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I bianconeri dilagano nel secondo tempo: quattro gol per la quarta Coppa Italia consecutiva

E sono quattro, una in fila all’altra. La Juve spazza via il Milan e conquista la Coppa Italia, ancora una volta, riscrivendo l’ennesimo record di questi anni straordinari.  La bellissima coreografia dei tifosi rossoneri a inizio partita evocava il poker, con quattro giganteschi assi sugli spalti. La Juve ha raccoglie la sfida e li cala in campo. Benatia, due volte, Douglas Costa e l’autorete di Kalinic certificano il rotondo successo e la posta è il primo trofeo della stagione.

EQUILIBRIO

Allegri che schiera Mandzukic al centro del tridente, con Dybala e Douglas Costa ai lati, e Cuadrado ancora terzino destro, aveva previsto alla vigilia una partita equilibrata e non si era sbagliato. La Juve inizia con un possesso palla convincente e con un’intuizione di Douglas Costa che libera Khedira, il cui rasoterra, rallentato da Romagnoli, viene bloccato da Donnarumma, ma il Milan non sta a guardare e una doppia triangolazione tra Calhanoglu e Cutrone porta quest’ultimo al tiro, che Buffon respinge. È una gara piacevole, che entrambe le squadre affrontano senza tatticismi eccessivi, anche se il copione e chiaro: la Juve mantiene l’iniziativa e i rossoneri si chiudono e aspettano di poter sfruttare la rapidità dei propri giovani. Douglas Costa si fa vedere ancora con un sinistro al volo dal limite dell’area, ma non centra la porta, così come Dybala, pochi minuti più tardi. Dalla parte opposta Suso dà qualche problema a Buffon con un tentativo da fuori area che viene sporcato e cambia traiettoria, trovando però il riflesso del capitano bianconero, poi Romagnoli mette a lato un destro di prima intenzione dai sedici metri. La Juve cerca spesso il gioco sulle fasce, coinvolgendo Douglas Costa e Cuadrado, ma anche le percussioni centrali di Dybala possono essere efficaci: l’argentino arriva al tiro dopo un dribbling in area, indirizzando però tra le braccia di Donnarumma, che non ha difficoltà a bloccare neanche il colpo di testa di Mandzukic, imbeccato da Cuadrado. Ritmo non trascendentale, ma comunque più che accettabile, otto tiri per la Juve, quattro per il Milan, ma nessuna limpida occasione da gol: il primo tempo si chiude a reti bianche, senza aver regalato sussulti particolari.

CINQUE MINUTI PER LA COPPA

Il Milan è più aggressivo in avvio di ripresa e dopo un colpo di testa di Bonaventura e un destro di Calhanoglu, entrambi centrali, ancora Bonaventura crea qualche apprensione alla difesa bianconera, andandosene sulla sinistra e mettendo in mezzo un traversone basso che attraversa tutta l’area, e non trova Suso solo grazie al tempismo di Douglas Costa. La Juve fiuta il pericolo, reagisce e colpisce. Dybala impegna due volte Donnarumma, prima con un sinistro a giro respinto, poi con una sventola dal limite messa in angolo. E sugli sviluppi del corner, ecco la girata di testa di Benatia che si infila nell’angolino e sblocca il risultato.
Il vantaggio non appaga i bianconeri e men che meno Dybala, che parte dalla tre quarti campo, si infila tra quattro avversari, li supera con un dribbling secco e spara una sventola che Donnarumma vola a deviare in angolo. Quello del portiere rossonero è un grande intervento, ma i due successivi sono da dimenticare e valgono la Coppa per la Juve: al 16′ Douglas Costa riceve al limite da Cuadrado e scarica un sinistro a mezza altezza che Donnarumma prova a bloccare e, non riuscendoci, vede il pallone rotolare nell’angolino alla sua sinistra. Tempo di mettere in angolo un altro tiro del brasiliano, e commette lo stesso errore sul colpo di testa di Mandzukic: il pallone gli sfugge di mano e Benatia è rapidissimo a infilare la sua doppietta personale e a chiudere la partita. Dal suo primo gol sono passati cinque minuti…

ALZALA CAPITANO!

Il Milan potrebbe riaprirla con un intervento rischioso di Matuidi, che per anticipare Borini rischia un clamoroso autogol, colpendo il palo alla destra di Buffon. E invece la Juve dilaga e proprio grazie a un’autorete: al 31′ Kalinic sporca il cross dalla bandierina di Pjanic e mette fuori causa Donnarumma, infilando nella propria porta il poker bianconero. La festa può iniziare con un quarto d’ora di anticipo, ma c’è ancora il tempo per ammirare Buffon, che respinge da campione prima il tiro di Locatelli, poi il tentativo di ribattuta di Borini. E dopo aver strappato gli applausi dell’Olimpico, Gigi può andare a prendere la Coppa. Gli altri anni aveva lasciato l’onore ad altri, ma questa volta è tutta sua. Alzala capitano! Alzala! È la quarta di fila! Ed è sempre bellissima!

JUVENTUS-MILAN 4-0

RETI: Benatia 11′ e 19′ st Douglas Costa 16′ st, Kalinic aut. 31′ st

JUVENTUS
Buffon; Cuadrado, Barzagli, Benatia, Asamoah; Khedira, Pjanic (42′ st Marchisio), Matuidi, Douglas Costa (28′ st Bernardeschi), Mandzukic, Dybala (38′ st Higuain)
A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, De Sciglio, Lichtsteiner, Howeds, Rugani, Alex Sandro, Sturaro, Bentancur
Allenatore: Allegri

MILAN
Donnarumma G.; Calabria, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez; Kessie, Locatelli (35′ st Montolivo), Bonaventura; Suso (23′ st Borini), Cutrone (17′ st Kalinic), Calhanoglu
A disposizione: Storari, Donnarumma A., Musacchio, Abate, Antonelli, Zapata, Biglia, Mauri, André Silva
Allenatore: Gattuso

ARBITRO: Damato
ASSISTENTI: Di Fiore, Dobosz
QUARTO UFFICIALE: Guida
VAR: Irrati, Vuoto

AMMONITI: 16′ st Dougla Costa 28′ st Calabria)

Juve-Milan 4-0: un poker al sapore di leggenda

L’avversario storico era l’avversario perfetto per scrivere quest’altra pagina di leggenda, e così è stato, Milan miglior attore non protagonista di questa serata, il primo ringraziamento va fatto alla squadra di Gattuso: bravini nella prima frazione, giocata dalla Juve al piccolo trotto come tante altre partite di questa stagione, poi sono bastati meno di dieci minuti per fare un sol boccone del Diavolo. Un cambio di ritmo di Douglas Costa, una battuta di Pjanic, qualche tiro pericoloso di Dybala, ma alla fine il matador della serata è l’uomo meno atteso, uno dei più criticati nelle ultime settimane: Benatia, sua la doppietta che ha prima sbloccato il risultato e poi messo il sigillo su questa quarta Coppa Italia di fila della storia bianconera. Tutte targate Massimiliano Allegri: criticato, meritatamente alcune volte, esageratamente tante altre, ma sarà molto difficile ritrovare in futuro su quella panchina un allenatore più vincente.

Cos’altro ha raccontato la serata dell’Olimpico? Solite ombre, solite luci, qualche sprazzo di bellezza a dimostrare quanto questa squadra avrebbe potuto dare di più, ma cosa si sarebbe potuto chiedere davvero di più dopo l’ennesimo trionfo? Emblematico, inoltre, il confronto fra Buffon e Donnarumma: il vecchietto che dà ancora una lezione all’allievo, sintomo che forse non è ancora arrivato il momento del passaggio di consegne, o forse è stato il canto del cigno con la chiusura del cerchio perfetto. Due parate decisive da un lato, due interventi dall’altro con due papere però decisive. Non è, però, la serata per parlare degli altri, questo è il momento della festa bianconera.

Questa è la serata della festa per Buffon – ancora lui – all’ultima finale in carriera, per Barzagli che forse lo seguirà a ruota, per Asamoah che un rinnovo però lo meriterebbe, per Pjanic tornato decisivo con i suoi calci da fermo, per Douglas Costa che dimostra ancora una volta di essere il valore aggiunto di questo gruppo fantastico. Per tutti i calciatori della Juve che hanno ancora una volta reso magica una partita della Vecchia Signora: signore e signori, lo si ribadisce, forse stasera non ve ne siete accorti, forse non siete consapevoli di quello che è successo. La Juventus è leggenda, la Juventus è la squadra italiana più forte di sempre, la parola Juventus fa rima con dominio: la Juventus è la Juventus. Poi si continui a far parlare il popolino di complotti e giochi di potere, nel frattempo qualcun altro si concentra sulle cose serie. Fino alla fine, ovviamente.

Fabio Giambò

L’impatto di Douglas Costa sulla Juve e sulla Serie A

douglas costa

Non era difficile immaginare, anche a bocce ferme, quanto sarebbe stato semplice per ogni tifoso bianconero innamorarsi di Douglas Costa De Souza. Le premesse c’erano tutte: età giusta, curriculum importante, velocità supersonica e dribbling ubriacante che la Juve osservò da molto vicino già nella doppia sfida col Bayern, numeri da giocoliere brasiliano uniti a concretezza europea, quel numero 11 che sembrava finalmente aver trovato un degno possessore.

A giochi quasi chiusi, possiamo tranquillamente erigere il funambolo verdeoro, il quale nell’ultimo periodo ha letteralmente preso per mano la Juve, sul podio dei migliori acquisti della coppia Marotta&Paratici, coi 46 milioni di euro complessivi necessari alla sua conferma che appaiono quasi una rapina a mano armata se paragonati ai prezzi che circolano tra i top europei. Esatto, Douglas Costa fa assolutamente parte dell’élite europea e mondiale degli esterni offensivi, a noi resta l’ingrato compito di provare a raccontare il suo impatto sulla Juventus e su tutta la Serie A.

douglas costa

Douglas Costa ci era stato presentato come un giocatore capace di incidere partendo da ogni zona del campo, preferibilmente dalle fasce ma anche in posizione centrale. Il dibattito sulla sua posizione preferita ha tenuto banco per poco più di un mese, dopodiché il brasiliano si è rivelato l’esterno più duttile della rosa bianconera: con Cuadrado abile e arruolabile o Dybala utilizzato da ala destra, Costa si è sistemato sull’out mancino, con il colombiano assente e/o l’argentino schierato al centro l’ex Bayern ha giocato sulla corsia destra, con esiti sempre positivi in termine di rendimento. La tabella di Whoscored (la quale non tiene conto dei subentri) conferma tale tesi: Douglas Costa ha giostrato sia a destra che a sinistra, nel 4-2-3-1 come nel 4-3-3, con sporadiche comparsate da trequartista o addirittura da centrocampista centrale, senza praticamente mai modificare il suo elevatissimo rendimento. La heatmap di Sofascore ci permette invece di compiere un’osservazione meno ovvia: quando gioca a piede invertito Douglas non è il classico esterno da taglio e tiro in porta (sebbene abbia realizzato una rete fantastica in questo modo), alla Robben per intenderci, o da cross a rientrare dalla trequarti, ma è capace con disinvoltura di prendere il fondo e mettere il pallone in mezzo col piede debole, come in occasione dell’assist per Bernardeschi contro il Cagliari di cui sotto. Con due soluzioni sempre a disposizione su ambo le fasce, un giocatore con una classe simile diventa praticamente immarcabile.

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Doppio passo, lieve finta a rientrare sul piede forte che manda fuori tempo due difensori, accelerazione e cross di destro

Fatte le doverose premesse, l’impatto di Douglas Costa sulla fase offensiva bianconera è immediatamente evidente se analizziamo un particolare fondamentale: i dribbling. Lo scorso anno la Juventus era quinta nella classifica dei dribbling riusciti a partita con 10,7, dietro a Inter, Atalanta Fiorentina e Lazio nonostante la presenza in rosa di giocatori abilissimi nell’1 contro 1 come Cuadrado, Alex Sandro e Dybala; il miglior dribblatore della squadra era proprio l’argentino con 2,2 dribbling riusciti, settimo in classifica con Suso e Fofana, ben distante dal capolista Felipe Anderson (3,3). Ora che tra le file bianconere c’è il giocoliere brasiliano, la Juve domina la classifica dei dribbling positivi con un ottimo 13,5, ben distante dal 12,1 della Lazio seconda in classifica; Douglas Costa è inoltre il miglior dribblatore della Serie A alla pari con Felipe Anderson (3,4 riusciti a gara), rispetto al quale ha disputato quasi 800 minuti in più, fornendo un campione ben più significativo. Oltre all’ovvia capacità di saltare gli avversari in progressione sfruttando la propria velocità supersonica, nel repertorio di Douglas vi sono tocchi di suola, sterzate verso l’interno con entrambi i piedi, doppi passi ed elastici. Li avrete già visti mille e mille volte, quindi vi proponiamo questo elastico inverso con tunnel risalente al periodo nello Shakhtar, magia che ancora non ci ha mostrato in bianconero:

Tecnica brasiliana unita a concretezza europea, dicevamo all’inizio: è la combinazione che rende Douglas Costa un giocatore di altissimo livello, secondo miglior assistman della Serie A con 12 passaggi vincenti, a due lunghezze dal capolista Luis Alberto. Attenzione però all’impiego in campo: lo spagnolo della Lazio ha disputato quasi 1000 minuti in più di Douglas, che ha inoltre servito tutti i suoi assist a palla in movimento, senza alcun bonus proveniente dai calci piazzati. Limitatamente alla rosa bianconera, il brasiliano è il migliore nelle assistenze complessive davanti a Pjanic (8), altro deputato ai calci piazzati, mentre come rapporto assist effettuati/minuti giocati si piazza appena dietro a Bernardeschi, forte dei 6 passaggi vincenti in poco più di 700 minuti disputati. Il brasiliano è anche il secondo miglior juventino per key pass a partita (1,9), alla pari con Cuadrado e vicinissimo a Pjanic (2 netti).

Se la Juventus ha giovato dell’approdo di Douglas Costa, è anche vero che il brasiliano in Italia ha toccato picchi di rendimento mai raggiunti da quando è arrivato nel grande calcio europeo: il numero 11 ha eguagliato le due stagioni in Bundesliga per gol segnati (4), superandosi per quanto riguarda gli assist (9 nella stagione migliore al Bayern contro i 12 attuali), i dribbling riusciti a partita (di pochissimo: 3,4 contro 3,3 nel 2015/16) e i key pass (idem, 1,9 contro 1,8). Douglas ha altri due partite per migliorare i suoi numeri, ma già ora è facile constatare quanto sia stato devastante il suo impatto sul nostro campionato; dopo tanti tentativi andati in fumo in modo più o meno eclatante, la maglia numero 11 è finita sulle spalle giuste.

Coppa Italia, Finale: Juventus Milan 4-0

di Luca Rossi


 La Juventus gioca un’ottima partita contro un Milan che ha retto un tempo e poi è stato affossato da un avversario più forte e dagli errori dei singoli. Quarta coppa Italia consecutiva, sempre più nella storia


Dopo ormai avere messo in cassaforte lo scudetto con la vittoria contro il Bologna e il successivo pareggio del Napoli contro il Torino la Juventus in quel di Roma si gioca l’ultimo trofeo ancora disponibile di questa stagione: la Coppa Italia.  È la quarta finale consecutiva in quattro anni di gestione a firma Massimiliano Allegri e quindi per la quarta volta di fila i bianconeri hanno la possibilità di mettere il segno il “double”. Il tecnico toscano, che deve fare i conti con l’assenza di Chiellini, opta per l’ibrido 3-5-2/4-4-2 già visto contro il Bologna in cui sorprende  Mandžukić dal primo minuto in luogo di Gonzalo Higuaìn. Per il resto viene confermato Cuadrado terzino e ritorna al centro della difesa Benatia. La formazione recita: Buffon; Cuadrado, Benatia, Barzagli, Asamoah; Khedira, Pjanić, Matuidi, Douglas Costa; Dybala, Mandžukić.

Gattuso, dal canto suo, deve fare i conti con l’assenza di Biglia come perno del centrocampo e punta su Locatelli dal primo minuto. Il ballotaggio come terminale offensivo se lo aggiudica Cutrone battendo la concorrenza di Andrè Silva e Kalinić. La porta di Donnarumma è difesa da Calabria, capitan Bonucci, Romagnoli e Rodriguez; Kessié e Bonaventura fanno compagnia a Locatelli in mediana mentre il tridente offensivo prevede insieme a Cutrone Suso a destra e Çalhanoğlu a sinistra.

Fin dai primi minuti sono ravvisabili degli aspetti della strategia bianconera che caratterizzeranno l’intera partita: un pressing molto alto e armonico che vede Mandžukić, profilo ottimale per questo tipo di strategia, e Dybala disturbare costantemente i possessori del pallone con Pjanić a uomo su Locatelli e gli esterni alti sui terzini. Matuidi spesso invece rimane basso su Kessié per reggere il duello aereo.

Mandzukic e Dybala marcano i centrali difensivi; Pjanic sta su Locatelli mentre Costa chiude Calabria sull’esterno. Donnarumma può solo lanciare lungo

Così facendo i bianconeri mettono  in enorme difficoltà la circolazione bassa avversaria e spesso viene chiamato in causa Donnarumma che tutto sommato riesce a districarsi discretamente coi piedi. I risultati di tale strategia però son evidenti e consistono in un’interruzione sistematica dell’impostazione bassa rossonera e in un recupero molto spesso alto del pallone.  L’unica controindicazione, verificatasi in poche circostanze per la verità, si ha in caso di duello aereo e conseguente seconda palla vinti dal Milan poiché in tale situazione lo squadra rimane scoperta e attaccabile come in questa circostanza in cui Cutrone sbaglia lo stop.  È in questi casi infatti che Suso, Çalhanoğlu e Bonaventura stringono verso il centro per raccogliere la seconda palla e eventualmente poi attaccare l’area o tentare il tiro. In fase di difesa posizionale la Juventus si schiera col consueto 4-4-2 con Costa a sinistra che si abbassa sulla linea dei centrocampisti e Khedira che scala come esterno destro.  I problemi bianconeri in non possesso derivano solamente da un paio di letture sbagliate, ma giustificabili, di Cuadrado e in un paio di circostanze in cui la copertura dell’ampiezza non è stata perfetta per via di un Khedira non correttamente posizionato. È invece ottimo il lavoro della catena di sinistra con Douglas Costa ben coperto da Matuidi e da Asamoah. In fase di possesso palla invece vanno registrati i tratti migliori che hanno come fonte principale Cuadrado terzino destro. La Juventus in fase di possesso si schiera con la difesa a 3, già vista col Bologna seppur con Benatia al posto di Rugani. Sostanzialmente Asamoah rimane bloccato e non accompagna l’azione mentre Cuadrado alza la sua posizione sulla linea dei centrocampisti.

Ben visibile la cerniera a tre di difesa con Benatia centrale e Asamoah terzo di sinistra. Cuadrado ha tutta la fascia per sè e la percorre senza sosta per 90 minuti. Dybala, con Cuadrado che offre un’uscita a destra, può giocare più centrale.

Lo schieramento  con tre difensori garantisce innanzitutto, complice un pressing rossonero pressoché assente, una circolazione pulita e sicura del pallone mentre Cuadrado grazie alle sue doti in dribbling e in palleggio fornisce un’alternativa molto valida in uscita. Inoltre la sua grande capacità di corsa dà con continuità una soluzione in ampiezza permettendo a Dybala di giocare più centrale da seconda punta senza costringerlo ad allargarsi troppo. Cuadrado terzino si dimostra, quantomeno in queste fasi sperimentali, una soluzione significativa per alcuni problemi strutturali della Juve di quest’anno tra cui la fatica nella costruzione della manovra e l’equivoco Dybala nel 4-3-3.  I problemi in questo match relativi al fase di possesso sono invece legati a un Pjanić decisamente lento nel verticalizzare che molto spesso ha rallentato la manovra facendo troppi tocchi e giocando sovente sul corto (qui osservare Allegri). La giocata in verticale sul lungo è uno degli aspetti in cui il bosniaco difetta ancora per poter essere davvero il faro della Juve come centrocampista centrale. Nonostante la prestazione non eccelsa del numero 5 bianconero la Juventus raggiunge tutto sommato agevolmente la trequarti avversaria ma negli ultimi 25 metri fatica a rendersi particolarmente pericolosa sia per imprecisione sia per un ottimo lavoro milanista di copertura sulle fasce con raddoppi puntuali.  Il Milan dal canto suo in fase di non possesso cerca di non scoprirsi troppo per non prestare il fianco alle ripartenze bianconere mentre presenta ancora i problemi di lettura delle ricezioni ai fianchi di Locatelli (come lo erano state ai fianchi di Biglia in campionato). In fase offensiva cerca ovviamente di attaccare sulle fasce con continui cambi di posizione nel triangolo terzino-mezz’ala-esterno alto. L’obiettivo è quello di liberare e arrivare all’1vs1 con i giocatori più tecnici e pericolosi ossia Suso e Çalhanoğlu che infatti si rendono pericolosi con due tiri dalla distanza.

In questo contesto tattico la partita scorre equilibrata e tutto sommato vivace seppure il primo tempo non brulichi di occasioni (un paio per parte) e si chiuda sullo 0-0. La Juventus però mostra una condizione psico-fisica sicuramente migliore rispetto alle ultime uscite con Napoli, Inter e Bologna.

Nei primi 10 minuti del secondo tempo, che vede gli stessi ventidue giocatori in campo, la Juventus si rende pericolosa con Dybala in un paio di circostanze dalla distanza ed è poco dopo il decimo minuto che i bianconeri si portano in vantaggio con un imperioso stacco di testa di Benatia su calcio d’angolo.

Nei 5 minuti successivi il Milan cerca di reagire immediatamente ma tra il minuto 59 e il 60 prima Dybala con una grande azione personale si procura lo spazio per la gran botta dai 35 metri e poi sul prosieguo del conseguente calcio d’angolo Costa va al tiro su cui Donnnarumma è assolutamente rivedibile. Il 2-0 è un risultato che garantisce un buon margine di tranquillità e che costituisce il premio per una Juventus che, una volta conseguito il vantaggio, continua a spingere, sempre con sapienza e intelligenza, piuttosto che chiudersi e gestire passivamente fino al termine del match. Tre minuti dopo Donnarumma è autore di un errore abbastanza clamoroso che consente a Benatia di segnare da calcio d’angolo il terzo nonché realizzare la doppietta personale. Gli ultimi 25 minuti sono accademia in cui trovano spazio Bernardeschi per Costa, Marchisio per Pjanić, Higuaín per Dybala e un autogol di Kalinić, subentrato a Cutrone. Il 4-0 chiude un match vinto dalla squadra più forte e più abituata a giocare per vincere.

 

La Juventus conquista la sua quarta coppa Italia consecutiva, e quindi anche il quarto double (per lo scudetto è solo formalità). È un risultato che rimarrà nella storia e che è la testimonianza di una squadra, di un allenatore e di una società eccezionali ogni anno nel trovare motivazioni, voglia di vincere e maturità nei momenti importanti della stagione. Un ciclo così vincente difficilmente ricapiterà nella storia del calcio italiano e tutti i tifosi juventini devono essere orgogliosi di quanto sta facendo questa squadra e società. Questa squadra, checché se ne dica, ci sta facendo divertire moltissimo.

Alex Campanelli

Siamo belli, bellissimi

Il derby siciliano, a tinte bianconere, continua. Dopo il 5 Maggio allo Stadium, Valeria Arena e Giuseppe Gariffo, vivono così la Finale di Tim Cup tra Juventus e Milan. Chattando per stemperare la tensione – insieme a qualche sorso alcolico – ma anche per condividere e amplificare le emozioni della serata.

Giuseppe Gariffo: Come va, amica mia? Io vivo un’ansia inspiegabile. In fondo questa coppetta fino ad alcuni anni fa la snobbavamo. Adesso, invece, per approcciarmi al calcio d’inizio ho dovuto stappare una delle fedeli bollicine che tengo in cantinetta. Devo togliermi dalla testa quella immagine di Bonucci che ce la alza in faccia che è il paradigma del karma, uno scatto troppo poetico per non concretizzarsi. Cosa poteva agire meglio di un Pinot Noir e dell’anidride carbonica? Comunque ne ho lasciato mezza bottiglia ancora, sarà utile in ogni caso. Che aria di respira sul versante etneo?

Valeria Arena: Mi sorprendo di me stessa, mancano pochi minuti al fischio di inizio e non ho un briciolo d’ansia. Onestamente non ho idea di come possa finire questa serata, non riesco neanche a immaginare Bonnie alzarla al momento, per quanto banale possa essere il finale. Ricordiamo poi che o noi o lui (da solo) alzeremo la quarta coppa consecutiva, cosa mai successa. Tipo Davide contro Golia, il Vietnam contro l’America, Veronica Lario contro Silvio.

GG: Hai dimenticato il Tank Man contro i carrarmati di piazza Tienanmen. Comunque ci ha appena pensato Sconcerti a rilassarmi. Ha appena detto che Donnarumma è l’ideale per prendere i tiri di Higuain, ma non quelli di Dybala. Perché i tiri di Higuain sembrano così diversi per essere in fondo, uguali. Non chiedermi cosa significhi, ma mi ha fatto pensare che il Pipa, stavolta, segna. Peccato che non gioca. Sarei curioso di sentire il parere di tuo papà sulla formazione, a proposito.

VA: Non ci siamo ancora incontrati. Aleggia il mistero. Appena lo becco, ti faccio il resoconto. Ma tu stai ancora ad ascoltare Sconcerti? Bevi e tappati le orecchie. Comunque qua se c’è qualcuno che becca i pronostici di chi segna, è mia sorella, chiedo a lei, chiudo tutto in una busta che apriamo a fine partita. Guarda, guarda lo sguardo serio di Bonucci che non fa trapelare emozioni. Oh, lo adoro, che mi posso fare.

GG: Non ti biasimo. È parte della nostra storia e non siamo nessuno per giudicare certe dinamiche. Intanto siamo a fine primo tempo e la partita si conferma come previsto equilibrata e ipertattica. Non se sia l’effetto cloroformio della telecronaca Rai, ma tra una scions, una statistica sull’anteguerra e un Mangiuchic, diamo la sensazione di essere di gran lunga superiori ma di ammosciarci quando arriviamo alle ultime due giocate decisive. Spero si picchino un po’ adesso, negli spogliatoi, così magari rientrano un po’ più “cazzuti”. Intanto l’oracolo Alessandra ha parlato?

VA: L’oracolo dice Dybala o Bernardeschi, nel caso cui dovesse entrare. È un’inguaribile ottimista. Io invece continuo a guadare quel centro campo lì con le mani nei capelli, solita storia. Meno male che siamo agli sgoccioli. Piuttosto, ma tu non senti quel brivido di “facciamola finire ai rigori” lungo la schiena? Tipo maledizione lanciate nella culla.

GG: Io ai rigori non ci arrivo. È già tanto se le bollicine mi consentono di arrivare al 90’. Cammino già più scoordinato di Matuidi ed è il 45’. Guardiamoci il secondo tempo e che Santa Rosalia e Sant’Agata (se entra) ci assistano.

VA: Ma pure Douglas Costa, uno e trino

GG: Gooooooooooooooollllllllll!!!!!! Benatiaaaaaa!!!! Con richiesta di Var! Verso un altro calice?