10 Talking Points: la buia trasferta crotonese

Bentornati a “10 Talking J-Points“, ecco le dieci cose che ci ha detto Crotone-Juventus:

1. Confusione. Ripercorrendo i 90 minuti di ieri sera e, più in generale, le due settimane appena trascorse, è questa la prima parola che viene in mente. Dalla non-partita col Napoli e dall’acquisto di Chiesa nell’end-day del mercato alla trasferta di Crotone, passando per l’assemblea degli azionisti, il 3-0 a tavolino, il contagio di Ronaldo e il virus intestinale di Dybala, sono stati 15 giorni intensi, ma molto confusi e questa confusione si è vista anche in campo. C’è ancora tanto lavoro da fare.

2. Due trasferte, due pareggi, due punti. È questo il primo dato stagionale non molto confortante. Al di là di come siano maturati questi due pareggi e di quante attenuanti possano giustificarli (sappiamo bene quanto poco rilevino questi discorsi in ambiente Juve), quel che resta è il dato, nudo e crudo. Negli ultimi 5 anni (e 5 scudetti), la Juve ha pareggiato mediamente 5 volte all’anno in 38 giornate. Quest’anno, siamo già a quota 2 e ne mancano altre 34 (o forse 35).

3. Sarebbe ingeneroso mettere già in discussione Pirlo, come ho visto fare a qualcuno. Quel che ho sempre sostenuto (anche l’anno scorso con Sarri), è che c’è un tempo per ogni cosa. Quello di mettere in discussione Pirlo non è ancora arrivato e mi auguro che non arrivi mai.

4. Non si può fare a meno di notare che rispetto all’undici di partenza di Roma, Pirlo ha cambiato 7 interpreti, alcuni per cause di forza maggiore, altri per scelta, e ben 6 di questi erano all’esordio da titolari in stagione. Se è vero che dall’esterno bisogna continuare a dare massima fiducia a questo progetto, è bene che dall’interno coach Pirlo sia accompagnato maggiormente nelle scelte, almeno in questa fase iniziale dell’annata e della sua carriera, perchè altrimenti si corre il rischio di peccare di superbia e inesperienza. La squadra ha bisogno di certezze e di punti fermi.

5. Due rigori concessi e due espulsioni, un’altra statistica curiosa e parecchio preoccupante. Ad essere una delle squadre che subisce più rigori siamo ormai abituati, ma questo non significa che possiamo permetterci il lusso di commettere così spesso ingenuità clamorose che compromettono le partite. Si può sempre star a discutere sul metro di giudizio, su cosa ha visto l’arbitro e sul perchè gli asini non volano, ma quella è roba da “moviolari” e la lasciamo a loro. La verità è che serve più lucidità e più concentrazione, anche e soprattutto nella nostra area di rigore. Avremmo già dovuto imparare la lezione dopo il famoso rigore di Madrid nel 2018 e dopo quello di Depay di qualche mese fa, ma temo che ci siano problemi di apprendimento.

6. Ancora tanta, troppa fatica nel macinare gioco. A prescindere dagli episodi e dalle assenze, una squadra come la Juve deve mettersi nelle condizioni di sovrastare l’avversario, di dominare la partita, di creare tante occasioni da gol, anche a costo di concedere qualcosa in ripartenza. Dovremmo cercare di farlo in ogni incontro, specie in quelli contro squadre che, pur ben organizzate, sono modeste e nettamente inferiori. E invece, nulla di tutto ciò si è ancora visto. Aspettiamo, fiduciosi.

7. Capitolo assenze: non sono una causa di giustificazione della magra prestazione di ieri sera, ma esistono, sono un problema e si fa fatica a non notarle. Con Cristiano, Dybala e De Ligt sarà un’altra musica, speriamo di rivederli presto in campo insieme.

8. Una delle poche buone notizie che ci ha dato la trasferta crotonese: finalmente abbiamo un centravanti. Grazie Alvaro!

9. Agrodolce l’esordio di Chiesa in bianconero. L’assist decisivo, poi il rosso diretto. Il ragazzo ha tanta voglia (forse troppa) e lo si è visto. Ha pagato un esordio in una Juve decisamente a mezzo servizio ed una decisione probabilmente troppo severa, ma imparerà che vestire la maglia della Juventus significa anche questo. Benvenuto al “tavolo dei grandi“, Fede!

10. Non c’è tempo per rimpiangere i punti persi. Ci aspettano tre settimane incandescenti, che potranno finalmente restituirci un’identità e dirci chi siamo. Martedì inizia la Champions ed è a Kiev che dev’essere ora la nostra testa, perchè lì i passi falsi non sono concessi e sarà bene farsi trovare pronti. Fino alla fine.