassando Pjanić (più raramente Khedira) tra i due centrali: in questo modo finalmente la salida lavolpiana è stata tesa alla ricerca un vantaggio posizionale, piuttosto che ad una semplice uscita pulita del pallone. Il triangolo di centrocampo si andava a ricomporre, invertito, con l’aiuto di Dybala, e la situazione si risolveva in un vantaggio sia numerico che posizionale per la Juventus nel centro del campo. La conseguenza naturale è stata spingere il Porto a cercare di difendere in spazi più stretti e quindi arretrando il proprio baricentro.

Con pazienza, superate dunque le prime folate di pressione avversaria, la Juve è riuscita a tenere il pallone e a palleggiarlo per una manovra più pulita, fluida e ragionata. Il 4-4-2 difensivo dei lusitani ha come detto cercato la densità in mezzo al campo per indirizzare la manovra avversaria sugli esterni. A maggior ragione dopo gli accorgimenti da parte di Allegri di cui sopra, il Porto ha cominciato ad abbassarsi, permettendo a Chiellini e Barzagli di manovrare serenamente a ridosso del cerchio di centrocampo.

La disposizione della Juve in fase di possesso consolidato: i terzini sono talmente alti da spingere le rispettive ali sulla stessa linea del centravanti, disegnando una sorta di 2-4-1-3

Come un Crotone qualsiasi, i Dragões hanno tentato di mettere la museruola al possesso bianconero, che si è risolto in una circolazione di palla spesso perimetrale. I raddoppi più che puntuali in fascia hanno permesso di creare una serie di cul-de-sac in cui gli esterni bianconeri finivano per perdersi: Cuadrado ad esempio, meno brioso del solito, ha tentato (e concluso con successo) un solo dribbling in tutta la sua partita, quasi per disperazione. La Juventus ha occupato stabilmente la fascia centrale del campo, senza però trovare sbocchi in verticale. La soluzione del rebus in favore della Juventus deve passare necessariamente per le giocate tra le linee.

Nell’attuazione della propria strategia i giocatori del Porto hanno mostrato una notevole frenesia, soprattutto quando chiamati in uscita sulla ricezione. Tale smania ha portato i portoghesi a cercare la riconquista aggressiva del pallone anche in zone non particolarmente avanzate, in cui sicuramente il proprio tecnico avrebbe voluto che temporeggiassero e portassero l’avversario a passare all’indietro, prima ancora che aggredire il pallone. La partita si è frammentata in seguito ai molti fischi dell’arbitro, e due interventi scriteriati dell’ex-interista Telles nel giro di una manciata di secondi hanno lasciato inesorabilmente il Porto in 10 uomini.

Se non altro, l’espulsione di Telles ha avuto il merito di spingere Nuño Espirito Santo a palesare ancor di più il proprio piano gara: la sua squadra aveva impostato una partita prettamente reattiva, e lui ha avuto la scusa perfetta per esacerbare questo atteggiamento in ragione dell’inferiorità numerica. La sostituzione di André Silva, l’uomo designato come pericolo pubblico numero uno, è un manifesto d’intenti in questo senso. Scevra anche dai timidi tentativi di recupero palla dei primi minuti, la sua squadra si è arroccata a difesa della propria area con un 4-4-1 molto serrato.

A questo punto, il copione dell’incontro si è appiattito con decisione verso scene monocorde. La Juventus è stata chiamata a fare la partita; i lusitani dal canto loro hanno mosso ordinatamente il proprio blocco per impedire agli avanti bianconeri combinazioni pericolose al limite dell’area. Le uscite in pressing sono sempre più sporadiche, a singhiozzo, e frutto d’iniziative personali alle quali il piano gara ha delegato il minimo sindacabile della combattività.

Prima del gol di Pjaca che ha di fatto chiuso l’incontro e molto probabilmente la qualificazione, la Juventus ha sbattuto più volte contro il muro eretto dal Porto. In un contesto tattico dominato dalla staticità in effetti, ci si aspetterebbe di vedere la squadra cui spetta l’iniziativa muovere velocemente il pallone in orizzontale per cercare di scombinare la struttura posizionale avversaria e liberare un terzo uomo tra le linee. Il giro palla della Juventus invece è lento e paziente, passando il pallone da un lato all’altro del campo con pigrizia sufficiente affinché le linee del Porto potessero scalare ordinatamente. In questa situazione è stato difficile coinvolgere gli attaccanti nella rete di passaggi, castrando di fatto la manovra e privandola del suo sbocco naturale.

La solitudine del numero 9

Così, si cercava di raggiungere Higuaín con cross anche dalla trequarti, provando a inserire duelli individuali nel contesto estremamente fisico dell’area avversaria. Ogni qualvolta la Juventus ha cercato il centro dell’area con palle alte, Mandžukić stringeva la propria posizione, comunque mai larga, e si portava accanto all’argentino. Questo avveniva in maniera sistematica, sia che il cross provenisse da destra (Cuadrado e/o Lichsteiner) che da sinistra (con il solo generosissimo Alex Sandro).

Vista la scarsa produttività di questo strumento, era inevitabile che le azioni pericolose della Juventus – comunque numericamente notevoli – nascessero apparentemente dal nulla. Ogni accelerazione era provocata a monte da un uomo, spesso Dybala, che si liberava tra le linee proponendosi come acceletarore del ritmo di gioco e portando con sé un effetto domino sugli avversari. Prevedibilmente, la partita è stata indirizzata da quei frangenti in cui la Juventus è riuscita a cercare l’uomo tra le linee strettissime del Porto. Nell’azione del gol di Pjaca, al netto del rimpallo su Layún che consegna al croato la palla del vantaggio, i bianconeri hanno dato sfoggio di un ottimo fraseggio nello stretto, appoggiandosi a un Dybala che ha approfittato dell’unica occasione in cui Danilo Pereira ha lasciato un mezzo spazio dietro di sé.

I due gol alla fine del video

Come molti tifosi chiedevano a gran voce, la Juventus non si è assopita in seguito al doppio vantaggio, ma ha anzi continuato a spingere sull’acceleratore sfiorando a più riprese la terza rete. Il Porto è sembrato consapevole della necessità di un gol, ma non è stato capace di trovare altra strada se non i lanci lunghi e le iniziative personali di pur ottimo Brahimi. Il timido – timidissimo – attacco portoghese è stato anestetizzato dalla difesa Juventina, con Chiellini a giganteggiare sui palloni alti (5 duelli aerei vinti su 5), che alla fine non avevano più le testa di André Silva come riferimento. L’impietoso computo delle conclusioni segnerà un inappellabile zero alla voce “tiri nello specchio”.

Pjanić, al termine della gara, ha raccontato di un Allegri particolarmente calmo all’intervallo, ha detto loro di non farsi prendere dalla frenesia, che prima o poi avrebbero trovato il pertugio giusto, e che la vittoria sarebbe presto o tardi arrivata. La fiducia nelle capacità dei propri giocatori è stata determinante, così come lo sono state le sostituzioni e l’aver ricercato il dialogo nello stretto con il terzo uomo libero. Il Porto è stato ordinato ed ha fatto la partita che ci si poteva attendere, ma altrettanto ha fatto la Juventus. E quando due squadre fanno il proprio dovere, la differenza la fa la qualità complessiva, rendendo più pesante il piatto della bilancia in favore della compagine migliore.