Il dopo finale: l’assist di tanti juventini e l’autogol dei soliti noti

Tema: raccontami quanto accaduto dopo Cardiff. I tuoi commenti alle reazioni di juventini e antijuventini dopo la sconfitta bianconera in finale.

Premessa (necessaria in questi giorni di follia).

La gran parte degli juventini ha semplicemente criticato la finale, detto che manca qualcosa per arrivare a Real e Barcellona, criticato la gestione del turnover, insomma ci è rimasta male e ha manifestato il suo dispiacere criticando razionalmente qualcosa che non ha funzionato. Perché se hai perso (male), qualcosa non ha funzionato, e bisogna pensare a come migliorarsi per la prossima volta.

Molti tifosi non juventini hanno gufato, sperato vincesse il Real, esultato alla fine, sfottuto alla fine, ricominciato a pensare alla propria squadra.

Cara maestra, io in questo post non scriverò di nessuna di queste due categorie.

Svolgimento.

Dopo la sconfitta di Cardiff, diversi tifosi juventini sono riusciti in un’impresa sensazionale: farsi sfottere, mostrando peraltro di soffrire la cosa, da supporter avversari.

Di squadre italiane eh, che subiscono ininterrottamente batoste dai tempi in cui al governo c’era ancora Berlusconi, mica del Real o del Bayern.

Sia chiaro, cara maestra: quando perdi una finale di Champions, tanto più se ne hai già perse diverse in passato, è normale subire degli sfottò. Se la perdi non disputando un tempo dei due, è ancora più normale. Del resto, sono le regole del gioco e della vita: più sei in alto, più puoi cadere, più chi non ti ama prega solo per una tua caduta. Se stai in basso, puoi pure cadere, ma non se ne accorge nessuno.

In breve, è accaduto questo: invece della normale dinamica “ci credevate, eh, invece grande Real”, “che batosta, stavolta ci speravo”, “ahah godo”, “maledetto gufo”, “vedi che in Europa non contate niente”, nostro sguardo incredulo e poi “ahahahahahah ma davvero? Fatti toccare, sono sveglio o è un sogno? Mi sta prendendo per il culo su quanto io conti in Europa il tipo che non riesce neanche a eliminare X (qui si sceglie, a seconda dell’interlocutore, tra Dnipro, Beer Sheva e compagnia), a superare i preliminari di Champions o che da anni non riesce neanche ad arrivarci, alle coppe europee?”, il tutto condito da sonore risate a rendere complicato arrivare alla fine del discorso, ecco, invece di tutto questo, tanti nostri amici hanno scelto un’altra via, quella della penitenza, dell’autolesionismo.
Non parlo di deliri social a caso, ma di amici in carne e ossa;  la novità è la penitenza, il prostrarsi di fronte a tutto e tutti, come fossimo ancora in piena era cobolliana: via l’orgoglio per queste stagioni straordinarie (“gli scudetti li stiamo vincendo contro nessuno”), noia per le vittorie (“basta con questi scudetti, non me ne frega niente, conta solo la Champions”), offese per i giocatori protagonisti di questo ciclo (“che cavolo avrà da ridere, quello?”, “non me ne frega un c. se sei contento di andare in Nazionale, mentre noi siamo qui ancora incazzati”, che saranno seguite a breve dagli insulti ai giocatori che, facce toste, si faranno pure le vacanze e magari scatteranno qualche foto dalla Maldive), analisi impietose “in Europa siamo zimbelli e falliti”, scrive il mio amico Roberto) fino ai diabolici progetti per vincere finalmente la Champions, perché “sono stufo di perdere le finali”: dallo strategico “molliamo il campionato e andiamo a vincere la Champions” (che sciocchi, come non averci pensato prima?) fino al geniale auspicio, tra gli altri, del mio compare Antonello Angelini: “preferisco mille volte uscire ai quarti o in semifinale” (così sì che la vinceremo, prima o poi!).

Ovviamente, i tifosi avversari non credevano ai loro occhi, felici e increduli: affossati da 6 anni, senza neanche le briciole da 3, gli juventini sono depressi, si sentono umiliati e sono arrabbiati con i loro giocatori. Un sogno.

Un amico romanista mi ha detto che, leggendo i commenti di tanti juventini sulla mia bacheca dopo la finale persa, gli è venuto in mente un bambino che, ricevuti tanti bei regali, molti più di qualunque suo amichetto, alla fine si infuria con i genitori perché l’ultimo regalo non è quello che lui sperava.

 

Siamo un po’ così, a volte, cara maestra, noi juventini.

Personalmente, sono sempre stato tra coloro che ritengono che, per fortunate ragioni storiche (e non certo antropologiche!), in media siamo una tifoseria che vive il calcio con minor rancore o sospetto rispetto ad altri.

Sia chiaro, sono ben conscio che siamo pieni di lagnosi e complottisti anche noi, e che appena perderemo uno scudetto appariranno lagne arbitrali e cospirazionismi anche tra i nostri (ovvio, siamo milioni e milioni, sparsi ovunque, non ci sono regole, e il disastroso contesto mediatico non aiuta); penso però che due fattori ci abbiano aiutato negli anni: 1) avere praticamente sempre una squadra competitiva, spesso vincente, e dunque l’abitudine a giocarci tutto fino in fondo, senza decenni di buio; 2) avere una proprietà che non ha mai concesso nulla alla ricerca degli alibi.

Certo, non si può generalizzare e sarebbe ridicolo dire che siamo migliori di milanisti, interisti, romanisti e compagnia: ogni tifoseria ha la stessa passione, segue la storia del suo club e personalmente apprezzo il modo di tifare di moltissimi supporter avversari, che mi pare vivano il calcio meglio di tanti juventini.

Però quei due aspetti ci hanno senz’altro aiutato, e personalmente ho vissuto con fastidio le pubbliche lamentele di Marotta dopo Monaco (con gol regolare di un metro annullato e sconfitta ai supplementari, altro che contatto Iuliano-Ronaldo o la mano che ha indignato Donnarumma).

Mentre ritengo che avere il presidente di una vita fare costantemente riferimento a rimostranze arbitrali anche a 20 anni di distanza o avere il proprio giocatore più amato di sempre dire che chi vince è talmente scorretto che “dovrebbe fare un campionato a parte”, certo non aiuta i tifosi a vivere le vittorie altrui in maniera serena.
Premesso tutto questo, va dunque aggiunta l’altra faccia della medaglia: ho vinto tanto, sto vincendo tantissimo e questo mi ha viziato. Non mi godo più gli scudetti, ma poi quando li perderò sarò il primo a sbraitare e impazzirò nel vedere gli altri festeggiare come se fosse la più grande conquista del millennio. Mi annoia arrivare in finale di Champions eliminando super squadre (Barcellona quest’anno, Real due anni fa, addirittura Barcellona e Real nel 2003), perché poi perdo e mi sento umiliato ancora una volta.

Perché il regalo che hanno fatto a quel bambino, che pure di solito non ne riceve mai, lo ha reso felicissimo, mentre io ormai considero scontati tutti i miei, e non mi è arrivato proprio quello che desideravo di più.

 

Conclusioni.

E quindi? E comunque tema insufficiente, perché ti sei scordato gli antijuventini.

No, cara maestra, perché il finale arriva qua: pure stavolta, nonostante lo straordinario assist offerto da tanti di noi, sono riusciti a fare molto di peggio, superando ogni possibile immaginazione. Siamo abbattuti per la finale persa, molti tifosi bianconeri ti offrono incredibili soddisfazioni su un piatto d’argento prostrandosi e umiliandosi e loro riescono subito a risollevarci.

Dalla favola di Sergio Ramos che, non si sa perché, una volta vinta la finale dovrebbe dire “la Juve è forte, ma il Napoli di più”, all’account Mediaset che ci fa sopra un sondaggio, a Sky che la cita (e poi si scusa, però) fino al giornalista ormai macchietta antijuventina che ovviamente ci crede e scrive amareggiato che “la cosa triste è che per sentire la verità, in Italia, bisogna aspettare che a parlare siano campioni e giornali stranieri”. No, la cosa triste è che per sentire quello che vuoi tu te lo devi inventare. Con 400 utenti che retwittano felici, perché pensano che finalmente emerga la verità e non si accorgono in che baratro siano finiti, a retwittare dichiarazioni fasulle create da qualcuno proprio per prenderli in giro su certe loro paranoie. Salvo poi, quel giornalista ormai perso, cancellare il tweet qualche giorno dopo, perché stranamente per una volta non aveva verificato la fonte, aveva sparato una frase demenziale a corredo e l’ennesima figura tragicomica era ormai compiuta.

Via il tweet, via i retweet, e spazio a un’altra bufala: Buffon che esaltando il 5 maggio avrebbe esultato per la sconfitta dell’Inter. Solito tweet demenziale del giornalista in questione, ahinoi seguito da colleghi ben più seri, salvo venire subito ridicolizzato da chi ricordava come il 5 maggio sia stato il primo scudetto vinto dal portiere, certamente il più divertente, quello che ricorderemo più a lungo per una nostra vittoria completamente insperata a danno dei rivali incapaci di vincere contro 10 alleati e un avversario.

 

E così via, come l’anno scorso, fino all’anno prossimo, con il solito turbinio di fake news e figure di questo genere, di tifosi (e fin qui va beh) e giornalisti (qui niente va beh) che proprio non digeriscono il fatto che vinciamo sempre noi.

Mentre alcuni juventini, cara maestra, sono stufi di scudetti.

Il Maestro Massimo Zampini