CR7 alla Juve, 5 motivi per il sì!

Cristiano Ronaldo vuole lasciare il Real Madrid, per problemi col fisco. Del Piero lancia l’idea: Cristiano Ronaldo, se ti stufi di Madrid pensa alla Juventus o meglio, se ti stufi di vincere l’orecchiona vieni qua, che da noi l’esito è sempre incerto. O negativo, ça va sans dire.

E qualcuno rilancia.
Sogno impossibile? Tutt’altro. E beh certo, se l’Inter prende Messi bisogna contrattaccare in qualche modo.
La Potenza di Suning contro la Plusvalenza di Vinovo. La Guerra è iniziata.

Dunque.
5 Modi per vedere Cristiano Ronaldo a Torino? Eccoli.
1) Bere. Bere tantissimo.

Consiglio di mischiare più alcolici assieme. Vodka, vino rosso o bianco, birra.
Poi di Ronaldo ne potete vedere quanti ve ne pare.
Anche due assieme. Poi, come in Rocky 4, il consiglio è: voi guardate quello di mezzo che non vi sbagliate.
P.S.: Con questo metodo oltre a vedere Cristiano Ronaldo a Torino vi escono direttamente anche i cori da stadio da dedicargli.
A meno che non stiate già vomitando.
Controindicazione: Potrete bere quanto volete ma non raggiungerete mai il tasso etilico di alcune redazioni.

2) Sequestro di persona.

Infallibile per certi versi. Indolore anche se non sempre.
Mandiamogli Dominello e il suo enturage, rapiniamolo nella notte a Madrid e requisiamolo sulle colline della Torino bene.
Prima controindicazione: CR7 bendato e incatenato perde leggermente nei dribbling sullo stretto.
Seconda controindicazione: sequestro di persona, pena dai 6 mesi agli 8 anni. Ma ammortizzabili sui prossimi 5 bilanci d’esercizio.

3) Cessione di tutti i giocatori della rosa.

Alex Sandro, Pjanic, Higuain, Bonucci, Rugani, Mandzukic, Dybala dovrebbero garantire tra cartellino e ingaggio di liberare almeno 300 milioni, con i quali pagare il suo trasferimento.
Con i circa 20 che paga lo sponsor dello Juventus Stadium pareggiamo l’ingaggio annuale.
E ci resta anche qualche spicciolo per portare i libri in tribunale tra qualche anno.
Controindicazione: Se vendiamo tutti poi tocca giocare con CR7 e 10 capre. O magari promuovere in blocco l’Under 15 che tanto è già Campione d’Italia di categoria.

4) La gloria eterna.

Convincere Cristiano che una Champions a Torino vale 10 coppe vinte a Madrid (mandiamogli Nainggolan che su questo è forte) e se ce la regalasse avrebbe il ringraziamento nei secoli dei secoli degli Juventini, statua in Piazza San Carlo e rinomina della Mole Antonelliana in Mole Ronaldiana.
Tanto dopo 4 Coppe Campioni, 3 Mondiali per Club, 4 Palloni d’Oro la beatificazione potrebbe essere l’ultimo trofeo a poterlo stuzzicare.
Facile vincere li eh, vieni a fare il gradasso qua se hai il fegato.
Controindicazione: Non ditegli che deve giocare ogni anno al San Paolo che poi si intimorisce e non viene più.

5) Sponsorizzazioni.

Ammortizzare costo di cartellino e ingaggio con più sponsor possibili. Tourneé in ogni angolo del mondo, amichevoli, CR7 testimonial di qualsiasi cosa, dalla Bagna Cauda alla mascotte Jay.
Foto con le ragazzine ululanti a 1 euro – e qua già nasce un giro d’affari pari al PIL del Guatemala-.
Pupazzetti di CR7 in suo onore (tenere lontano dalle Barbie…).

Creare la #CristianoMask (tra l’altro molto utile per sfuggire alla Guardia di Finanza, quando verrà pizzicato anche in Italia a non pagare le tasse, ma accadrà molto difficilmente) .

Controindicazione: Cercare di fargli cambiare marca per lo spot dello shampoo che tra parentesi è concorrente di quello di Marchisio e aumenta la competizione interna  nello spogliatoio, che già non è idilliaca.

Tocco di Tacco.

Dani Alves ha solo definito il suo mondo

Dani Alves e la sua ragazza, bellissima, vanno via. Il terzino-ala brasiliano ha deciso di cambiare indirizzo, guadagnare un po’ di più e andare dal suo maestro più importante, Guardiola. La Juventus, Torino e l’Italia sono state un passaggio, un momento che poteva pure portare una vittoria in Europa ma è servito comunque ad andare via da Barcellona senza lasciare troppi strascichi. La maglia numero 23 assume i contorni di una piccola maledizione, dopo l’esperienza di Arturo Vidal, e adesso dovrà trovare un altro indossatore. Si spera più stabile.

Le interviste tv rilasciate ad amici carioca non hanno chiarito le reali motivazioni di quanto avvenuto. Alves ha detto e non detto, spiegato e poi nascosto la mano. L’invito a Dybala di cambiare aria è parso quasi un sasso lanciato nello stagno di vacanze ed estate alle porte. I tifosi si sono arrabbiati il giusto e lui ha aggiunto la smentita di prassi e la società ha gettato acqua sul fuoco. Una rescissione non si nega al giocatore arrivato gratis e se si possono mantenere buoni rapporti perché non farlo. Potrebbe sempre accadere di ritrovarsi avversari. Il mondo è piccolo.

Dani Alves è un brasiliano molto europeo che con la maglia juventina ha fatto bene per meno di 10 settimane. Potevano essere fondamentali per raggiungere il traguardo sperato. Sono servite, adesso, solo a lasciare un ricordo meno amaro. Alves non è Diego o Melo. Alves è della famiglia di Tevez, dei giocatori che hanno speso tutto o quasi e provano a spremere ancora un po’ dalla fortuna e dalle loro gambe vestendo panni diversi, cercando di rimettersi in forma e definendo il mondo che gli sta intorno come loro vogliono. Dani Alves certamente meno importante di Tevez, per la società e i tifosi. Ma è quella razza lì.

Questo ragazzo molto tatuato però potrebbe comunque esser stato utile. Perché forse a Torino, nei piani alti di una società con tante questioni da risolvere, è stato compreso che i campioni altrui è meglio lasciarli scivolare altrove, dove si è più abituati alla confusione, ai balletti, ai messaggi scherzosi. Torino non è Milano e queste operazioni non sono ripetibili ovunque e comunque. Mister Allegri a Torino ha il passo di Trapattoni e non di Ancelotti che nel capoluogo lombardo ci aveva lasciato il cuore e molto altro. Alves non sopportava certe limitazioni? Possibile.

Quando però la Juventus ha scelto di ridere troppo, di dimenticare l’aspetto militare e sabaudo è diventata una schifezza da settimo posto o peggio. Si chieda a Del Neri quel che vuol dire. Lui che ha vissuto la costruzione dopo il disastro. Alves si porta via il divertimento e anche quella spensieratezza che tanto fa bene a quelli seduti sugli spalti. In squadra certe cose forse non vengono molto ben comprese. Se andranno via altri pezzi importanti della difesa come la si conosce sinora significherà che si è intrapresa una strada. Dove porterà? Lo scopriremo solo alla fine di agosto.

Simone Navarra