ANALISI TATTICA/ Juventus-Bayern 2-2: Come scalfire il manifesto guardiolesco

Se lo zero a zero è davvero il risultato perfetto, un pirotecnico due a due cosa rappresenta? La partita tra Juventus e Bayern sembra essere quasi scritta dalla fantasia di un sceneggiatore americano degli anni Ottanta: c’è un primo tempo in cui la perfezione assoluta, quasi inscalfibile, dei tedeschi sembra portare a un finale scontato; arriva poi l’intervallo e nella ripresa quelli buoni, quelli umani, si rialzano e vanno a prendersi la rivincita. Rocky avrebbe vinto, la Juventus raggiunge un pari che tiene vive le speranze di una qualificazione.

La migliore analisi possibile della sfida arriva da uno dei protagonisti principali, quel Guardiola che prima d’iniziare ad allenare dispensava pillole della sua filosofia, e capacità analitica, sui giornali: “la Juve difende in spazio corto e attacca in spazio lungo. A noi piace attaccare in spazio corto e difendere in spazio lungo. I primi quarantacinque minuti sono un manifesto guardiolesco. E’ arte pura. La grafica Uefa schiera il Bayern con un 433, ma è impossibile parlare di moduli quando si deve descrivere una formazione allenata da Guardiola.

5 attaccanti

 

 

Il 235 del Bayern. Uno dei difensori porta la palla, i terzini stringono dentro il campo, gli esterni danno dei riferimenti larghi e costringono i terzini a restare larghi. In questo caso, al fianco di Cuadrado, trovate Bernat.

Contano di più i principi di gioco che si materializzano in campo sin dal primo minuto: superiorità numerica e posizionale in qualsiasi zona, transizione negative asfissianti, pressing alto e distante tra i reparti incredibilmente corte. Il Vidal che gioca da ultimo uomo con due difensori, Alaba a sinistra e Kimmich a destra, permette di avere un uomo in più già a partire dalla costruzione bassa; i terzini sono davvero falsi e stringono la loro posizione dentro il campo; gli esterni restano larghi e alti; gli interni di centrocampo alzano la propria posizione giocando sulla linea dell’attaccante.

griglia

Come gioca il Bayern? Un attaccante in posizione centrale, due giocatori sul corridoio tra esterno e centro, le due ali. All’interno di questo sistema posizionale, contano non i ruoli ma l’occupazione dello spazio: il meccanismo è estremamente fluido e consente continue rotazioni.

lahm

Un difensore ha campo e porta palla (condizione numero uno nel gioco di Guardiola), Lahm s’infila nel corridoio e servirà al centro. Evra non sa se uscire largo su Robben o restare stretto; la sua posizione costringe Barzagli a scalare lasciando però un pericoloso 2vs1 al centro.

Lo scopo bavarese è quello di invadere massivamente la metà campo avversaria, forzando la rivale a rinculare o restare bassa con una superiorità o parità numerica tra attacco e difesa; la palla viene mossa per de-strutturare la linea difensiva, le giocate sono semplici, i movimenti senza palla continui: le rotazioni e gli scambi di posizione inondano il campo di sinuose tracce, quasi come se la squadra in campo danzasse. La superiorità in zona palla permette una transizione negativa incredibilmente aggressiva consentendo al Bayern un costante e continuo riciclo del pallone; il pressing alto, fortemente organizzato e finalizzato alla chiusura delle linee di passaggio, ostacola qualsiasi uscita del pallone.

punizione

Tutte le linee di passaggio chiuse. Meglio giocarla su Buffon…

Il gioco bavarese è fortemente rischioso. Guardiola accetta tutto questo, talvolta lo porta all’estremo (vedi le sfide col Barça dello scorso anno o quelle col Real della stagione precedente) e lo espone a pericoli che squadre con grande tecnica, personalità e individualità possono mettere a frutto: la Juventus del primo tempo ha commesso l’errore di sbagliare diverse uscite, ma quando è riuscita a rompere la prima linea di pressione, e sfruttando gli errori in fase di costruzione, si è trovata ad attaccare in situazioni di campo aperto una difesa larga.

44

La linea a 4 del primo tempo: alta, altissima, distanze tra i reparti minima. Qui Bonucci pesca Dybala partito in posizione regolare: anche così si può fare male al Bayern.

palla recuperata

Vidal forza una verticalizzazione. Pogba intercetta la palla e aziona immediatamente la ripartenza.

2 vs 2

La difesa è aperta, Dybala può crossare: in area una situazione estremamente pericolosa. 

L’atteggiamento bianconero del primo tempo è stato eccessivamente remissivo. Il Bayern è una squadra che non ha problemi nel pensare, è una formazione estremamente intelligente, in grado di trovare e servire puntualmente il terzo uomo, quel giocatore o libero tra le linee o largo sul lato debole. La Juventus si difendeva teoricamente con 442, ma la forma difensiva bianconera è stata completamente de-strutturata; i giocatori di Allegri si sono trovati di fronte a molti enigmi la cui soluzione costringeva loro a pensare, ma mentre scioglievano questi dubbi la palla veniva mossa e i giocatori s’inserivano. L’intento di Allegri era chiaro: Pogba e Cuadrado stazionano nei corridoi tra esterno e centrocampo, le ali sono prese dai terzini e raddoppiate dai laterali di centrocampo o da una delle punte in ripiegamento profondo. Il mostruoso e costante possesso palla del Bayern ha causato il profondo arretramento degli attaccanti bianconeri: nessun uomo sopra la linea del pallone equivale a enormi difficoltà nel ripartire, causando un eccesso di tocchi permettendo così ai bavaresi un continuo recupero. La transizione negativa bianconera è stata timida, l’atteggiamento peggiore con il Bayern: si può perdere il pallone, e in alcuni casi è inevitabile, ma è fondamentale accorciare immediatamente nei secondi successivi alla perdita.

palla persa

Una delle tante occasioni in cui la Juve sbaglia un’uscita. Cuadrado sbagli l’appoggio, ma l’atteggiamento dei giocatori è pigro: non c’è transizione, nessuno accorcia per portare pressione.

 

La squadra non riesce quindi a salire, ma non effettuando una pronta transizione negativa si scopre a centrocampo e permette al Bayern di andare in verticale.

Il manifesto guardiolesco si è scontrato contro il muro difensivo. Se è vero, e lo è senza alcun dubbio, che per tutti i primi quarantacinque la sensazione è che il gol del Bayern fosse solamente una questione di minuti, la continua e costante pressione non ha prodotto quelle occasioni da reti che era lecito aspettarsi: la rete dell’uno a zero arriva su una palla persa da Khedira a centrocampo, una transizione positiva efficace, la ricerca degli esterni e i loro crosso.

recupero khedira

Khedira recupera palla. Il Bayern accorcia subito. La Juventus non ha brillato nella transizione positiva: molti corrono nello spazio, mancano appoggi. Il centrocampista dovrebbe restare comunque più lucido.

palla persa khedira

Avanzando palla al piede si va a sbattere contro un muro. La Juventus perde palla ed è messa male in campo.

dopo palla persa

Vidal serve Lahm, apertura per Robben, cross, Douglas Costa mette in mezzo. La Juventus è a difesa schierata ma non c’è alcun filtro a centrocampo e i centrocampisti non riescono a recuperare.

gol

Nel secondo tempo lo sceneggiatore americano si è divertito a scrivere un’altra partita. Guardiola ha inizialmente pensato di gestire; il Bayern si difende con un 541, il pressing non è più ultra-offensivo, ma è la Juventus a mettere qualche sassolino nel perfetto meccanismo ammirato in azione precedentemente: la pressione è alta, l’aggressività è maggiore, le spaziature più geometriche.

5

L’iniziale 541 del secondo tempo.

pressin alto juve

Son passati appena 16 secondi, ma un atteggiamento simile nel primo tempo non si era mai visto.

I bavaresi possono e devono essere pressati, ma è poi  fondamentale rientrare nella propria metà campo e formare il blocco difensivo per non concedere il contropiede: l’azione del secondo gol di Robben, su cui è evidente l’errore di Evra, è un esempio di come può fare male il Bayern negli spazi aperti.

robben evra

Sì, Robben andava raddoppiato.

E’ sbagliato pensare a un Bayern convinto di aver già in mano la qualificazione e che pertanto commette il peccato capitale di abbassare il ritmo, l’intensità, il pressing: è l’atteggiamento maggiormente aggressivo della Juventus a forzare gli errori nelle giocate della formazione di Guardiola. E sono una maggiore tranquillità con cui viene gestita la palla e una disposizione in campo più ariosa che permettono di rompere con maggiore continuità la prima linea di pressione tedesca: l’azione che porta alla rete di Dybala nasce da un buon palleggio sulla destra con Lichtsteiner, Khedira e Cuadrado che non commettono errori tecnici.

licht

Lichtsteiner salta il presssing e serve Khedira. Vidal alza la propria posizione seguendo il movimento di Dybala: così dietro il Bayern resta con due uomini.

gol cuadrado

Khedira per Cuadrado. Il Bayern è sul due a zero ma si fa prendere in contropiede.

manzo gol

Kimmich sbaglia il controllo e Mandzukic può servire Dybala.

La rete del due a uno cambia l’emotività della partita. Il Bayern ha la potenziale palla per il 3 a 1 (Müller è in ritardo in area), ma la Juventus ora aggredisce davvero i tedeschi: Mandzukic strappa un pallone sulla sinistra, s’invola in campo aperto e serve Cuadrado; Dybala rientra fino al limite della propria area di rigore e toglie il pallone a Müller pronto a tirare. Il pari di Sturaro fotografa quello che è stato il secondo tempo: un Bayern che prova sempre a giocare (anche quando non è il caso) ma è aggredito costantemente. La formazione di Guardiola ha evidenti limiti difensivi figli stessi della filosofia di gioco: attaccare in campo largo comporta dover difendere in situazioni di campo aperto, frangenti nei quali, indipendentemente dalle essenze, il Bayern non brilla e non brillerà.

rinvio

Rinvio di Neuer per Lahm. Colpo di testa sbagliato. La difesa è incredibilmente aperta.

kimmich

Pogba può servire un indisturbato Mandzukic bravo ad aprire Morata: Benatia deve stringere dentro il campo, Lahm è in ritardo sullo spagnolo.

gol sturaro

L’assist di testa di Morata è notevole. Kimmich si perde l’inserimento di Sturaro guardando solamente il pallone.

I tedeschi sono ovviamente i grandi favoriti per il passaggio del turno. Il primo tempo è stato uno spettacolo per gli amanti del gioco del calcio e della tattica: l’organizzazione di Guardiola lascia sempre una scia d’ammirazione che ha pochi eguali. Ha creato però poco, la difesa della Juventus è riuscita in qualche modo ad arginare le violente ondate. Se è probabile che il Bayern passerà il turno, è la squadra di Allegri ad avere più margini di miglioramento in vista della sfida di ritorno, gara nella quale saranno fondamentali una migliore condizione fisica di qualche giocatore (Khedira e Marchisio in primis), il recupero pieno di Chiellini ed Alex Sandro e un atteggiamento maggiormente aggressivo sin dall’inizio: i tedeschi non vanno fatti pensare. Il Bayern è una squadra che concede, ma la Juventus deve aumentare la qualità tecnica del proprio gioco per colpire in campo aperto la difesa avversaria, quello che hanno fatto Real Madrid e Barça nelle scorse edizioni. E’ una questione d’interpreti, e alcun calciatori juventini si dimostrano non adeguati tecnicamente per i livelli più alti. La formazione di Guardiola è ingiocabile se lasciata giocare, ma non è impermeabile: ed è la ragione per la quale rischiano di non vincere la Champions anche quest’anno.

Davide Terruzzi.

5 motivi per goderci il 2-2

E’ fatta. Una delle gare più adrenaliniche della nostra recente storia di Champions. Tutto in 90 minuti: la caduta, il baratro, la rinascita, l’orgoglio, l’esaltazione. Lo spettacolo assoluto della Champions e di una Juve che non muore mai. Fino alla Fine.

Gare così accendono ed infiammano: quanto siamo forti? quanto è eccelso il Bayern? cosa si poteva fare di diverso? pesano più i 60′ di dominio tedesco o il cuore e l’agonismo dei nostri 30? A che punto siamo in CL, quali i meriti e demeriti di Allegri, dei nostri, della società?

Su tutti questi interrogativi (irrisolti) ecco 5 motivi per goderci questo 2-2:

QUESTA E’ LA JUVE!

E’ la Champions. E’ il Bayern, fenomeni assoluti, per tecnica, tattica e pressing ultraoffensivo asfissiante. Ti assediano e soverchiano. Parti intimidito col solito approccio sbagliato da CL. Non ti danno un rigore plateale per tocco di mani. Ti fanno il primo, meritatissimo, gol con un fuorigioco di posizione. Soffri. Riparti male. Perdi Marchisio per infortunio. Ti fanno il secondo con un discutibile fallo in avvio di azione su Bonucci. Sei nel baratro. Problemini per Khedira malandato. Poi ti rialzi. Il pubblico ti dà la scossa. Mandzukic si carica i compagni sulle spalle. Vai a folate. Segna Dybala, il primo gol in CL di un predestinato. Soffri ancora. Sbandi, ma ora rispondi colpo su colpo. Entra Sturaro (altro ’93) l’uomo di Champions, l’uomo dei centimetri. Ci credi. Lotti pallone su pallone. Pogba (altro ’93) arpiona palla, ancora su Mandzukic, fomentato ma lucido, palla a Morata (altro ’93), il bomber di Champions, palla in mezzo, Sturaro: gol! Apoteosi. 2-2. Ci credi ancora. Sui dribbling di Ribery perdi battiti del cuore. Sul controllo e tiro di Bonucci sfiori l’apoteosi. Finisce. 2-2. Abbracci e stima reciproca. Questa è la Champions.Questa è la Juve!

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QUESTO E’ IL NOSTRO TORNEO!

Il divario col Bayern è parso evidente, sbalorditivo a tratti, in palleggio, pressione, tecnica e personalità, ma non sul piano agonistico, fisico, del cuore, delle palle. Il 2-2 finale, come la rimonta sull’1-1 di Berlino, dopo un 1° t. stellare del Barcellona, ci restituisce l’idea di un gap esistente, concreto, lampante, eppure non così incolmabile, non così devastante, come ad es. quello che consente a Bayern&Barca di umiliare la Roma (2° in A per due anni) a colpi di 7-1 e 6-1. In questi 2 anni abbiamo fronteggiato l’Atletico di Simeone, all’epoca vice-campione di CL, il Dortmund di Klopp, finalista 2 anni prima, il Real di Ancelotti, campione in carica, e il City di Pellegrini. Abbiamo giocato alla pari con tutte vincendo la maggior parte dei confronti. Abbiamo incontrato Barca&Bayern, soccombendo, ma restando in piedi, mettendole in difficoltà come poche volte successo in questi anni. Mancano PSG e Chelsea (battuto 4 anni fa) e abbiamo affrontato tutti i top club UE. In 2 anni abbiamo realmente capito qual è il valore di questa Juve. E ci siamo. Siamo lì, tosti e combattivi, organizzati e tecnici e con qualcosa di diverso rispetto a tutte: il cuore,  un gruppo cazzuto ed unito, zoccolo duro di “vecchi” e giovani professionisti che hanno compreso il valore della maglia. La strada è giusta, occorre continuare a seguirla crescendo. Scrollandoci di dosso le nevi turche e le trappole portoghesi.

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QUESTA E’ CASA NOSTRA!

Lo Stadium resta imbattuto in CL per la 17° volta di fila. L’ultima a violarlo fu un Bayern forse ancor più solido e cinico, 3 stagioni fa. Prima ancora altra striscia di imbattibilità casalinga, tra i gironi della prima CL di Conte. 21 gare e 1 solo KO. Casa nostra è una spinta incredibile per una squadra che ci sbalordisce ogni anno con strisce record, imprese ritenute impossibili e solidità granitica difficilmente vista anche nelle migliori Juve di sempre. I numeri dello Stadium in A sono impressionanti, ma anche in Champions il nostro stadio ha ora fama di inviolabilità, oltreché di bellezza, calore e innovazione tecnologica. Lo Stadium non è ancora il Camp Nou, l’Allianz o il Bernabeu, ma è quello che gli viene subito dopo, prima del Calderon, del Parco dei Principi, prima di Stamford Bridge, molto prima di Emirates e Old Trafford. Quando in Champions sai di dover andare allo Stadium sai che dovrai soffrire e sudare, anche fossi il Real o il Bayern. E Guardiola anche dopo aver dichiarato “questa è la serata più bella della mia carriera per il gioco espresso”, lo dice a chiare lettere ai giornalisti spagnoli: “non pensavate mica di andare allo Stadium e fare 7 gol!?”. Chissà a cosa alludeva.

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QUESTI SONO I NOSTRI GIOVANI!

Nei primi anni del ritorno in Champions si parlava spesso di inesperienza, immaturità europea, crescita necessaria di un collettivo a digiuno di grandi serate. Ieri, tra gol e assist, i protagonisti sono stati dei ’93: Dybala, Sturaro, Pogba, Morata. 20enni già protagonista in Champions e che, auspicabilmente, saranno lo zoccolo duro della Juve di Champions del domani. Accanto a loro ora c’è gente navigata come Buffon, Lichtsteiner, Barzagli ed Evra, che hanno già dato il massimo, col vertice della finale di Berlino. Poi c’è il gruppo intorno ai 30, i nostri –Bonucci, Marchisio, Asa– e i nuovi–Mandzukic, Khedira, Cuadrado– che, acciacchi a parte, hanno dimostrato di poter vivere una Champions di vertice e potranno ancora dare tanto alla causa. Mancavano poi i ’91 –Pereyra ed Alex Sandro– pronti a consacrarsi ancora di più a livello europeo. Si parte però dai giovani, da loro. Ieri in campo Alaba, Bernat, Thiago e Muller, pur ancora tra i 23 e i 26 anni giocavano con quella personalità soverchiante di chi in Champions è nato e cresciuto e domina. I nostri giovani, perfino i più talentuosi (Pogba, Dybala) sembravano spauriti, contratti o al contrario troppo presi a dover dimostrare il loro valore al mondo, con eccessi superflui. Poi, grazie alla scossa del veterano Mandzukic, anche i baby hanno capito di dover affiancare la tecnica al coraggio, la personalità al sacrificio. La Champions deve tornare ad essere casa nostra, casa dei nostri giovani, senza timori reverenziali e approcci frenetici.

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QUESTO E’ IL NOSTRO STILE

Quando Guardiola a fine gara un po’ trolla e un po’ rosica, non può però far altro che spendere ottime parole, per la Juve, lo stadio, i nostri, elencandoli quasi uno a uno, inclusi gli assenti. Quando Allegri a fine gara un po’ prende fiato e un po’ ci crede, non può far altro che analizzare il primo tempo (sbagliato ma non da vergognarsi), la rimonta, il sacrificio, le difficoltà tecniche i cambi. Gioco, spettacolo, azioni, condizioni fisiche, bel tifo sugli spalti, schemi, stima reciproca. Uhm. Uhm. Non manca qualcosa? Dove sono gli arbitri, il rigore, il fuorigioco, le ammonizioni, il torneo a parte, il razzismo, le polemiche, le frecciatine, la disistima, il culo, lo scansarsi. Dove è finita tutta la feccia e l’olezzo che inquina il calcio italiano any given Sunday? Ecco, l’abbiamo lasciato a casa. A casa degli altri. Quelli dei Savoia contro Borbone, quelli degli Zingari contro Ricchioni, del Vesuvio contro Heysel, del Culo contro lo Scansarsi e della Fiat sponsor FIGC che quindi –è ufficiale!- paga gli arbitri (detto da un direttore Mediaset che con Sky finanzia il sistema calcio tutto). Quando ci liberiamo della mediocrità del calcio italiano diamo il meglio di noi stessi e dimostriamo il meglio di quello che il nostro sistema può produrre. Ci provano, Mediaset ed altri a metter in mezzo gli arbitri, a incentrare il dopo gara su rigore e offside. Non scherziamo. L’arbitro sbaglia come sbaglia un fuoriclasse come Muller sottoporta. Questo è il nostro stile. Quello che, fuori dalle beghe italiche, dovremmo riuscire sempre e comunque a sfoderare.

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