#ZeroDieci – La La Juve Land

ZERO – è il margine di errore che la Juve concede all’incertezza. Aggredisce e divora come un coccodrillo, azzanna e trangugia come uno squalo, oppure, come con l’Empoli, controlla, anestetizza, avvolge in una ragnatela e colpisce in sequenza rapida da cobra. La Juve gioca le sue gare prima di scendere in campo, sa cosa fare, come farlo e ha qualità per terminare il lavoro in modo perentorio. GLI SPIETATI (1993).

UNO – il tiro concesso ad un Empoli che prova a pressare e giocarsela, senza schiacciarsi in area e resiste allo Stadium più di ogni altra in stagione (51′). Zero i tiri del Porto, 2 a testa per Palermo, Cagliari, Crotone, Inter, Sassuolo, Milan e Lazio, coi guizzi di Bacca e Chochev. Sembra banale contro l’Empoli, ma grazie al solo gol preso nelle ultime 7 la Juve ne ha ora 6 meno della Roma e 12 meno del Napoli, grosso modo i punti di distacco. E, nel turnover dei centrali dai Barzagli-Chiellini di Champions ai Bonucci-Rugani in A la bindatura è la stessa. E su Rugani: non ne sbaglia mezza, solidità impressionante ed è un ’94. MILLION DOLLAR BABY (2005).

DUEalla schizofrenia di media, giornalisti, popolo social, mister e calciatori. Settimane di moviole per il nulla di Juve-Inter, pochi istanti per le assurdità di Milan-Sassuolo (bis). Bava alla bocca per i presunti rigori contro la Juve, aplomb e silenzio tardivo di Pioli e Gagliardini contro la Roma (al 12° rigore…). Anche Sarri accantona le solite scuse. A questo punto ci manca Mazzarri, unico e coerente nel lamentarsi sempre, non a giorni alterni. RAIN MAN – L’uomo della pioggia (1989)

TRE – passaggi sbagliati (su 62) di Pjanic. 95,2% di precisione che segue il 91% contro il Porto. Precisione, volume e qualità sopraffina per il pianista (scortato stavolta da Marchisio) che olia la manovra, innesca a turno le fasce o prova le imbucate. Mire al centro di tutto è la svolta magistrale: più palle tocca più il tono cresce, più tutto passa da lui più la Juve diventa leggera ed efficace. Anche senza Khedira e l’appoggio di Dybala, Pjanic titilla tutti i tasti e le corde di uno spartito magistrale. A BEAUTIFUL MIND (2002).

QUATTRO – recuperi e contrasti vinti di Sturaro, corpo avulso di una rosa dalla qualità tecniche di livello superiore eppure sempre volitivo, con i recuperi palla alti, e tormento alla manovra empolese. Non siamo certi di volere uno Sturaro anche nel futuro bianconero, ma va ricordata la sua gara monstre proprio contro la Roma (gara che sd oggi decide il torneo) quando surclassò il centrocampo giallorosso (il doppio dei recuperi/tackle di Nainggolan…) e chiamò Szczesny al doppio miracolo. Sturaro è questo, uomo da guerra. CRASH – contatto fisico (2006). 

CINQUE – gare prima della sosta (sì, ritornano le nazionali…). Mini-rush decisivo che si apre con la calda semifinale col Napoli, poi le non banali trasferte a Udine e Genova (Samp), con in mezzo le due gare interne tutt’altro che scontate con Milan e Porto. La sorprendente Roma tiene botta e dovrà affrontare un tour de force tra derby, Napoli e Lione. I 7 punti non vanno erosi per approcciare la fase calda di Champions in modo deciso e tenere a distanza una Roma sterilizzando la sfida diretta nella tana dei lupi. Sfida accettata! BALLA COI LUPI (1991).

SEI – a Mandzukic, in calo rispetto alle prime folgoranti prestazioni col nuovo modulo in cui travalicava il ruolo e tracimava imperversando sui terzini. In gare d’attesa e di paziente tessitura Mario è più a disagio, meno onnipotente, dando il suo apporto ma sprecando in zona gol. Quando però si tratta di aprire una gara e arrivano i cross Mandzukic si eleva a dominatore fisico d’area e sigilla la gara (come a Crotone). Allegri lo ha dichiarato senza mezzi termini, non ha sostituti. In guerra ci va sempre con Marione. IL GLADIATORE (2001).

SETTE – ancora a Dani Alves. Dopo le incoraggianti prove con Crotone e Palermo e la zampata col Porto, si carica il peso della manovra con 122 tocchi (30 più del secondo, Alex Sandro), 85 passaggi, 5 key passes, decine di cross, 7 recuperi, contrasti vinti e spazzate e una presenza continua in appoggio. Sicuro dietro, mai banale in ripartenza, mette due cross in testa a Manzukic e apre lo spazio al cross vincente di Cuadrado, poi trova Sandro in mezzo all’area per il 2-0.  THE ARTIST (2012).

OTTO – a Caldara dominatore e artefice dell’impresa a Napoli. In molti storcevano la bocca all’acquisto esoso di un altro centrale (15 milioni più 6 di bonus) magnificando le prime gare di Gagliardini (23 milioni più 3 di bonus) in una fase in cui la Juve latitava a centrocampo. Ci si dimentica che il dominio di questi anni nasce da dirigenza, mercato e programmazione. E’ molto più complicato trovare un centrale di qualità (giovane e italiano) che un centrocampista (nemmeno prolifico…). Dopo Barzagli (35 anni), Chiellini (33), Bonucci e Benatia (30), Caldara (23) andrà ad affiancare il coetaneo Rugani (23). Una tradizione/collezione difensiva chiave di volta su cui costruire l’arco di successi. Con Caldara sugli scudi anche Spinazzola, futuro bianconero. NON E’ UN PAESE PER VECCHI (2008).

NOVE – ad Alex Sandro, perché in una delle gare più umane (dopo la prestazione da deus robotico a Porto) travolge tutto e tutti nella ripresa, con pezzi di bravura tecnica e strapotere fisico “alla Alex Sandro” e un movimento spalle alla porta da centravanti vero. Si vola altissimi col miglior terzino (ad oggi) in Europa. BIRDMAN (2015).

DIECI – alle TRENTA vittorie di fila allo Stadium. Trenta sfide da 90′ mai scontati, mai troppo ovvi…c’è sempre un rimpallo, un tiro della domenica, una giocata fortuita, legni, disattenzioni. Tutto può accadere in 90′, e in 30 gare capita una prestazione meno intensa, un impegno sottogamba, una diatriba interna. Vincere non è mai banale, farlo inesorabilmente per TRENTA volte di fila, anche con un gap notevole, ma in un torneo insidioso di veleni sotterranei, è eccezionale. La Juve va oltre qualsiasi dominio interno, oltre i Real e i Barcellona, oltre il Bayern attuale. Lo Stadium è un luogo dell’anima, è come in La La Land un “mondo dei sogni” un “fuori dalla realtà”. DA QUI ALL’ETERNITA’ (1954).

Sandro Scarpa.