L’equivoco Mandzukic

Il bilancio di Allegri da quando è alla Juve è più che positivo.
Ultra positivo.
Ha chiuso per 2 volte su 3 la stagione giocando tutte le partite possibili, ha guidato la Juve statisticamente più vincente della storia bianconera che oggi spegne 120 candele.

Quando critico l’allenatore non ne metto in discussione la bravura generale. Mi pongo delle domande cercando di trovare risposte, opinabili naturalmente, come tutto.

L’equivoco tattico che più mi lascia perplesso è quello che riguarda Mandzukic.
Del croato non metto assolutamente in discussione la bravura ne il suo valore assoluto e questo concetto lo ripeterò più volte nella speranza che alla fine passi (vale anche come esperimento sociologico).

Il bilancio di Allegri da quando è alla Juve è più che positivo.
Ultra positivo.
Ha chiuso per 2 volte su 3 la stagione giocando tutte le partite possibili, ha guidato la Juve statisticamente più vincente della storia bianconera che oggi spegne 120 candele.

Quando critico l’allenatore non ne metto in discussione la bravura generale. Mi pongo delle domande cercando di trovare risposte, opinabili naturalmente, come tutto.

L’equivoco tattico che più mi lascia perplesso è quello che riguarda Mandzukic.
Del croato non metto assolutamente in discussione la bravura ne il suo valore assoluto e questo concetto lo ripeterò più volte nella speranza che alla fine passi (vale anche come esperimento sociologico).

Nonostante Allegri ripeta sempre che il numero 17 possa ricoprire numerosi ruoli, il posto in cui garantisce il rendimento maggiore (un ottimo rendimento) è quello di centravanti.
Continuare ad impiegarlo da altre parti danneggia la squadra e lui stesso.
A gennaio, dopo mesi di ricerca dell’assetto ideale, la soluzione di schierarlo largo a sinistra funzionò per alcuni motivi:
– La condizione fisica era ottimale e andava via via migliorando
– La spinta sulle fasce veniva garantita spesso dagli esterni; bassi (bassi sulla carta ma alti sul campo) Alex Sandro e Dani Alves e la disponibilità del croato di coprire dietro era manna;
– Questo permetteva a Pjanic di giocare più libero e con meno ruoli di copertura;
– La costruzione della manovra poteva contare anche sull’apporto di Bonucci.

La stagione 2017/18 purtroppo ha portato, come da recente abitudine, un cambio netto della rosa;
Alves se n’é andato, Bonucci pure, Khedira ha iniziato la stagione avendo problemi fisici e Marchisio idem.
In entrata sono arrivati Matuidi, Bernardeschi (sostituto naturale di Dybala ma all’occorrenza esterno nei 3 dietro Higuain) e Douglas Costa, ala pura che da il meglio giocando a sinistra.
In difesa sono arrivati Howedes, mai visto fino ad ora, e De Sciglio.

Il potenziale della Juve è drasticamente cambiato, non è più una linea Sigfrido dietro in compenso è diventata letale davanti, ma per sfruttare tutto il suo potenziale ognuno deve giocare nel ruolo che gli compete.
Schierare Mandzukic (che è fortissimo) ala, o esterno, significa limitare lui e castrare la squadra a sinistra. Da esterno il croato (che rimane bravissimo) difficilmente salta l’uomo, per non dire mai, difficilmente crea le condizioni perché la difesa avversaria vada in difficoltà su una sua incursione, difficilmente crea spazio.
È forte fisicamente, occupa il posto e tira spallate, lancia le azioni spizzando la palla perché è raro vederlo perdere i contrasti aerei, ma poi di più non riesce a dare.
Quello che fa di positivo è aiutare il centrocampo e la difesa con la sua dedizione e sacrificio, cosa che lo porta anche a non essere sempre lucido fisicamente.

Sprecare questo potenziale significa privarsi o non usare appieno il punto di forza della rosa: la spinta offensiva.
In Sporting Lisbona Juventus, Mandzukic è stato controllato con la mano in tasca da uno che faceva panchina al Parma anni prima e si giocava il posto da titolare nel Latina.
Perché? Non perché sia scarso, ma semplicemente perché fuori ruolo.
Infatti la sua partita migliore è stata nel derby, quando ha sostituito Higuain, lasciato giustamente in panchina.
In altre occasioni, quando ha abbandonato temporaneamente i suoi compiti di ripiegamento ed è andato in area a fare il suo mestiere ha sempre dimostrato il suo valore, spesso segnando.

La Juventus 17/18 ha nell’attacco la sua punta di diamante ma non la mette in mostra, mentre la difesa si è indebolita.
È un ristorante che mette il cuoco in sala e il cameriere in cucina.
È un controsenso a tutti gli effetti: In molti riconoscono che la Juve è fortissima davanti, che “va bene prendere un gol a partita se ne segnamo ogni volta 3” e poi l’atteggiamento che spesso si vede in campo è all’insegna del primo non prenderle e si rinuncia sistematicamente ad un esterno fortissimo di ruolo in favore di un centravanti adattato che come prima mansione ha quella di coprire.

Allora le domande che mi pongo guardando le partite sono:
– Perché Allegri non contempla nemmeno l’idea di lasciare Mandzukic fuori ogni tanto?
– Perché questo trattamento viene riservato solo a lui?
– Siamo sicuri che questo trattamento di favore non lasci strascichi negli spogliatoi?
– Perché non viene spostato già da ora sulla destra provando con continuità per un certo periodo di tempo Costa?
– Ammesso che il suo ruolo è la punta, perché non provare un assetto diverso che preveda l’utilizzo di Mandzukic altrove e liberi le fasce?

– Perché, come l’anno scorso, ci vogliono mesi per trovare la quadra alla formazione?
A quest’ultima domanda qualcuno risponde che le squadre di Allegri migliorano da fine anno solare in poi. Ci sta, ma non è questo il punto; non sto parlando della condizione fisica, programmata sulla base degli impegni, o dell’affiatamento che fisiologicamente i giocatori trovano in un certo lasco di tempo.
Si parla di un’identità di gioco in cui ognuno sa cosa fare, più o meno.

Da profano, mi pare di non vederla il più delle volte e la vivo con l’amarezza di chi assiste impotente ad uno spreco terribile.

Willy Signori