Caso Juve-Napoli, no al giustizialismo, sì alla giustizia

Lo spettacolo avvilente e mortificante, cui stiamo assistendo in questi giorni, non c’entra assolutamente nulla col calcio, in quanto tutti i limiti dell’etica sportiva sono stati ampiamente travalicati. Il Napoli non presentandosi all’Allianz Stadium per la partita, ha segnato un punto di non ritorno. Inutile ripetere cosa prevede il protocollo ratificato dalla FIGC di concerto con Ministro della Salute, CTS e Ministro dello Sport, per chi, pur raggiungendo il quorum dei calciatori disponibili per giocare, non si presenta alla partita. Regole ancora più severe, sono previste per la squadra che vìola il tanto decantato “isolamento fiduciario”, disposto dalla ASL di competenza, la quale, come spiegato sia dal Presidente Agnelli, sia dal direttore della ASL di Torino, è tenuta ad intervenire, nel caso in cui la società in questione, non rispetti a pieno le regole.

Ben diverso è il caso dei sette calciatori bianconeri che hanno spontaneamente eluso, previa dichiarazione scritta con annessa assunzione di responsabilità, il domicilio indicato dalla Juventus, per far rispettare il protocollo sanitario. In questo caso, è la stata la stessa società bianconera, ad informare l’ASL di Torino, come ammesso dallo stesso direttore dell’azienda sanitaria, il quale ha specificato come la Juventus “abbia sempre rispettato alla lettera, tutte le regole previste dal protocollo sanitario e sportivo”. In questo caso, saranno quindi i singoli calciatori, che hanno eluso l’isolamento fiduciario, ad essere sanzionati con una multa alquanto irrisoria.

A tal proposito, è davvero commovente, la campagna mediatica e politica che sta andando in scena in questi giorni e che, per quanto maldestra e fantozziana possa sembrare, probabilmente darà i suoi frutti, basti pensare al rinvio della decisione sulle sanzioni da prendere, da parte del giudice sportivo. Anche qui andrebbe chiarito un punto. Il giudice sportivo era ed è tenuto a pronunciarsi, sul referto arbitrale che certifica l’assenza del Napoli alla partita che doveva disputarsi domenica sera. Della probabile violazione del protocollo sanitario e sportivo da parte della società partenopea, dovrà occuparsene invece la procura della FIGC. Sono quindi due percorsi paralleli. Se per il secondo cammino ci vorrà naturalmente del tempo, in quanto occorrerà analizzare le prove raccolte, prima di emettere un giudizio, nel primo caso, quello di competenza del giudice sportivo, risulta alquanto bizzarro il supplemento d’indagine richiesto. Il Napoli non si è presentato alla partita, questa è una prova tangibile, inconfutabile, l’arbitro presumibilmente l’avrà scritto nel referto, quindi a cosa serve il supplemento d’indagine richiesto dal giudice sportivo Mastrandrea? Lo scopriremo nei prossimi giorni, anche se la pressione politica e mediatica di questi giorni sembra aver messo una certa pressione su chi dovrà prendere delle decisioni.

Lasciando perdere il campanilismo pro Napoli, di alcune testate giornalistiche o di alcuni programmi sportivi, anche se del servizio pubblico, focalizzerei l’attenzione su altri aspetti. La continua intromissione da parte della politica, sia territoriale, sia statale, sulla vicenda è l’aspetto più preoccupante. Qualcuno ha per caso sentito parlare i ministri dello Sport o della Salute, a proposito di una singola partita, delle eventuali sanzioni previste, del format da adottare per il proseguimento del campionato, nelle leghe calcistiche degli altri paesi europei?

Il calcio è sempre stato disciplinato da organi sportivi, autonomi e indipendenti, la politica non deve interferire in nessun modo. In Italia, si è abbondantemente superato il limite, come dimostrato dalle fantozziane dichiarazioni, colme di retorica spicciola, da parte del Ministro della Salute e dalle continue dichiarazioni contraddittorie del Ministro dello Sport.

Così non è più calcio. Chi invoca buon senso, a proposito dei provvedimenti che andranno presi sulla squadra che ha trasgredito le regole, sta invocando discrezionalità. La discrezionalità non è giustizia, perché di questo si parla. Nessun giustizialismo, come invece avvenne con Calciopoli, ma giustizia, sportiva, perché è in gioco il futuro e la credibilità del calcio italiano e non si può più sbagliare.

Milena Trecarichi