Ronaldo strega l’Allianz

Doppietta del portoghese, fenomenale il suo secondo gol, e rete di Marcelo. Lo Stadium applaude la magia, ma anche la prova di carattere dei bianconeri

Un interminabile applauso. È questa l’immagine che l’Allianz Stadium lascia al termine della partita contro il Real Madrid. Ed è un tributo doveroso ad una squadra che ha lottato per oltre un’ora alla pari contro un avversario straordinario e si è arresa solo ai numeri di magia di un fenomeno come Cristiano Ronaldo, anche lui giustamente e lungamente applaudito. Il portoghese apre i conti immediatamente e nella ripresa, quando la Juve sembrava davvero ad un passo dal pareggio, li chiude con una prodezza da cineteca. L’espulsione di Dybala e il 3-0 di Marcelo fanno il resto e, per quanto ci sia ancora il ritorno da giocare, spingono decisamente il Real verso le semifinali.

TRE MINUTI E RONALDO COLPISCE

La sentenza di Ronaldo arriva al primo pallone giocato in area dagli spagnoli: Marcelo indovina il corridoio per servire Isco sulla sinistra e il traversone rasoterra trova il movimento perfetto del portoghese, che di prima intenzione batte Buffon, dopo neanche tre minuti.
Subire un gol così in fretta può avere due effetti: o abbatte il morale, oppure, paradossalmente, permette di perdere ogni remora e di giocare a viso aperto.
La Juve sceglie la seconda opzione. Dybala combina bene con Khedira, ma Sergio Ramos mura il sinistro, poi è Higuain a servire Bentancur a centro area, la cui conclusione e respinta da Marcelo.

LA JUVE C’È

La qualità del palleggio madridista è impressionante e i bianconeri devono avere la giusta dose di pazienza per recuperare palla e, a quel punto, per evitare il pressing altissimo della squadra di Zidane. La Juve comunque è in partita: aggressiva e ordinata ha il solo difetto di commettere qualche errore di precisione negli ultimi metri, ma nonostante questo va vicinissima al pareggio appena dopo il 20′, quando Higuain devia al volo la punizione di Dybala e Navas trova un riflesso prodigioso per respingere la conclusione ravvicinata. È insidioso anche il rasoterra dal limnite di De Sciglio, sul quale almeno tre bianconeri non riescono ad arrivare per deviare in porta.
Il Real però è infido: sembra sonnecchiare, a volte appare anche in difficoltà, ma quando attacca è terribile e anche se l’azione sembra finita, Kross riesce a tirare fuori dal cilindro un sinistro violento, che si stampa in pieno sulla traversa. La Juve insiste e meriterebbe di andare al riposo sul pareggio, ma anche la sforbiciata di Dybala, nel finale di tempo, termina alta di poco.

RONALDO DA CINETECA

Si riparte e la Juve spinge al massimo e attacca con la bava alla bocca, cercando il recupero palla già nella metà campo spagnola, rischiando però su un diagonale di Ronaldo a lato. Dybala sfiora il palo con una punizione deviata dalla barriera, ma è sempre la stella del portoghese a brillare: su una sua ripartenza Chiellini anticipa l’uscita di Buffon e permette all’attaccante di arrivare sul pallone. Il tocco a centro area trova Lucas Vasquez che piazza il destro, ma Buffon recupera la posizione e respinge. L’azione non è finita però, perché Carvajal rimette in mezzo e Ronaldo si coordina per la rovesciata, arrivando a colpire il pallone altissimo e piazzandolo nell’angolino. È un capolavoro e l’Allianz Stadium non può che applaudire.

ROSSO A DYBALA, MARCELO FA TRIS

Come se non bastasse, due minuti dopo Dybala, già ammonito, entra duro su Carvajal e rimedia il secondo giallo, lasciando i compagni in dieci. Allegri cambia poco dopo, inserendo Mandzukic e Matuidi al posto di Asamoah e Douglas Costa, ma certo, ora il rischio di subire ancora è altissimo e Marcelo piazza il terzo gol al 27′, triangolando con Ronaldo, superando Buffon con un pallonetto e spingendo in rete da due passi. Peccato. Peccato davvero. Perché fino alla seconda prodezza di Ronaldo la Juve era non solo in partita, ma avrebbe meritato ben altra sorte. Contro Il Real però ogni minimo errore rischia di costare carissimo. E i bianconeri hanno pagato un prezzo altissimo.

JUVENTUS-REAL MADRID 0-3

RETI:  Ronaldo 3′ pt e 19′ st, Marcelo 27′ st

JUVENTUS
Buffon; De Sciglio, Barzagli, Chiellini, Asamoah (24′ st Mandzukic); Khedira (30′ st Cuadrado), Bentancur; Douglas Costa(24′ st Matuidi), Dybala, Alex Sandro; Higuain
A disposizione: Szczesny, Lichtsteiner, Rugani, Marchisio
Allenatore: Allegri

REAL MADRID
Navas; Carvajal, Ramos, Varane, Marcelo; Kroos, Casemiro, Modric (37′ st Kovacic); Isco (30′ st Asensio); Benzema (14′ st Lucas Vasquez), Ronaldo
A disposizione: Casilla, Vallejo, Theo Hernandez, Bale
Allenatore: Zidane

ARBITRO: Çakır (TUR)
ASSISTENTI: Duran (TUR), Ongun (TUR)
QUARTO UFFICIALE: Eyisoy (TUR)
ARBITRI D’AREA: Göçek (TUR), Şimşek (TUR)

AMMONITI: 26′ pt Bentancur, 45′ pt Dybala, 10′ st Ramos, 21′ st Dybala, 43′ st Kovacic
ESPULSI: 21′ st Dybala

Juve-Real Madrid 0-3: è stato bello sognare

Dopo pochi istanti dal fischio finale di una partita del genere è difficile trovare le parole giuste per commentare uno 0-3 in casa, sarebbe anche banale limitarsi a quel paio di insiemi di lettere che rispondo al suono Cristiano Ronaldo, stasera, forse ancora di più che a Cardiff quando fu sempre il Real Madrid ad umiliare la Juventus, è andata in scena la dimostrazione di quanto distante sia la Vecchia Signora dal vertice del calcio europeo, distanza fra l’altro difficilmente colmabile per lo meno in breve tempo. Non esiste critica in questo senso verso la dirigenza, l’allenatore, i calciatori, è tutto il contesto che crea questa distanza, il punto è metterselo in testa. Tutti, tifosi e critica. Il tempo dei processi arriverà, i capi d’imputazione sono tanti, ma con calma, tranquillità, freddezza, perché farlo adesso avrebbe poco senso, sarebbe poco interessante.

La fotografia: Chiellini, il migliore della difesa bianconera, fa diventare pericolosa un’azione che di pericoloso non aveva nulla, Ronaldo che dimostra al mondo ancora una volta quanto è più forte di tutti gli altri, l’Allianz si alza in piedi ed applaude. Ci fermiamo qui per stasera? Basterebbe, però qualche altra cosetta diciamola, giusto per volerci far male.

Partire con l’handicap dello 0-1 senza neanche accorgersene fa male, i ragazzi però sanno reagire, reggono dal punto di vista nervosa, ma il flirt con l’1-1 non si concretizza per tutta una serie di motivi che dalle nostre parti non siamo abituati a vivere: braccino corto, condizione fisica, c’è chi parla – stupidamente – anche di maledizione, ognuno ci metta dentro la chiave di lettura che più crede adatta, ma alla fine si esce dal campo sullo 0-3 e con un’altra istantanea che spiega la differenza fra un’ottima squadra come la Juve e l’eccellenza del Real. Il rosso a Dybala, al di là del fatto che possa essere discutibile, da un lato, Ronaldo che fa quello che vuole in giro per il terreno di gioco di casa Juve.

Non si perdeva in casa dall’invenzione del fuoco più o meno in campo europeo, è la sconfitta più pesante di sempre sul “nuovo” impianto, forse è meglio che sia arrivato tutto così ferocemente: adesso il cavallo di razza deve dimostrare che merita quest’etichetta. C’è un vantaggio in campionato da difendere, c’è da gestire un gruppo che probabilmente verrà rivoluzionato fra qualche settimana, c’è anche una coppa da non farsi sfuggire contro il Milan all’Olimpico. Niente scherzi, ragazzi, la leggenda è ancora lì da trasformare in storia.

Fabio Giambo.

Juve-Real 0-3 a casa mia

Ci sono profumi che non si dimenticano, atmosfere, serate, partite. Sono archiviati nella storia match dei quarti di finale, gare di andata, dal simbolismo anche superiore ad alcune finalissime. In genere succede quando le duellanti vengono poste l’una alla stregua dell’altra, livellate nella testa di chi presenta la sfida, prima di una travolgente inerzia della partita non così raramente associata a un uomo immagine, se non addirittura a un gol che ne sia il manifesto.

Queste atmosfere, serate, partite, proprio perché non contengono in toto il lato bestiale di una finale, a un certo punto non sono né più mie, né tue. Non sono nostre o di altri. Sono di tutti, e a tutti ci si può appropinquare con l’idea che la ragione abbia abbattuto ogni sentimento. L’applauso dello Stadium, così come i commenti a casa, ne sono l’elementare dimostrazione: a Cardiff la reazione non sarebbe stata la medesima, o forse solo quella di Zinedine Zidane in area tecnica.

Juventus 0, Real Madrid 3 e un ritorno da giocare. Ci si trova qua. Non ci sono molte altre parole, se non considerazioni del tipo “Allegri non è animale per quelle cose là…” riferendosi al tentativo di dare un senso al Bernabeu. Allegri è un allenatore da astuzie, da iniezioni letali, da una botta e via se si guarda a ogni sceneggiatura di ogni singola partita. Che poi il tecnico ha nessuna e tutte le colpe, tesi entrambe razionali come quelle che stanno in mezzo. E’ il calcio stesso che insegna questo.

Una a prescindere, tra le colpe, verrebbe d’istinto metterla: la squadra (leggendo l’undici e confermandone sul campo l’assetto) non è stata preparata a questa partita. Non una sorpresa, perché in fondo ci era anche sempre stato detto. Ecco allora che poteva diventare primario costruire sulle necessità, tra assenze e convalescenze. Ed ecco che le priorità, a casa mia dove il calcio è riluttanza a concedere il facile prima che ogni altra cosa, sarebbero state quelle di proteggere la Juventus 2017/18 dai suoi punti deboli. Benintesi: non ho liste da fare, e se le avevo le ho anche già dimenticate perché a casa mia si parla anche sempre prima e non dopo.

Il dopo però è imposto proprio dal fatto che non si trattasse dell’ultimo atto della stagione. La fiducia per il campionato viene dall’aver constatato, anche per la buona prova di Bentancur e per l’orgoglio di Khedira, per il Chiellini sempre ultimo a morire anche quando si deve piegare a chiedere scusa, per Dybala che peggiore in campo mi fa sorridere, per Douglas che non ne azzecca una per un tempo, che questa squadra DAVVERO non dipende da nessuno. Prenderne coscienza, almeno noi che la si commenta quasi quotidianamente, è stato l’obiettivo implicito del lavoro stagionale bianconero. Qui la Juve ce l’ha fatta, missione compiuta. Resta da chiedersi soltanto se per il futuro (visto che in società i profumi devono sempre persistere per non più di 48 ore) sia un fattore così rilevante visti gli ambiziosi obiettivi dichiarati. Permettetemi: Cristiano Ronaldo non è la strada, a casa mia vale sempre e solo uno. Però è un uno da cui si dipende, e non è l’unico in casa dei campioni d’Europa in carica.

Luca Momblano.

Il Real di Zidane ha vinto da Juve (chi siamo noi?)

zidane real juve

Zinedine Zidane è tornato a Torino, l’ha fatto senza da signore, da campione, ma soprattutto da juventino. Com’era semplice immaginare, Zidane non ha preteso di prenderci a pallonate in faccia come il Tottenham: ci ha rispettato dal 1′ al 90′ (ma i suoi giocatori un po’ meno, altrimenti staremmo commentando un passivo ancora peggiore), ha saputo soffrire nei momenti di difficoltà, si è aggrappato a interventi salvifici dei suoi giocatori difensivi, il suo Real Madrid è stato magistrale nello sfruttare le falle concesse dalla Juve, conscio che in gare simili bastano uno o due episodi a spostare l’inerzia. Rileggete bene quest’ultimo periodo e chiedetevi sinceramente a quante gare di campionato della Juventus in questa stagione potete applicare una descrizione simile.

La disparità nei valori tecnici tra Juve e Real Madrid è cosa nota ed evidente, partendo dal centrocampo e arrivando a quel giocatore lì davanti che da onnipotente e onnipresente si è trasformato nel killer più velenoso e letale mai visto bazzicare un terreno di gioco. Contro una squadra simile che già ci aveva umiliato in quel di Cardiff, tutti ma proprio TUTTI concordavano sul fatto che la Juventus avrebbe dovuto giocare due gare PERFETTE per qualificarsi alle semifinali di Champions. Perché quelli difendono male, non sono più solidi come prima, in campionato hanno mostrato tanti difetti, ma tutti ormai sanno che la storiella del Real di Zidane che vince di fortuna e prima o poi crollerà non regge più (ne avevamo parlato qui pochi giorni fa), non dopo due Champions League vinte. Tutti i giocatori della Juve avrebbero dovuto dare ALMENO il 150%, e contemporaneamente sperare che qualcuno nel Real non riuscisse a dare il 100, per andare in semifinale.

Le motivazioni erano ai massimi storici, la partita era stata caricata con il giusto e non eccessivo hype, consci della forza del rivale ma anche della propria, della voglia di riscatto e dei valori (ancora in realtà misteriosi) che questa squadra possiede.

Ebbene, allo Stadium c’è stata una squadra che ha mantenuto i nervi saldi senza mai sfilacciarsi, che nei fisiologici momenti difficili ha saputo soffrire senza cadere, che ha spinto ognuno dei suoi singoli ad andare oltre il rendimento standard, ma è stata il Real Madrid. La Juventus di Allegri non possiede una struttura di gioco che possa impensierire il Real, ma non ha saputo nemmeno intuire e sfruttare i punti deboli dell’impianto madrileno (fondamentale nel quale di solito il nostro allenatore è maestro), è invece scesa in campo facendo la stessa gara degli ospiti e venendo clamorosamente quanto prevedibilmente schiacciata. Gli spagnoli sono stati più uniti nei momenti difficili, più spietati in quelli positivi e sono stati aiutati da una falla difensiva mostruosa creata praticamente da mezza Juve, dalla catena di destra che ha lasciato una voragine sulla fascia ai 4 giocatori in area che non hanno saputo marcare Ronaldo in movimento, non in inserimento da dietro.

Dopo il gol la Juve ha reagito d’orgoglio ed effettivamente messo sotto il Real a livello di occasioni create, ma qui i singoli (non metto in croce nessuno, parlo solo ed esclusivamente di STASERA) non si sono rivelati all’altezza di tale palcoscenico e hanno permesso a un Real solido ma non imperforabile di restare in gioco. La partita è di fatto terminata con il secondo gol, figlio tanto del paranormale gesto atletico di CR7 quanto della topica dei due giocatori dalla maggior esperienza internazionale.

Rifiutandomi categoricamente di ascrivere quanto combinato da Chiellini e Barzagli a errore tecnico, la difficoltà psicologica che è emersa in tutta la sua evidenza nell’intervista postpartita a Gigi mi spinge a pensare che questa squadra, lasciando da parte il valore della rosa e il gioco (non) visto sin qui, abbia fatto un bel passo indietro rispetto a Juventus-Barcellona 3-0 dello scorso anno. Il senso di inferiorità provato nel secondo tempo è stato lo stesso di Cardiff, ma soprattutto è lo stesso che provano gli avversari in Serie A contro di noi, ed è causa e conseguenza insieme degli errori tecnici (offensivi e difensivi) che hanno condizionato l’intera gara.

Non pretendo capolavori a ogni big match europeo, sarebbe impossibile e non diventerebbe un’eccezione ma la regola, ma un approccio come quello di ieri sera impone riflessioni e magari un cambio di rotta. C’è bisogno di ripartire da nuovi concetti, nuovi stimoli, nuove idee, donare una nuova identità a una squadra che è cambiata molto e che non si trova del tutto a suo agio con l’abito indossato negli anni precedenti, almeno per quanto riguarda l’Europa. Non sto dicendo che le vittorie sofferte, i bunker difensivi, le partite vinte coi colpi dei campioni, il cuore oltre l’ostacolo e via dicendo non vadano bene, ma che forse non sono concetti del tutto adeguati a questa rosa. Se vogliamo continuare a metterla su questo piano, allora dobbiamo accettare che il Real Madrid di Zidane sia più Juventus di noi.

(La qualificazione è compromessa tanto quanto lo era quella del Barcellona lo scorso anno dopo il 3-0 contro di noi. Fate voi le percentuali).

Alex Campanelli.

 


La partita col Real Madrid non ha sorpreso. Hanno vinto i più forti e più bravi. Ha vinto una leggenda dello sport. È un’amara verità per la Juventus. È la realtà dei fatti.


Lo sport ha le sue regole. Semplici, lineari, facili. Vincono i più forti e i più bravi. Ed è esattamente quello che è capitato anche ieri a Torino. Il Real Madrid è complessivamente una squadra migliore della Juventus, ha il merito di avere una leggenda dello sport come Cristiano Ronaldo, sta dominando in Europa da diversi anni, ha vinto dimostrandosi nuovamente più forte.

Il Real Madrid ha fatto il Real Madrid. Ha giocato la sua solita partita, sfruttato gli errori, tenuto il pallone, concesso, ti è ripartito in faccia, ti ha innervosito, ha vinto con pieno merito. La partita è stata aperta, combattuta, ma l’aver giocato bene, il “a testa alta”, contano meno di zero. La Juventus ha perso perché negli episodi ha sbagliato decisamente di più: subito ha difeso malamente trovandosi sotto di un gol, è stata poi imprecisa in alcune circostanze, sfortunata in altre, ma la maggiore precisione del Real Madrid è chirurgia, è qualità e tecnica. La differenza tra le due squadre sta nel quando e nel come. Nelle scelte e nell’esecuzione gli spagnoli sono più bravi. Non sbagliano. Hanno una qualità diffusa superiore alla nostra in ogni settore, specialmente a centrocampo. Sono tranquilli, confidenti, consapevoli, abituati. La Juventus è stata brava a non scomporsi dopo il primo gol, si è un po’ innervosita per alcuni episodi (bravi quelli del Real a giocare anche con la giusta furbizia), vedi la simulazione di Dybala, è stata punita nuovamente, poi ha mollato definitivamente, sbagliando nettamente, ed è crollata. La tensione ha giocato brutti scherzi in alcuni, compiendo errori cui non si è abituati, e ha tolto quel pizzico di lucidità che spesso fa la differenza; crollato il sogno e l’obiettivo, i nervi hanno ceduto definitivamente e poteva finire molto peggio.

Nulla di sorprendente, perché la differenza di valori tra le due squadre è nota. La Juventus è arrivata in fondo due volte su quattro con Allegri in panchina compiendo dei capolavori di tattica, di tenuta mentale, con episodi favorevoli, in un’epoca in cui dominano il Real e il Barcellona, Ronaldo e Messi: per arrivare in finale ha dovuto superare loro incontrandole in occasioni in cui non erano il massimo ed è stata brava ad approfittarne, cedendo poi a loro sia a Berlino che a Cardiff. In questi anni la Juventus è cresciuta nella comprensione dei momenti della partita, ma è un gradino sotto alle due spagnole (e anche al Bayern e al City): non solo per l’assenza di due fenomeni assoluti, ma per una qualità media inferiore. Ora si chiederà di cambiare, di buttare via il bambino, si vorrà la rivoluzione, ma non è una questione di bel gioco, di schemi, di moduli: il Real Madrid ha un allenatore che è un ottimo organizzatore e gestore, ma sono i calciatori a fare la differenza. La differenza è Kroos Modric Marcelo Isco, al netto del Mostro. La Juventus è inferiore a diverse squadre a centrocampo: nel corso delle stagioni ha perso qualità in questo settore, non può spesso palleggiare perché, escluso Pjanic, non ha interpreti adatti per farlo, non può compiere spesso le scelte giuste perché ai giocatori manca qualcosa. Il mercato, ben sapendo che si vive anche grazie alle plusvalenze e probabilmente una cessione ci sarà, dovrà intervenire in questo reparto per alzare la qualità del gioco. Tolto Guardiola che è Guardiola, gli altri allenatori delle big europee non fanno la differenza: non è il tecnico a essere un problema, ma la qualità a centrocampo.

Basterà per vincere la Champions? Probabilmente no, perché fino a quando ci saranno Messi e Ronaldo, le due spagnole sono sempre le favorite. La Juventus non ha bisogno di rinnegare il propio modello, inseguendo sirene ed esempi altrove, ma è consapevole da anni che per vincere in Europa un atteggiamento speculativo non serve ed è controproducente. Bisogna passare da partite come quelle col Real, prendersi legnate personali come nel caso di Dybala per comprendere gli errori, gare in cui si gioca bene ma si sbaglia di più e si paga la differente qualità. L’atteggiamento, tattico e di gioco di Torino è quello giusto; quello visto col Tottenham no. Ripartire dal Real Madrid, non ripetendo più gli ultimi venti minuti, comprensibile il calo vistoso ma decisamente sbagliato, alzando la qualità del centrocampo e imparando dagli sbagli. La Champions deve essere un obiettivo, come il campionato e la Coppa Italia, che non può essere programmato, ma può e deve essere l’occasione per alzare sempre più l’asticella, guadagnando in tecnica e tranquillità.

di Davide Terruzzi

Champions League, quarti d’andata: Juventus Real Madrid 0-3

di Luca Rossi


 La Juventus gioca una buona partita ma non è sufficiente contro una squadra letale nei momenti cruciali e un Cristiano Ronaldo troppo superiore. L’espulsione di Dybala spegne ogni lumicino di speranza


L’Europa che conta bussa inesorabilmente ai cancelli dell’Allianz Stadium e lo fa con la squadra più prestigiosa: il Real Madrid di Zidane. Gli spagnoli sono rimasti in corsa solo per la Champions League dopo una prima parte di stagione largamente deludente in cui è parso appannato in particolare Cristiano Ronaldo. Il portoghese però da inizio Febbraio ha inanellato una serie di prestazioni esaltanti condite da una capacità realizzativa paurosa. Nei giorni precedenti al match si è discusso sullo schieramento tattico per cui avrebbe optato Zidane a seconda ovviamente degli interpreti mandati in campo. In sostanza era disponibile una maglia per 4: Isco, Bale, Asensio e Lucas Vázquez. L’allenatore franco-algerino, che ha dimostrato un’eccellente capacità di lettura delle partite, schiera la medesima formazione che è partita dall’inizio il 3 Giugno a Cardiff: Keylor Navas tra i pali; Carvajal, Varane, Sergio Ramos (diffidato) e Marcelo per la linea difensiva; Modrić, Casemiro e Kroos a centrocampo; Isco libero di spaziare sulla trequarti a sostegno di Benzema e Cristiano Ronaldo. 4-3-1-2 insomma.

Allegri, che ha ormai recuperato quasi tutti gli infortunati, aveva due grossi dubbi da sciogliere ossia i sostituti di Benatia e Pjanić, entrambi squalificati. Per il primo l’allenatore toscano si affida all’esperienza di Barzagli mentre in luogo del bosniaco opta per la freschezza di Bentancur. A discapito delle previsioni però si abbandona il centrocampo a tre puntando sul “vecchio” 4-2-3-1 e con questa disposizione tattica spunta Asamoah al posto di Matuidi. La formazione recita pertanto: Buffon; De Sciglio, Barzagli, Chiellini, Asamoah; Khedira, Bentancur; Douglas Costa, Dybala. Alex Sandro; Higuaìn. Pare evidente che Allegri non si fida della coppia Khedira- Matuidi, oggettivamente la peggiore assortita per un centrocampo a due, preferendo l’uruguaiano classe 97 che ha già dimostrato di poter far bene in questo ruolo.

Il match inizia subito ad handicap per i bianconeri poiché al terzo minuto il Real Madrid sfonda sulla sinistra e trova il vantaggio con un implacabile Cristiano Ronaldo. Gli iberici hanno agito su una zona di campo che già sulla carta poteva essere temibile ossia il triangolo Marcelo-Kroos-Isco sul lato di Douglas Costa, De Sciglio e Bentancur. Nell’occasione Bentancur prima segue correttamente il movimento dello spagnolo che attacca lo spazio alle spalle di De Sciglio e Costa e poi rientra in posizione; in seguito sul prosieguo dell’azione Douglas Costa e De Sciglio rimangono sulla stessa linea in raddoppio su Marcelo e nessuno dei due si stacca per seguire Isco che nuovamente si è fatto vedere alle loro spalle con Bentancur che in ritardo va quindi a chiudere. Marcelo, grazie alla sua intelligenza e dote nel palleggio, non fa fatica a servirlo. Sono poi da ammirare sia il movimento a smarcarsi sia il tiro d’esterno che batte un incolpevole Buffon.

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Isco lasciato colpevolmente solo

Il gol in realtà non stravolge i piani di gara pensati dai due allenatori né incide negativamente sull’approccio mentale juventino al match. In fase di possesso palla il Real tiene fondamentalmente fisse solo le posizioni dei due centrali difensivi e di Casemiro a copertura delle transizioni mentre gli altri giocatori sono liberi di muoversi, di scambiarsi le posizioni e di giocare in palleggio in quello che possiamo definire un “caos organizzato”. Molto spesso Modrić e Kroos per facilitare la costruzione della manovra dal basso si abbassano e prendono la posizione dei terzini che nel frattempo sono saliti per portare via l’uomo. Una variabile poi fondamentale in ogni singola azione è la posizione di Isco che grazie al suo acume tattico nonché al suo superlativo dominio del pallone fornisce un supporto in fase di impostazione in qualsiasi zona del campo.

Ben visibile il triangolo Ramos-Varane-Casemiro che non si scompone mai. Cerchiate in nero le due mezz’ali che si allargano e si abbassano per facilitare l’impostazione mentre i terzini (fuori inquadratura) hanno alzato la loro posizione. Cerchiato in bianco Isco che in quest occasione è basso sul lato sinistro

Un’altra arma utilizzata dal Real per avanzare, ma che in teoria, dovrebbe essere fonte  di difficoltà, è di fatti il pressing avversario. Gli spagnoli hanno un’eccellente capacità nell’eludere il pressing avversario o qualsiasi sistema di riaggressione ogniqualvolta la Juventus non lo esegue alla perfezione grazie alle doti tecniche dei suoi giocatori nonché grazie alla tranquillità di esecuzione di ogni singola giocata. In sostanza l’elusione del pressing avversario, che il Real Madrid fa apparire molto semplice, si dimostra un mezzo importante per guadagnare campo perché una volta superate le prime due linee di pressione gli iberici con tranquillità riescono ad arrivare sulla trequarti avversaria.

I bianconeri riescono a mettere in difficoltà la manovra avversaria solo quando Casemiro, con Modrić e Kroos distanti, viene preso in mezzo dalla puntuale marcatura bianconera come accade in questa circostanza. In fase di non possesso i Blancos si schierano con un ordinario 4-4-2 in cui Isco teoricamente fa il quarto a sinistra ma in realtà la sua posizione varia a seconda della zona del campo in cui si trovava una volta perso il pallone. Due altri aspetti vanno sottolineati della fase difensiva madrilena: in primis l’ottima partita giocata dai due centrali difensivi che avevano mandato di marcare con aggressività Higuaìn e Dybala o comunque di uscire alti in anticipo a costo di prendersi qualche rischio. Ramos e Varane non hanno mai permesso agli argentini di girarsi (ciò che invece è accaduto spesso col Tottenham). In seconda battuta l’ottimo controllo esercitato dalla catena sinistra su Douglas Costa, che aldilà di una prestazione sottotono, non ha mai avuto troppo spazio per puntare in 1vs1 Marcelo grazie all’attenta partita di Kroos.

I bianconeri in fase di non possesso si schierano con un classico 4-4-1-1 con un baricentro medio-basso e con l’intenzione di coprire perlopiù il centro. Alla difesa posizionale alternano un pressing orientato sull’uomo che però non viene mai esasperato o forzato consci della pericolosità del Real Madrid in transizione positiva. È in fase di possesso che però la Juventus ha dimostrato di potersela giocare e di portare avanti una gara equilibrata. La vecchia signora, al netto di alcuni errori, gestisce tutto sommato bene il pallone,  anche in impostazione bassa e molto spesso riesce a trovare l’ampiezza, aspetto che il Real Madrid soffre di più. Fondamentali sono state le ricezioni di Dybala, Douglas Costa e Higuaìn nonché le capacità in palleggio dei due terzini, De Sciglio e Asamoah. I bianconeri sono stati particolarmente bravi nel far collassare il Real sul lato palla per poi arrivare dall’altro lato con una circolazione veloce del pallone.

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Juve che gioca a due tocchi. Da quest’azione arriva l’occasione col tiro di Dybala ribattuto in scivolata da Ramos

I problemi si sono presentati maggiormente negli ultimi 16 metri sia per alcuni errori in fase di rifinitura sia per una pressoché totale inefficacia di Costa ma soprattutto di Sandro in 1vs1. È da notare la posizione di Khedira che fondamentalmente ha giocato al fianco di Dybala su una linea sfalsata rispetto a quella del suo compagno di reparto Bentancur. Da questo atteggiamento tattico si spiega meglio la scelta di Allegri sia di schierare l’uruguaiano, giocatore di posizione con buona gamba, sia di schierare Khedira particolarmente abile nell’attaccare gli spazi creati dai movimenti di Dybala, Costa e Sandro.

Chiellini, come sta accadendo, spesso ha compiti di regia. Bentancur da mediano puro e Khedira da trequartista

In questo contesto tattica la partita scorre equilibrata e ognuna delle due squadre ha l’opportunità per trovare il gol. Si va negli spogliatoi con il rammarico di non aver pareggiato in un primo tempo giocato bene e con la sensazione di poter raddrizzare il risultato nel secondo.  La seconda frazione vede scendere in campo gli stessi ventidue e il piano gara non muta per i primi venti minuti. La Juve è attenta, in partita e determinata a trovare il pareggio mentre il Real con grande calma conduce sapiente il suo piano tattico. Al minuto 60 esce Benzema per Lucas Vázquez: con questo cambio Zidane passa al 4-5-1 in fase di non possesso con l’intenzione pertanto di coprire meglio l’ampiezza lasciando Cristiano Ronaldo solo a fare la prima punta. 5 minuti dopo arriva l’episodio che taglia le gambe dei bianconeri: misunderstanding tra Chiellini e Buffon e sul prosieguo dell’azione Cristiano Ronaldo con una rovesciata spettacolare trafigge il numero 1 bianconero, prende i meritati applausi di tutto lo Juventus Stadium e ricorda una volta di più perché abbia vinto 5 palloni d’oro in carriera.

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Siamo tutti un po’ Andrea Barzagli

Due minuti dopo Dybala commette un leggerezza e si prende il secondo giallo: Juventus in 10 e partita chiusa. Il resto del match è accademia per il Real che gestisce tempi e palla trovando anche il tris con Marcelo.

La Juventus gioca una buona partita fino al raddoppio di Ronaldo e nel primo tempo avrebbe meritato senza dubbio il pareggio ma ha trovato di fronte una squadra tecnicamente superiore che da due anni non a caso domina in Europa. Nessuna disamina tattica su moduli o schemi in una partita come questa spiega questo pesante risultato poiché le ragioni vanno trovate altrove: in un avversario tecnicamente superiore, abituato a queste partite, che sa sfruttare ogni singolo errore avversario, che ha l’eccezionale capacità di far girare sempre gli episodi dalla propria parte, che non entra mai in difficoltà nonostante corra dei rischi in alcune circostanze, che non sbaglia mai negli ultimi 16 metri (grande differenza) e che ha un fuoriclasse che risponde sempre presente nei momenti topici. Non occorre fare drammi dopo un match come questo perché perdere in casa contro il Real Madrid può accadere e la severità del risultato è dettata più che altro dall’espulsione (ingiustificabile) di Dybala che ha affossato anche nello spirito la squadra. Da questo quarto d’andata bisogna uscire consapevoli della evidente differenza tecnica nella prospettiva di colmare questo gap, soprattutto con un investimento a centrocampo che è necessario per competere a questi livelli. In scontri come questo contro avversari più forti è essenziale sfruttare ogni singolo episodio con grande cinismo e avere un pizzico di fortuna perché quando non accade inevitabilmente si esce con le ossa rotta. Quest’anno la Juve non ci è riuscita. Ora va giocata con dignità la partita al Santiago Bernabeu, a Giugno si tirano le somme e con ancora più convinzione si riprova l’anno prossimo.