Stade Louis II, conosciamo meglio lo stadio del Monaco

Due anni dopo il quarto di finale del 2015 sarà ancora il salotto dello Stade Louis II a ospitare la Juventus nel cammino verso la finale di Champions League. La doppia semifinale contro il Monaco (gara d’andata nel Principato il 3 maggio, ritorno a Torino il 9 maggio) porterà i bianconeri in uno degli stadi più caratteristici del calcio europeo, che andiamo a scoprire insieme qui di seguito.

Il Louis II è uno stadio relativamente recente. Fu costruito infatti nel 1985, in sostituzione del vecchio impianto – omonimo – che era situato a un paio di isolati di distanza dall’attuale, vicino al piccolo porto di Fontvieille.

Siamo, infatti, nella parte più occidentale del Principato, al di qua della Rocca – con la città vecchia e il Palazzo dei Grimaldi. Dall’altra parte, invece, il centro di Monaco, con il porto, le strade del Gran Premio e il Casinò.

Per quanto relativamente piccolo (18.525 posti), lo stadio di Monaco è sicuramente uno degli impianti meglio progettati in Europa. È un vero e proprio centro polisportivo dedicato alla comunità, oltre che sede della squadra di calcio.

Nella “pancia” del Louis II, infatti, trovano posto: un centro per il nuoto – con una piscina olimpionica e due per i principianti e amatori – con 500 posti; e un centro polisportivo indoor – che comprende palestre, sale minori per sport e attività varie (squash, arti marziali, tennis tavolo, badminton) e il campo principale, dedicato a basket, volley e pallamano, con tribune che possono accogliere 3.700 persone.

 

Oltre a questo il Louis II è sede del Comitato Olimpico monegasco ed è una struttura aperta al pubblico 7 giorni su 7, proprio per l’utilizzo di tutti i servizi sportivi presenti all’interno.

Tornando in superficie, invece, lo stadio è un piccolo gioiello. Confortevole e con un’ottima visibilità, è stato a lungo sede della Supercoppa Europea di calcio ma è anche location fissa dell’annuale meeting di atletica, all’interno del calendario della Diamond League.

Progettato volutamente con uno stile architettonico “urbano”, riesce a fondersi perfettamente con il tessuto delle case circostanti e si nota a malapena la sua presenza, in quello che è un esempio virtuoso di stadio costruito in mezzo alla città.

La presenza della pista d’atletica, a differenza di molti altri stadi, è trascurabile e il Louis II offre una bellissima esperienza di gara durante le partite di calcio. Certo, di media l’affluenza spettatori non è così alta ma bisogna considerare che il Monaco è molto più una “squadra di provincia”, con una forte connotazione locale, di quanto gli ottimi risultati non facciano credere.

Nelle grandi partite di Ligue 1 o Champions League, comunque, il pienone è assicurato e anche questa volta la cornice di pubblico sarà senz’altro la migliore.

I tifosi della Juventus saranno collocati nella curva Populaires – settori G e H, l’unica parte scoperto dello stadio, con le alte arcate che fanno anche da simbolo dell’impianto. L’ingresso sarà al fondo del piazzale esterno, sulla destra guardando la facciata della tribuna principale.

Per quanto riguarda la logistica, Monaco è molto comoda da girare a piedi e dallo Stade Louis II alla Rocca – quindi alla zona del porto – il tragitto è piuttosto breve. Il centro commerciale di Fontvieille è un punto di ritrovo immediato (anche per i tifosi del Monaco) ma è anche la via d’accesso che permette di aggirare la Rocca e andare verso il centro del Principato (fra l’altro, risalendo verso Boulevard Charles III troviamo anche il megastore dell’AS Monaco, in un’area pedonale di recente costruzione).

Nella zona dello stadio, limitandoci sempre al quartiere di Fontvieille, ci sono anche alcune attrazioni molto interessanti come lo Zoo e il Museo delle Automobili dalla collezione del Principe.

I parcheggi sotterranei sono la soluzione migliore per chi arriverà in auto. La tariffa oraria diminuisce a ogni ora aggiuntiva di sosta, dettaglio che risulta perfetto per fermarsi a lungo in occasione della partita o di una visita al Principato (oltre al parcheggio “Stade”, nella zona del Louis II ci sono altri 6 parcheggi sotterranei molto comodi per i tifosi).

 

Antonio Cunazza, curatore di www.archistadia.it

Di Monaco e altri francesi

monaco

A Montecarlo dunque, a giocarsi sulla celebre ruota le chance di accedere alla nona finale di Coppa dei campioni (se non vi spiace continuiamo a chiamarla così). Avversario giovane, baldanzoso, brillante e tutto sommato con poco da perdere. Un sorteggio in chiaroscuro dunque, malgrado il sollievo di avere schivato l’astioso Atletico e il nobile Real, già squadrone di suo e insidioso per la scaramanzia.

Due i precedenti con la squadra del Principato, il primo quasi vent’anni fa, sempre in semifinale: dopo la rocambolesca qualificazione nel girone la Juve si sbarazza agevolmente della Dinamo Kiev e riceve a Torino all’andata la non banale compagine di Tigana, maestoso protagonista del calcio bleu degli anni ’80. Del Piero, all’epoca in stato di grazia, apre con una magistrale punizione, ma  Costinha trova presto il pareggio; si temono tempi cupi, ma due rigori (c’erano, c’erano) entrambi trasformati da Alex spianano la strada a una vittoria che diventa piena e rassicurante nel finale grazie a una rasoiata di Zidane. Il ritorno al Louis II si prospetta perciò poco memorabile, fuorché per Pippo Inzaghi, i cui connotati dopo una manciata di secondi subiscono un drastico cambiamento a opera del truce Diawara, che gli stampa il gomito sulla faccia: sangue, sostituzione e chirurgia plastica con un labbro rovinato il bilancio per Inzaghi, mentre l’abbronzato energumeno attira, non sorprendentemente, l’attenzione del Torino che lo ingaggerà tempo dopo.

In campo ci pensa proprio il subentrato Amoruso a spegnere rapidamente le velleità di rimonta, riducendo i monegaschi a giocare per l’honneur, tenuto alto da Léonard e Henry (sì, quello lì) e sancito da Špehar, non prima però che l’implacabile Del Piero abbia infilato Barthez con una splendida semirovesciata. È buffo, rivedendo il filmato, notare il difensore del Monaco che dopo la prodezza quasi si avventa su Pierino come a volergli rifilare un punitivo, frustratissimo calcione. 3-2 e finale dunque, la terza consecutiva (quarta europea contando anche l’Uefa 94-95) in cui soccomberemo al Real Madrid. Un copione, come si vede, che potrebbe ripetersi da qui a Cardiff, sperabilmente con esito diverso.

Ritroviamo il Monaco nella edizione di due anni fa ai quarti di finale cui il club biancorosso si è qualificato quasi in sordina da parente povero, e che pare quindi una ghiotta preda per la Signora reduce da un brillante ottavo col Borussia. Errore: il sagace Jardim imposta una partita difensiva accorta e ordinata, mette in vetrina qualche brillante individualità, in particolare il centrocampista Kondogbia che suscita una grande impressione prima di finire anzitempo la carriera all’Inter, e passiamo solo su rigore segnato da Vidal. Al ritorno Allegri restituisce però pan per focaccia e gioca la partita forse più trapattoniana (del Trap da trasferte) della sua gestione: il Monaco ha voglia e schemi ma non finalizzatori, e ne vien fuori uno 0-0 che scontenta gli esteti ma conduce alla semifinale…ancora col Real. Bilancio in attivo dunque, e ricorrenze: la finale, i blancos. Ce ne sarebbe già d’avanzo per illazioni cabalistiche, ma se allarghiamo lo sguardo all’integrale storia Juve-Francia scopriamo che i cugini d’oltralpe per lo più ci portano assai bene: su 14 incroci nelle coppe solo una volta la Juventus non si è qualificata – peraltro nel girone eliminatorio, quello 2009-2010 in cui rimediammo un 1-1 e uno 0-2 dal Bordeaux. Di più: avversaria francese significa finale. Solo due volte infatti non abbiamo raggiunto l’ultima sfida della competizione in cui abbiamo affrontato una francese, nel già citato 2009-2010 e tre anni dopo in Europa League, allorché eliminammo il Lione ma ci fermammo alla semi col Benfica. In tutti gli altri casi (Stade Française ’65, Marsiglia ’73, PSG ’84, ’90 e ’93, Bordeaux ’85, Nantes ’96) siamo sempre arrivati in fondo; nell’Intertoto ’99 francese fu la finalista Rennes, battuta, come ampiamente il PSG nella Supercoppa europea del ’96. La squadra della capitale d’altronde è per noi un autentico feticcio, visto che tutte le volte che l’abbiamo affrontata non ci siamo limitati a qualificarci, imbattuti, ma abbiamo vinto la relativa competizione. Ancora: i galletti in semifinale sinora hanno significato accesso all’ultima tappa: è successo con Bordeaux, PSG, Nantes e appunto Monaco, e solo in quest’ultimo caso come detto non abbiamo poi vinto la coppa. Quest’anno poi, col Lione nel girone, la dose di douce France è doppia…

Dunque più che in altri casi c’è materiale in abbondanza sia per sogni a occhi aperti che per teoria e pratica dei più elaborati e espliciti gesti apotropaici. Vorremmo restare neutrali, ma è pur vero che dopo la grande vittoria col Barcellona sulla Juve si va cumulando una tale quantità di gufate (sospettiamo non tutte involontarie) che ci è difficile tenere la mano lontana dal cavallo dei pantaloni.

Allonsanfàn dunque, e vista l’altra semifinale, “Franza E Spagna, purché se magna!”

Intervista a Sandro Sabatini: la Champions, SKY, Mediaset e Bar Mercato

Ciao, Sandro. Benvenuto nel miglior sito juventino degli ultimi centoventi anni.
Siete on line dal 2013…Facciamo quattro anni sul web e centoventi sul campo? Qui aggiungo uno smile e andiamo avanti. Rispondo su tutto.

Se dico calciomercato.com, che rispondi? Al termine dell’estate di due anni fa, scrivesti “Juve tra critiche e rimpianti”: le sconfitte, Allegri con idee poco chiare, il mercato incompleto…Il double di fine stagione quanto ti sorprese?
Malgrado la mia discreta autostima personale, non ho mai pensato di scolpire le Sacre Scritture. Ma il web, quello sì, fa miracoli: conserva tutto e lo propone come nuovo. Non credevo che quella Juve fosse finita dopo la finale persa a Berlino. Anzi…Il senso di quel pezzo era diverso: pensavo che per rimpiazzare i partenti Pirlo, Vidal e Tévez fossero necessari inserimenti più pronti rispetto a Khedira (allora convalescente), Hernanes (ripiego dopo aver inseguito Draxler) e Dybala. Scrissi che meriti e colpe andavano suddivise: non solo Allegri, ripetutamente ed unico bersagliato, ma anche Marotta e Paratici che avevano operato sul mercato.

Se dico Mandzukic…
Ok, ricordo: scrissi che Mandzukic valeva poco più di Llorente (opinione soggettiva) e che nell’Atletico Madrid aveva giocato poco (dato oggettivo). In più, aggiunsi che Dybala mi sembrava ancora acerbo per una grande squadra. Sbagliavo, ovvio.

All’inizio sono antipatico, miglioro strada facendo…Leggi Juventibus? Sennò, ci salutiamo qui!
Leggo Juventibus. Ma, senza offesa, scusate la sincerità, non è la prima cosa che faccio al mattino. Comunque, lo ammetto, almeno una ventina di accessi mensili sono miei.

Verificheremo…Quali pezzi ti garbano?
Sono un fanatico del “Bar Mercato”. Giuro: proprio un fanatico, perché è una splendida lezione di “ironia documentata”. Oltre a sorridere, qualche volta sghignazzare, apprezzo tantissimo il lavoro che c’è nel backstage: per cercare ed ordinare le dinamiche delle notizie, fino a rendere tutto gradevole ed impeccabile, ci vogliono sia tempo che passione, sia talento che bravura. In generale si intravede una squadra ben assortita: ognuno con il proprio ruolo, rosa ampia eppure spogliatoio affiatato. Ma voglio seminare un po’ di gelosie, quindi svelo i miei preferiti: Sandro Scarpa e Maurizio Romeo.

Saranno contenti due pezzi grossi come Momblano e Zampini…Cosa facciamo male e cosa/come potremmo fare meglio?
Non mi permetterei mai.

Calcio giocato. Non facendo riferimento diretto all’emittente per cui lavori, consideri adeguata la preparazione calcistica di telecronisti e seconde voci?
La preparazione tecnica dei commentatori è –in genere– assolutamente adeguata. Eppure subiscono critiche tipicamente italiane: sui social e nei forum sono giudicati tutti incompetenti, faziosi o inutili.

E mi permetto di chiedere se la popolarità di questo o quello (ex calciatore/allenatore) sia oltremodo discriminante circa la scelta del commentatore.
In Inghilterra, quando Gary Lineker dice “Mi spoglio nudo se il Leicester vince il campionato”, poi si conferma un divo del calcio in tv. Da noi sarebbe giudicato un pirla. Christian Vieri e Nicola Ventola sono apprezzati commentatori di beIN Sports (tv mondiale!), ma in Italia verrebbero trattati da coglioni.

Il presidente Confalonieri si scagliò contro la tv pubblica tedesca ZDF (e contro SKY, che all’epoca decodificò il segnale della Germania e permise la visione di alcuni match di Champions “out of Premium”) e la UEFA, al fine di tutelare l’onerosa esclusiva Mediaset. Prima di Juventus-Barcellona, ti chiesi se Canale 5 avrebbe trasmesso la gara; rispondesti che l’andata sarebbe stata in chiaro e il ritorno in “pay”. Anche voi come noi telespettatori venite a conoscenza in extremis?
La tempistica è simile a quella degli utenti, la spiegazione logica non spetta a me. Sulla tutela del diritto e sull’obbligo del dovere si basa il mondo intero, non solo Mediaset. Ed è innegabile che gli abbonati si siano sentiti trascurati con Barcellona-Juve in chiaro. Ma in questi due anni il prodotto complessivo Champions League, su Premium Sport, non teme confronti. Scusate se sembro presuntuoso, però nessun abbonato si è lamentato per qualità e quantità di ore trasmesse pre e post evento, oppure per le immagini, gli approfondimenti, le informazioni, i commenti, i reportage, eccetera…

Record storico di fatturato del Manchester United quando non disputa la Champions League”. Qual è la tua reazione a questa notizia?
Se la domanda è sui fatturati, credo che siano importanti ma non determinanti. Sono fondamentali gli utili, ecco. Ma nessuno ne parla.

Parliamone…
I soldi spesi e quelli incassati fanno il fatturato. I soldi spesi bene e incassati meglio fanno l’utile. Esempio: la Juventus ha preso Higuain e Pjanic (attaccante e centrocampista) con i milioni incassati da Morata e Pogba (attaccante e centrocampista) e forse sono avanzate anche un po’ di “utili” monetine.

La Juve e i pezzi mancanti che in effetti non sono mancati. Quando è partito Pogba, dopo Vidal, ed è arrivato Pjanic, quante volte ti sei chiesto chi avrebbe recuperato palla? E chi pare recuperarne di più?
Ad occhio proprio Pjanic. Ma è solo un’impressione, senza supporto delle statistiche perché -sinceramente- delle stats mi interesso relativamente. Per intendersi, impressioni mie difficili da supportare con le statistiche: nella Juventus attuale, Pjanic ha fatto dimenticare Pirlo e Pogba è stato rimpiazzato da Mandzukic.

Llorente avrebbe fatto lo stesso lavoro di Mandzukic…(scherzo)?
Il ruolo migliore per Mandzukic è tuttocampista, non attaccante.

Fossi un’agenzia di scommesse, a quanto quoteresti Mandzukic titolare nella stessa posizione attuale per la stagione ventura?
Non c’è quota (con Allegri allenatore).

Il tuo corregionale resta anche se vince tre trofei su tre?
Resta perché è un bischero!

Ora spieghi “bischero”…
Se fosse un freddo calcolatore, andrebbe via dopo tre anni in cui il 90% della gente ha detto/pensato “Colpa di Allegri” ogni giorno, dalla mattina alla sera, dalla prima amichevole estiva ai saluti di fine scuola. Invece resterà, perché non ha mai fatto catenaccio di convenienza personale. Anche da giocatore era così: dribbling, profondità, cambi di gioco. Avesse avuto la testa che ha adesso, avrebbe giocato dieci anni in nazionale.

“Mai visto squadre che vincono trofei e giocano male”. Possiamo smentire Allegri con la storia di Roberto Di Matteo?
Sia quel Chelsea che quel Di Matteo trovarono tanta fortuna. Tantissima fortuna. Quella che capita una volta nella vita, anzi due: in semifinale e in finale. Ma bisogna ricordare quanto fossero in credito con la buona sorte, il rigore-scivolata di Terry nella Champions precedente…

La prossima stagione Conte riascolterà la musichetta “Ce sont les meilleures équipes…”…
Se la merita. Ed il Chelsea, con un paio di acquisti giusti, se la giocherà da protagonista.

So che non ami le statistiche. Ti chiedo comunque se per la Juve europea è più significativo aver perso zero gare, aver subìto solo due gol da settembre o averne subìti zero da Messi-Neymar-Suárez in 180’.
Credo siano tre “significati” collegati tra di loro. Ma quello più impressionante è non aver subito gol (e nemmeno tiri in porta) da Messi-Suarez-Neymar.

Innegabile sentimento popolare: Juve top club fino al confine. Ha superato il pluri-eurotitolato Milan per semifinali raggiunte nella nuova Champions, 7-6. Lo storico delle molte finali perse è l’unico sposta-pensiero?
Sì. Risposta secca.

 

(Berlino, 6 giugno 2015 – Foto de La Repubblica)

In questa Champions, tre scudettate (Legia, Copenhagen e Ludogorets) hanno raggiunto almeno il 3° posto nel girone (Europa League) partendo dai playoff; la routine è finire quarte, fuori dall’Europa. Ti piace questa competizione? Come la vorresti?
La Champions è molto bella così: nettamente la migliore competizione sportiva, seconda solo ad Olimpiadi e Mondiali. Nettamente. Ed in futuro sarà ancora più bella: dalla stagione 2018/19 diventerà l’NBA del calcio europeo.

Perché?
Perché parteciperanno le squadre più forti ed affascinanti, senza, appunto, intrusioni di “miracolate” dai playoff.

La Germania senza semifinaliste in Europa, non accadeva da dodici anni. Ciclicità o…?
Il Bayer Leverkusen oppure i Borussia sono episodi isolati. La Germania è solo il Bayern, che quest’anno ha avuto la sfortuna di sorteggio e guardalinee maledetti ai quarti contro il Real Madrid.

Però in Juve-Bayern di un anno fa…
Un anno fa ebbe la sfortuna di un sorteggio “difficile” e la fortuna di un arbitraggio “facile” al ritorno.

Chi è il miglior calciatore italiano senza paletti di età e ruolo?
Buffon.

Il secondo e il terzo?
In attività a prescindere dal momento attuale?

Esatto.
Totti e Barzagli.

Semi-citando Bergomi, “lo vuoi rivedere” Donnarumma o quel che hai ammirato ti basta ed avanza per nominare Gigio discendente di Gigi?
Tecnicamente, sì. Umanamente…Non lo so, perché non lo conosco ed è ancora troppo giovane. Non ho certezza, ma ho l’impressione che l’importanza di Buffon nello spogliatoio sia pari a quella in campo.

Chiacchierando con amici e colleghi, realizzo che pochi sanno che nel tuo curriculum c’è anche FC Inter.
Ho lavorato all’Inter dal marzo 1994 al gennaio 2001. Facevo l’addetto stampa, come mi sono sempre “autodefinito”, anche se sul biglietto da visita ho alternato “Responsabile relazioni esterne” e “Capo Ufficio Stampa”. Etichette. Tenevo i rapporti con i media, cercando di fare al meglio un lavoro non proprio adatto al mio carattere e alle mie caratteristiche. Comunque è stata un’esperienza gratificante, che mi ha arricchito professionalmente, perché mi consente oggi di intuire con più immediatezza qualche dinamica societaria e di spogliatoio.

Come giudichi le schermaglie seriose tra i club di Serie A (a mezzo di comunicati bizzarri)? Invidi il fair play e gli sfottò sui social tra le società di Liga e di Bundes?
Bello ed impossibile (se volete, provo anche a cantarlo/stonarlo). In Italia, club e tifosi sono troppo permalosi per accettare l’ironia e/o sperimentare l’autoironia. Ma non è una critica, eh. Questione di storia, carattere, campanile…Come santi, poeti e navigatori, siamo un Paese da zona Champions e non di più. Invece, come rosiconi siamo Campioni del mondo in scioltezza.

Cosa era/è per te SKY Sport (ti ricordo con piacere vice-caporedattore, eri la disponibilità fatta persona)?
SKY in generale e SKY Sport 24 in particolare sono stati la mia seconda famiglia. Ho lavorato dal 2004 al 2015, undici anni emozionanti ed appassionanti. Istruttivi ed irripetibili. In compagnia di colleghi e colleghe di eccellente bravura, a SKY ho dato me stesso. Mi sono identificato in tutto e per tutto. Anche troppo.

Hai voglia di dettagliare il divorzio dal gruppo nel 2015?
Il divorzio da SKY è stato consensuale, per due motivi: avevo maturato il progetto di cambiare lavoro e trasferirmi in Australia con la famiglia; era cambiata la Direzione e non mi sentivo più gratificato. Poi è arrivata la telefonata di Alberto Brandi (direttore Premium Sport), c’è stato un pranzo con Yves Confalonieri, Mediaset “è” la tv e…L’Australia mica si muove! Ci andrò tra un po’.

Australia? WOW! Dovrei fare il bravo e non investigare, ma…
Sulla scia di alcuni amici di Montecatini che si erano trasferiti a Perth, avevo tentato la strada giornalistico/sportiva però ostruita dai problemi linguistici. Poi avevo pensato a una pizzeria/un ristorante con musica dal vivo e i televisori alle pareti per vedere le partite da tutto il mondo ed a tutte le ore, con un via-vai di giovani che facevano tappa prima o dopo la scuola. In pratica vorrei ingrandire, e trasferire in Australia, il salotto di casa mia.

Tienimi in considerazione per la seconda opzione, a patto che i match della Juve siano mai oscurati! Grazie davvero, Sandro.
Ho il tuo numero…È stato un piacere, Giacomo.