Ramsey e Dybala stendono l’Inter

La Juve supera i nerazzurri con una delle migliori gare della stagione, sigillata dalle reti del gallese e dell’argentino, e riagguanta la testa della classifica

La Juve strapazza l’Inter, mai davvero pericolosa, e riagguanta la testa della classifica con un perentorio 2-0 firmato Ramsey e Dybala, giocando una delle migliori gare della stagione, per approccio,attenzione difensiva e qualità delle giocate.

LA JUVE MANOVRA BENE

Sottolineare quanto sia surreale l’atmosfera dell’Allianz Stadium è superfluo, ma anche mancando la spinta del pubblico, le squadre si affrontano con la determinazione che il blasone del match richiede. La Juve alza subito il baricentro e manovra bene tra le linee, anche grazie al prezioso lavoro di sponda di Higuain e sfiora il gol con il colpo di testa di de Ligt, respinto da Handanovic. I bianconeri sono aggressivi nel pressing, ma riescono anche a ripiegare con ordine e a ripartire quando l’Inter si affaccia in avanti. Ronaldo prova a sorprendere la difesa nerazzurra con una progressione centrale e un destro dal limite, quindi mette Alex Sandro in condizioni di sparare un diagonale rasoterra: in entrambe le occasioni Handanovic è piazzato.

L’INTER CI PROVA DA FUORI

Gli ospiti cercano soprattutto la conclusione da fuori area e anche se né Barella, né Candreva centrano la porta, con il passare dei minuti si fanno più intraprendenti e soprattutto prendono le misure in fase difensiva, concedendo sempre meno spazi. Szczesny è chiamato al primo, vero intervento dopo la mezz’ora, quando si distende per deviare il destro di Brozovic dai venti metri, mandando in archivio un primo tempo ben giocato e combattuto.

LA SBLOCCA RAMSEY

I ritmi in avvio di ripresa sono appena più lenti e l’Inter sembra riuscire a manovrare con maggior precisione, ma la Juve è in agguato. E quando Mautidi arriva sul fondo e mette in mezzo dalla sinistra, Ronaldo tocca in area e Ramsey è al posto giusto, nel momento giusto, per infilare il rasoterra vincente.

DYBALA, CHE GIOIELLO!

Al quarto d’ora arriva il momento di Dybala, che rileva Douglas Costa e Conte risponde con Eriksen al posto di Barella. La Juve ora tiene il possesso palla a lungo, con un palleggio fitto e preciso e l’Inter è in evidente difficoltà. Se poi ci si mette anche la classe cristallina della Joya, il raddoppio non può che arrivare ed essere meraviglioso: Bentancur apre il gioco con un fendente di quaranta metri che l’argentino controlla in maniera deliziosa, mandando fuori causa Young, quindi scambia con Ramsey e una volta entrato in area salta ancora Young, che era riuscito a recuperare, e infila con un perfetto rasoterra nell’angolino un gol di rara bellezza.  Nel finale l’Inter gioca la casta Sanchez, dentro per Lukaku, mentre Sarri cambia Alex Sandro e Higuain con De Sciglio e Bernardeschi. I nerazzurri ora producono il massimo sforzo, ma la fase difensiva dei bianconeri è semplicemente perfetta e anzi Ronaldo negli ultimi secondi sfiora per due volte il terzo gol, certificando, se mai ce ne fosse stata la necessità, una vittoria brillante e meritatissima.

JUVENTUS-INTER 2-0

RETI:
Ramsey 10′ st, Dybala 22′ st

JUVENTUS

Szczesny; Cuadrado, de Ligt, Bonucci, Alex Sandro (33′ st De Sciglio); Ramsey, Bentancur, Matuidi; Douglas Costa (14′ st Dybala) Higuain (35′ st Bernardeschi), Ronaldo

A disposizione: Buffon, Pinsoglio, Danilo, Rugani, Chiellini, Khedira, Pjanic, Rabiot
Allenatore: Sarri

INTER

Handanovic; Skriniar, De Vrij, Bastoni; Candreva (29′ st Gagliardini), Vecino, Brozovic, Barella (14′ st Eriksen), Young; Lukaku (32′ st Sanchez), Martinez

A disposizione: Padelli, Berni, Godin, D’Ambrosio, Ranocchia, Biraghi, Borja Valero, Asamoah, Esposito
Allenatore: Conte

ARBITRO: Guida
ASSISTENTI: Meli, Carbone
QUARTO UFFICIALE: Maresca
VAR: Mazzoleni, Paganessi

AMMONITI:  18′ st Skriniar, 26′ st Vecino, 34′ st Brozovic, 42′ st Ronaldo

ESPULSI: 34′ st Padelli

Juventus-Inter 2-0: se fosse questo l’ultimo atto…

A casa loro a porte chiuse, col pallone da rugby, con la pallina da golf, a calcetto, anche a tennis se lo chiedono. Adesso sospendetelo pure questo campionato, c’è altro di più serio a cui pensare, ma lasciateci parlare di calcio per qualche minuto ancora, fateci distrarre così, a maggior ragione se è una distrazione lunga quanto i secondi quarantacinque minuti di stasera. Dalle poche voci dell’Allianz Stadium ce n’erano un paio che ci hanno raccontato dell’Inter che ha fatto la partita, chi vi scrive ha visto una squadra a tinte nerazzurre che ha chiamato in causa Szczesny una sola volta, fra l’altro con un tiro poco più che da ordinaria amministrazione. Quando c’è da criticare, si critica, quando c’è da dare a Cesare quel che è di Cesare, diamolo: quella di stasera è la vittoria di Maurizio Sarri contro Antonio Conte.

Una formazione a sorpresa con Pjanic e Dybala fuori, la carta Joya calata al momento giusto sul tavolo da gioco, una capacità di difendersi con ordine senza mai andare in difficoltà contro lo spauracchio Lukaku, e una capacità di offendere che sembrava stasera evidente come non mai. Forse è un moto d’orgoglio nel silenzio dell’Allianz Stadium, un modo di voler mettere il punto esclamativo prima di una probabile pausa forzata non si sa sino a quando, però, come all’andata, la Juve di stasera merita solamente applausi. Non è neanche casuale che l’abbia sbloccata Ramsey, il gallese riesce a dare una velocità nel giro-palla che ad oggi sembra che nessuno sia mai stato capace di dare a questa squadra giocando da interno di centrocampo, così come Bentancur in quella posizione sembra davvero l’uomo ovunque: ordinato in costruzione, tappabuchi in interdizione.

Funzionano bene anche i movimenti offensivi, dove forse stonano l’eccessiva voglia di fare di Douglas Costa che finisce per esagerare e meritarsi la sostituzione, e una tendenza ad accentrarsi nella manovra che a tratti è sembrata forzata. Non può mancare la solita nota stonata che fa rima con infermeria: stavolta tocca ad Alex Sandro, sperando non sia nulla di particolarmente grave perché De Sciglio ci ha messo venti secondi per mostrare le qualità che è capace di mettere in campo. Adesso attendere, prego. Forse.

Bentancur è il segreto di Sarri, che succede ora a Pjanic?

C’è un segreto di Pulcinella nella fluidità ritrovata da parte della Juventus di Sarri, finalmente convincente, contro l’Inter di Conte: è la posizione di Rodrigo Bentancur, regista essenziale ma non compassato, interditore efficace e nel contempo giocatore riflessivo, che con la sua interpretazione del ruolo ha inciso sulla gara quanto le magie di Dybala e le chiusure di de Ligt.

L’esclusione di Miralem Pjanic dall’11 titolare ha stupito fino a un certo punto: da tempo il bosniaco non si stava esprimendo sui suoi livelli e, pur possedendo una tecnica superiore a quella degli altri compagni di reparto, faticava non poco a trovare i giusti tempi di gioco, rendendo farraginosa la manovra della Juventus. L’apice è stato rappresentato dalla gara con il Lione: pur con l’attenuante dell’infortunio, Mire ha faticato sia nel fare da filtro che nel gestire il traffico a centrocampo, col proprio reparto che ha accompagnato ben poco gli attaccanti. La Juve ha cambiato ritmo con la sua uscita e con lo spostamento di Bentancur al centro; coincidenza o meno, tanto è bastato a Maurizio Sarri per riproporlo nel big match con l’Inter.

bentancur

La prestazione dell’uruguagio non è stata di quelle appariscenti, ma la touchmap ci viene incontro nel dipingere la grande porzione di campo da lui coperta, primo ad aiutare i difensori nelle (poche) situazioni di difficoltà e altrettanto presente oltre la metà campo, con tocchi magari non raffinati ma sempre rapidi e precisi (91% di passaggi riusciti) e con una grande di capacità di alternare il gioco a uno-due tocchi a quello più lento e ragionato, interpretazione nella quale stava difettando Pjanic nelle ultime uscite.

Rispetto al bosniaco Bentancur è sicuramente meno abituato a chiamare palla e farsi vedere dai compagni e gioca dunque meno palloni (77 contro l’Inter, una 15-20 in meno della media di Pjanic), ma sbaglia pochissimo e sta imparando a farlo in zone di campo poco sanguinose, dove a volte è permesso forzare la giocata, andando inoltre raramente alla ricerca del retropassaggio, in forte contrasto col topos di “Pjanic che la passa sempre all’indietro” (grafici e dati Corriere dello Sport). Ciliegina sulla torta, i 4 key pass serviti, tre dei quali su calcio d’angolo.

bentancur

Nei piani di Maurizio Sarri, Pjanic era il regista intoccabile, colui che doveva toccare 150 palloni, l’estensore in campo del verbo del tecnico; Mire ha giustificato tale investitura solo nella prima parte della stagione, e ora che sta facendo fatica la concorrenza di Bentancur sarà per lui preoccupante. Sarri lo riproporrà a stretto giro di posta, proverà a riportarlo all’antico ruolo di mezzala o lo relegherà senza pietà al ruolo di riserva? Lo scopriremo nelle prossime settimane, di certo dopo una prestazione di tale portata servirà una scelta forte per scalzare Rodrigo Bentancur dalla stanza dei bottoni della Juve.