Post-conferenza, ciò che resta di Massimiliano Allegri

Si è conclusa da pochissimi istanti la conferenza stampa congiunta con Massimiliano Allegri ed Andrea Agnelli pronti a rispondere alle domande dei giornalisti relativamente alla decisione della Juventus di separare il proprio cammino rispetto a quello del coach livornese: il contesto che in questi giorni ha spaccato il tifo juventino, fra difensori di Allegri e chi ne richiedeva la testa. Accontentati quest’ultimi, oggi il presidente ha spiegato perché: la Juventus non è una squadra di amici, la Juventus è un’azienda, basterebbe già questo per spiegare l’enorme difensore fra la società bianconera e il resto delle squadre italiane, che pone la Vecchia Signora su quei tavoli di gala che vengono imbanditi in Europa, al di là di com’è andata a finire alcune settimane fa contro l’Ajax. Quella la scintilla che ha fatto partire il cortocircuito: Agnelli nega, ma la sensazione è netta anche guardando le varie espressioni a conferenza in corso.

Ci hanno comunque detto che è questo il momento giusto per chiudere un ciclo, e francamente è difficile sostenere il contrario: per il calciomercato, per la gestione di un gruppo di calciatori comunque presente in sala stampa per salutare l’ormai ex allenatore. Nulla a che vedere con il saluto a Del Piero e Buffon, e non potrebbe essere altrimenti, non sarà l’adio che si darà domani sera a Barzagli, ma la commozione delle parti in causa è stata evidente a tutti. Cinque anni di soddisfazioni, tante vittorie, tanti record, e quel solito incubo del gioco. Per Max. Anche oggi, come con Adani, un piccolo sfogo a riguardo, ma dategli torto se riuscite: “Ci sono allenatori, calciatori, che vincono sempre, altri che non vincono mai. Io sono sempre stato abituato a vincere sempre, anche quando giocavo i tornei con gli amici a Livorno. Non esiste solo teoria, poi c’è la pratica. Quelli che vincono, piaccia o meno, sono sempre gli stessi, ma è normale che poi quelli che perdono sempre cercano altri argomenti”. Una filosofia del tipo “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, una filosofia che rende spaesato oggi il tifoso, che però deve restare fiducioso nei confronti di una società pazzesca che ancora una volta sta mostrando freddezza, lucidità, e vedremo quali saranno le ulteriori scelte.

Cosa resta, dunque, del mister? 5 scudetti, 2 Supercoppe italiane, 4 Coppe Italia, una crescita europea costante, al netto del già citato passo d’arresto con l’Ajax, figlio anche di un contesto che non è stato migliorato: l’aspetto fisico. Non è questo momento e sede per parlarne, però, dunque adesso tutti in piedi, fatelo anche solo per educazione e facciata se non ve la sentite: applaudite e festeggiate Massimiliano Allegri, come ha fatto oggi Andrea Agnelli. Se lo merita lui, ve lo meritate voi, se lo merita la Juventus.