Stop a Marassi

La Juve si ferma contro la Sampdoria, sconfitta dalle reti di Zapata, Torreira e Ferrari. Inutili nel finale i gol di Higuain e Dybala

Una sconfitta che pesa e che stupisce, più che per il punteggio, per come è maturata. Perché a Genova la Juve è in pieno controllo della gara per tutto il primo tempo, sembra anzi poter azzannare gli avversari non appena rientra in campo, e invece, improvvisamente, crolla, sotto i colpi di Zapata, Torreira e Ferrari. Inutile, alla fine, fare il conto delle occasioni sprecate o recriminare per i gol di Higuain e Dybala arrivati troppo tardi. Meglio interrogarsi sui motivi della sconfitta, perché i bianconeri sembravano poter gestire e portare a casa la partita e invece incassano un passivo pesante, inimmaginabile anche  solo a fine primo tempo.

PER UN TEMPO SOLO JUVE

Un primo tempo in cui la Juve parte forte, pressando alto e muovendo il pallone in velocità, senza incertezze. Bernardeschi rifinisce al posto di Dybala e lo fa ottimamente, liberando dopo appena due minuti Higuain, il cui diagonale, deviato, termina a fil di palo. Il Pipita si muove a tutto campo, aiutando anche in fase di costruzione e da un suo cambio campo nasce l’opportunità per Mandzukic, che impegna Viviano dal limite. La Samp si organizza, alzando leggermente il baricentro e riuscendo così ad alleggerire al pressione sulla difesa, anche se in avanti produce solo un’innocua girata di Quagliarella dal limite. I i bianconeri continuano a comandare il gioco e a forza di insistere, poco dopo la mezz’ora, la combinazione tra Khedira e Higuain regala al destro di Cuadrado il pallone del vantaggio, ma il diagonale termina sul fondo, anche grazie ad una deviazione di Viviano non rilevata dall’arbitro.

ZAPATA COLPISCE

La Juve non rischia nulla, ma fatica anche a pungere. Serve pazienza, ma anche uno spunto, una giocata, un colpo di classe o uno di fortuna. In avvio di ripresa Khedira ha una buona intuizione e se ne va sulla sinistra, servendo al limite Higuain, il cui destro viene ancora deviato in angolo. Invece di vedere i propri sforzi premiati però i bianconeri vengono puniti in una delle rare occasioni in cui i padroni di casa si presentano in area: un cross di Quagliarella viene alzato a campanile da Bernardeschi ed è Zapata a saltare più alto di Lichtsteiner e a superare Szczesny, firmando il vantaggio blucerchiato.

TORREIRA RADDOPPIA

L’attaccante colombiano va anche vicino alla doppietta poco dopo, quando approfitta del suggerimento di Quagliarella e si presenta a tu per tu con Szczesny, che riesce a respingere la sua conclusione con un’uscita coraggiosa. Allegri cerca di dare la scossa inserendo Dybala al posto di Bernardeschi e la Juve ha subito l’occasione di pareggiare grazie alla percussione di Lichtsteiner e al suo traversone basso, sul quale però né Higuain, né Mandzukic riescono a intervenire. Altra opportunità è il contropiede condotta dal Pipita, che aspetta troppo però per servire Cuadrado e quando lo fa non è sufficientemente preciso. Ben più cinica è la Samp, che colpisce ancora, alla prima occasione buona con Torreira e il suo rasoterra preciso, che dal limite dell’area si infila nell’angolo alla destra di Szczesny.

FERRARI CHIUDE I CONTI

A questo punto la Juve non c’è più e la Samp dilaga, andando ancora in gol con Ferrari, che sfrutta un perfetto assist di Quagliarella sugli sviluppi di un calcio piazzato, anticipa Khedira e infila il 3-0 che chiude i conti. Il resto della gara a questo punto a poco senso, anche il rigore concesso nel finale per il fallo di Strinic su Douglas Costa e trasformato da Higuain. O il gol di Dybala dopo quattro minuti di recupero. Servono anzi solo ad acuire i ripianti. E, si spera, a far crescere una rabbia che dovrà essere presente fin dal primo minuto mercoledì sera contro il Barcellona

SAMPDORIA-JUVENTUS 3-2

RETI: Zapata 7′ st, Torreira 26′ st, Ferrari 34′ st, Higuain (rig) 46′ st, Dybala 49′ st

SAMPDORIA
Viviano; Bereszynski, Silvestre, Ferrari, Strinic; Barreto (29′ st Verre), Torreira, Praet (28′ pt Linetty); Ramirez; Quagliarella (39′ st Caprari), Zapata
A disposizione: Puggioni, Sala, Tozzo, Regini, Murru, Capezzi, Alvarez, Kownacki
Allenatore: Giampaolo

JUVENTUS
Szczesny; Lichtsteiner, Rugani, Chiellini, Asamoah;, Pjanic (35′ st Matuidi), Khedira; Cuadrado (27′ st Douglas Costa), Bernardeschi (17′ st Dybala), Mandzukic; Higuain
A disposizione: Buffon, Pinsoglio, De Sciglio, Benatia, Höwedes, Alex Sandro, Barzagli, Marchisio, Sturaro
Allenatore: Allegri

ARBITRO: Guida
ASSISTENTI: Preti, Carbone
QUARTO UFFICIALE: Pinzani
VAR: Giacomelli, Marrazzo

AMMONITI: 14′ pt Bernardeschi, 10′ st Quagliarella, 14′ st Rugani, 18′ st Khedira, 30′ st Linetty, 46′ st Ramirez

Sampdoria-Juve 3-2: la batosta al rientro, ed ora?

“Dopo la sosta vedrete la vera Juve”, diceva Massimiliano Allegri qualche settimana fa, speriamo che il match di oggi pomeriggio non faccia parte dello scenario previsto dall’allenatore bianconero sennò sarebbe il caso di rassegnarsi ad obiettivi meno blasonati rispetto a quelli raggiunti ed inseguiti negli ultimi sei anni: non si sta alzando bandiera bianca, ma la sconfitta con la Sampdoria maturata da alcuni minuti preoccupa. Preoccupa tanto nonostante la reazione finale.

E dire che non era cominciata esattamente male, con qualche cambio di formazione rispetto al solito considerando che mercoledì allo Stadium arriverà il Barcellona: i primi quarantacinque minuti sono di ottima qualità, Szczesny è di fatto un giocatore di movimento aggiunto chiamato in causa più dai compagni che dagli avversari, ma la troppa imprecisioni dalle parti di Viviano non consente alla Vecchia Signora di sfondare. Bernardeschi stavolta non sfrutta lo spazio dall’inizio concessogli, fra l’altro nella posizione a lui più congeniale, solo un quarto d’ora di qualità poi praticamente scomparso sino al momento della sostituzione quando comunque ormai la partita era già compromessa. Nella ripresa blackout totale, e che non si parli di sfortuna perché non è il caso: prima Zapata, poi Torreira, dopo ancora Ferrari, un 3-0 che non ammette repliche, anche se resta l’amaro in bocca per l’occasione sprecata in contropiede tre contro uno. Allegri tiene troppo in campo un Mandzukic visibilmente fuori giri per un Douglas Costa pimpante, come dimostra l’azione personale pericolosa ed il rigore conquistato dal brasiliano, ma, come detto, era già troppo tardi. Era già troppo tardi anche per Dybala, subentrato pigro ma poi in gol allo scadere. Solitamente si dice che sconfitte del genere possono essere salutari, anche se non si capisce come una sconfitta possa essere salutare, a maggior ragione considerando il ritmo che stanno tenendo le altre.

Come detto prima, mercoledì si riparte in Europa contro il Barcellona: tappa fondamentale per staccare il pass per gli ottavi in prima battuta, e per ritrovare un po’ di serenità mentale che rischia di andare a farsi benedire dopo quanto successo oggi

Fabio Giambò.

Sampdoria-Juve 3-2: Consegnato il centrocampo, arrivata la sconfitta

Sampdoria Juventus è stata una gara lineare nel suo sviluppo, non così sorprendente il risultato finale date le condizioni iniziali.
La Juventus si è presentata a Marassi con due cambi in vista della sfida di coppa col Barcellona, in difesa Asamoah al posto di Alex Sandro e Bernardeschi al posto di Dybala alle spalle di Higuain. I due chiamati in causa non hanno fatto particolarmente male, Bernardeschi ha svirgolato la palla sul primo gol della partita, ma è stato un avvenimento fortuito, Asamoah è risultato anche uno dei migliori, come del resto la difesa, che nonostante i 3 gol incassati non è sembrata traballante.

Le ragioni di questa sconfitta sono state per lo più tattiche. Tralasciando il primo gol, frutto di una serie di sfortunati eventi, tutte le altre occasioni della Sampdoria sono arrivate essenzialmente da situazioni in cui i blucerchiati riuscivano a portarsi stabilmente sulla trequarti ospite, imbastendo azioni elaborate e pericolose. La squadra di Giampaolo ha concluso metà delle volte della squadra di Allegri, trovando però la porta 5 volte, più dei bianconeri. II problema principale della Juventus è stato il centrocampo molle e in perenne inferiorità numerica contro i 4 giocatori stretti e ben coordinati dei liguri, Pjanic e Khedira inoltre non hanno giocato per niente bene, apparendo fuori forma. La Sampdoria incontrava un’adeguata resistenza solamente quando arrivava in prossimità della linea difensiva e riusciva a riconquistare le seconde palle respinte più spesso dei bianconeri, il gol di Torreira nasce proprio da un rimorchio impossibile da marcare per il centrocampo disabitato della Juventus.

In fase offensiva poi la scelta di schierare Bernardeschi si è rivelata infelice. Se da una parte il carrarino ha iniziato bene, dopo il primo quarto d’ora ha cominciato a defilarsi sempre più a destra, scambiandosi infine di posizione con Cuadrado. Non una brutta prestazione da parte del nuovo arrivato, ma sicuramente inadatta a sostituire la funzione tattica del ruolo, stesso problema poi occorso a Cuadrado al momento dello scambio di posizione. A orchestrare la manovra è toccato quindi principalmente ad un pimpante Higuain, che però così facendo è finito a orbitare troppo lontano dall’area di rigore. Questa confusione ha portato la Juve a concludere moltissime volte contro la non irreprensibile difesa blucerchiata, ma a produrre pericoli alquanto modesti.

Inspiegabile la scelta di Allegri di schierare i soli due Khedira e Pjanic, nelle condizioni in cui versavano, consegnando il centrocampo, ma ancor più inspiegabile la scelta di tenere fuori Douglas Costa in favore di un ectoplasmatico Mandzukic, moscio in pressing, pigro nei ripieghi, e peggio di tutto inoffensivo davanti e dannoso nella circolazione del pallone. Il brasiliano, entrato colpevolmente in ritardo, grazie alla sua qualità ha ribaltato la pericolosità offensiva della squadra. Se questa squadra non ha un gioco valido offensivamente, non può permettersi anche di lasciare gratuitamente fuori i giocatori migliori.

Per ridare sostanza e stabilità all’undici un ritorno al centrocampo a 3 può rappresentare una soluzione, per migliorare sia la fase difensiva che la prima costruzione.

Mattia Demitri

13a Serie A: Sampdoria Juventus 3-2

di Luca Rossi


Una Sampdoria cattiva e concreta batte una Juventus poco determinata, molto sprecona e che si è lasciata andare nella seconda parte del match, proprio quando c’era da lottare maggiormente


La Serie A ritorna in campo dopo la nefasta parentesi azzurra e la Juventus ha il dovere di non perdere punti sul Napoli capolista, uscito vincitore dal match del San Paolo contro il Milan. Lo sguardo però è anche a Mercoledì quando lo Juventus Stadium ospiterà il Barcellona per la quinta giornata della fase a gironi della Champions League.
Allegri effettua un ampio turnover in particolare per il pacchetto arretrato: Buffon in panchina, dentro Szczęsny; Lichtsteiner, Rugani, Chiellini e Asamoah per la retroguardia; Khedira fa coppia insieme al recuperato Pjanić; fuori Dybala, al suo posto Bernardeschi nel ruolo di raccordo; Cuadrado, Mandžukić e Higuaìn completano il reparto. La Sampdoria, reduce da 4 vittorie e 1 sconfitta (con l’Inter) nelle ultime 5 partite è disegnata dal suo tecnico, Giampaolo, con il consueto 4-3-1-2. La porta di Viviano è difesa da Bereszyński, Silvestre, Ferrari e Strinić; il centrocampo è composto da Barreto, Torreira e Praet con Ramirez a sostegno delle due punte Quagliarella e Zapata.

La Sampdoria manifesta fin da subito quelle che sono le caratteristiche e l’atteggiamento che ha intenzione di tenere nel corso della partita: elevata aggressività e densità in zona palla al fine di recuperare alto il pallone; impedire alla Juventus di agire per vie centrali; sfruttare le seconde palle per poter creare presupposti pericolosi. Questi aspetti si concretizzano con la pressione esercitata dai due attaccanti sui difensori in fase di impostazione con Ramirez che ha il compito di aggredire Pjanić ogniqualvolta il bosniaco riceve il pallone. Una delle mezz’ali o gioca a uomo su Khedira, l’altro centrocampista bianconero, oppure, nel caso in cui il pallone fluisca sull’esterno, attacca l’esterno che riceve il pallone.

Pjanic sta per ricevere palla: le due punte sono ai suoi lati; Ramirez è pronto ad aggredirlo e così è costretto a scaricare dietro. Una delle mezz’ali è su Khedira.

Addirittura talvolta Ramirez si alza oltre le punte per aggredire e così è una delle mezz’ali a salire su Pjanić. In generale comunque si evince un’elevata aggressività sul destinatario del pallone e spesso il risultato è o il fallo o l’anticipo. Ovviamente tale atteggiamento può essere ottimale ed estremamente efficace nel momento in cui l’impostazione bassa avversaria entra in grossa difficoltà e non ha alternative. Quando invece la squadra avversaria si dimostra in grado, grazie alle qualità tecniche e associative di difensori e centrocampisti, di eludere il pressing  si palesano le controindicazioni di questo atteggiamento tattico: in primis la difficoltà a coprire l’ampiezza per uno schieramento molto stretto (larghezza media di 30 metri).

Heatmap della Sampdoria in primo e secondo tempo. Facilmente si evince quanto sia stretto lo schiermento doriano e di quanto spazio sia concesso sugli esterni

In seconda battuta l’ampio spazio lasciato tra centrocampo (con giocatori molto avanzati per la scelta di difendere in avanti) e difesa permettendo quindi alla squadra avversaria di trovare facilmente giocatori tra le linee e di puntare la difesa. I giocatori doriani sono molto dinamici ma poco attenti alla posizione e poco abituati a difendere all’indietro. È facile quindi trovare spazio alle loro spalle.  In fase di difesa posizionale la Sampdoria mantiene il suo assetto con un abbassamento di Ramirez sulla linea dei suoi colleghi di reparto. I centrocampisti comunque come un elastico hanno il compito di salire in pressione non appena il pallone termina nella zona di loro competenza e di ritornare in posizione subito dopo. In fase di possesso palla la squadra tenta di sfruttare le capacità tecniche e associative di attaccanti e centrocampisti i quali hanno il compito grazie alla loro dinamicità di effettuare continui movimenti senza palla per offrire linee di passaggio e possibilità di giocate. Nel caso in cui non riesca a giocare palla a terra l’alternativa è lanciare lungo su Zapata (186 cm per 88 kg) alla ricerca di sponde o di seconde palle derivanti dal duello aereo (13 1vs1 vinti dal colombiano e 4 falli subiti)   Già nei primi 7 minuti di gioco la Juventus individua e sfrutta i due aspetti critici doriani sopraevidenziati: al secondo minuto di gioco viene trovato Bernardeschi tra le linee libero di puntare la difesa e di servire il taglio di Higuaìn. Al settimo minuto di gioco invece Higuaìn molto mobile su tutto il fronte d’attacco da regista offensivo effettua un eccellente, tempestivo e preciso cambio di gioco verso Mandžukić il quale riesce ad arrivare alla conclusione. La Juventus mostra di avere studiato l’avversario ed è quindi consapevole di quale sia il modo opportuno per attaccare.  Effettua più cambi di gioco rispetto al solito e cerca soprattutto Bernardeschi tra le linee che in genere o è libero di girarsi o al massimo si trova in uno vs uno con un avversario. Il 33 bianconero pian piano si schiaccia molto su Cuadrado e ciò porta quasi naturalmente la manovra juventina a svilupparsi maggiormente da quel lato. Dal lato opposto è Khedira ad alzare molto la sua posizione per occupare lo spazio lasciato da Bernardeschi.

gif

Nella gif sovrastante è possibile evidenziare tutti i problemi difensivi della Sampdoria: Cuadrado riceve più che indisturbato poichè la mezz’ala sinistra è salita su Lichsteiner lasciando spazio non coperto dietro di sè; Il colombiano è libero di avanzare fino all’area di rigore anche perchè Bernardeschi tiene occupato Strinić che rimane basso; la difesa blucerchiata stringe tantissimo e lascia Mandžukić totalmente da solo che poi però si rivela lento e indeciso nel concretizzare. Il croato da quel lato in questo match è stato largamente deludente a causa soprattutto di una poco incisività nei momenti in cui è stato servito con uno discreto spazio a disposizione.  In fase di non possesso invece i bianconeri optano per il solito atteggiamento con le due punte che disturbano l’impostazione dei centrali, gli esterni che salgono sui terzini e un centrocampista bianconero che sale sul regista. In difesa posizionale si abbassano gli esterni alti e si forma il 4-4-1-1.

Ferrari è in possesso palla: Higuain è su Silvestre; Bernadeschi si dirige verso Ferrari e occlude con la sua posizione la linea di passaggio verso Torreira; Cuadrado sale su Strinic; Khedira è su una delle mezz’ali.

La Juventus ha il controllo tecnico e tattico della partita. Non concede nulla a una Sampdoria che non si rende pericolosa mentre più volte riesce a creare dei presupposti pericolosi. Al 32esimo minuto arriva l’occasione più grande per la Juventus con Cuadrado che sbaglia un gol clamoroso come aveva già fatto nella precedente giornata con il Benevento e l’anno scorso con l’Empoli. Con una Juve padrona del campo ma incapace di realizzare il gol del vantaggio si chiude il primo tempo.

La seconda frazione di gioco inizia con gli stessi ventidue in campo e per i primi 5 minuti segue la falsariga del primo tempo. Juve attenta che non lascia spazi ma che non trova la via per il gol. Al 52esimo minuto è invece la Sampdoria inaspettatamente a trovare il vantaggio: dopo un’azione prolungata e caotica in cui nessuno spazza il pallone Zapata realizza il gol vincendo il mismatch contro Lichsteiner.

gif
“spazzatela”

I bianconeri tentano di alzare i ritmi e si rendono pericolosi su calcio piazzato. Sono però i padroni di casa ad andare vicinissimi al raddoppio con un contropiede molto ben orchestrato da Quagliarella. Anche quest’azione è un segno di un  cedimento mentale tale per cui per una non perfetta concentrazione si concede un due vs due dagli sviluppi di un calcio d’angolo.  I bianconeri  non mostrano quella cattiveria che in questi anni è stata alla base del loro spirito vincente. Anzi per alcuni tratti di partita sembrano aspettare la Sampdoria che giostra il pallone quasi come se non ci fosse un gol da recuperare. L’atteggiamento mentale è quello di una compagine che nel momento in cui bisogna dare qualcosa in più si disconnette dal match. Anche il pressing è meno armonico e più difficoltoso diventa il recupero del pallone. Al 62esimo Allegri effettua il primo cambio: esce un discreto Bernardeschi per Dybala. Tra i minuti 63 e 64 la squadra di mister Allegri si procura due buone occasioni da gol i cui tiri però vengono respinti dai difensori blucerchiati. L’occasione più clamorosa però è al 70esimo minuto quando Higuaìn spreca un clamoroso 3vs1 ritardando e sbagliando il dosaggio del suggerimento per un compagno. Gol sbagliato gol subito. Un minuto dopo Torreira realizza il raddoppio trovando tanto spazio tra Khedira e Pjanić. Fuori Cuadrado e dentro Douglas Costa ma la partita sembra ormai avere intrapreso la strada blucerchiata. I liguri chiudono il match al minuto 80 con il gol di Ferrari sugli sviluppi di un calcio piazzato. 3-0 sembra essere il risultato finale ma un rigore assegnato e alla Juve e realizzato da Higuaìn e un gol di Dybala rende la sconfitta meno pesante nel punteggio ma più amara per il suo andamento

Per vincere una partita nel calcio bisogna segnare. È una semplice ma quanto mai reale e cruda verità contro la quale la Juventus oggi ha sbattuto. Allegri stesso nel post-partita lo ha confermato. Oggi i bianconeri in un primo tempo giocato bene hanno fatto quanto serviva per disinnescare le offensive avversarie, ha creato poche ma nitide occasioni da goal, ma colpevolmente non le ha concretizzate. In questo modo l’esito di un match finisce per essere affidato inesorabilmente agli episodi che quest’oggi, come purtroppo sta accadendo molto spesso in questa fase di stagione, sono girati bene per l’avversario. Molto probabilmente sarebbe stato più opportuno schierare dall’inizio Douglas Costa al posto di Mandžukić andando a sfruttare il punto debole blucerchiato, la copertura dell’ampiezza, con un giocatore rapido, abile nel dribbling e continuo dispensatore di cross pericolosi. Non è in nessun modo però l’inserimento di una pedina al posto dell’altra che può giustificare o spiegare una partita che la Juventus poteva virtualmente chiudere già nel primo tempo con maggiore cattiveria, determinazione e con un pizzico di fortuna in più.  Pessima è stata la reazione nel secondo tempo in cui la Juventus ha di fatto ceduto mentalmente, ha palesato molto nervosismo (osservare Khedira in occasione del 3° goal) ed è stata molto approssimativa e leggera su chiusure e interventi difensivi.

In definitiva oggi abbiamo visto una Juventus che, come è già capitato altre volte in questo campionato, ha contribuito da sola a mettersi in difficoltà. Quest’oggi però, complice un avversario tosto a cui vanno fatti i complimenti, non è riuscita a uscirne. Speriamo possa essere una lezione.

Cosa sta succedendo alla Juventus?

Le ore successive a una sconfitta sono un classico. Post d’insulti ad Allegri, ai giocatori, alla società, pessimismo cosmico che Leopardi spostati, rappresentano un must sui social. È molto complicato, se non impossibile, fare un’analisi a caldo di quello che sta succedendo dentro la Juventus in questi primi mesi d’inizio stagione, perché l’emotività del momento tende a farsi sentire e rischia di portare fuori strada. C’è un tratto comune distintivo che collega le partite della squadra d’Allegri ed è l’incapacità di eliminare quei momenti della partita in cui si perde la connessione mentale, che sia di fronte a un gol o un torto subito non cambia, e si entra dentro un black-out in cui tutto può succedere. Non è assenza dal campo, ma la mancanza d’equilibrio che si traduce in tentativi da parte dei singoli di risollevare velocemente il risultato: ognuno prova a fare quello che sa fare meglio, diversi diventano egoisti e s’improvvisa eccessivamente. La mancanza di lucidità e calma in questi frangenti risulta spesso determinante, perché ci si allunga, si perde l’equilibrio in campo e si prendono contropiede. Si è poco squadra. Capita, è calcio bellezza, di sbagliare, ok sbagliamo un po’ troppo, e di prendere gol in mischia, ma è la reazione a essere sbagliata.

Giustamente, poi, si deve parlare di cattiveria, di rabbia, di intensità da portare per novanta minuti, ma sempre partendo dal presupposto che le difficoltà attuali della Juventus sono principalmente mentali. Un giocatore al posto di un altro può avere un effetto benefico, ma di certo non risolve quello che è una costante di questi primi mesi. Vincere è sempre in salita, lo è stato in questi sei anni straordinari in cui si è vinto il campionato, stanca, logora mentalmente, ti spinge a dover vincere sotto pressione: la rosa della Juventus è composta da giocatori esperti e chi fa parte di questa squadra sa che è così. Inoltre, i giocatori lasciano l’impressione di avvertire la sensazione di un uso del Var a corrente alternata, percezione che innervosisce ulteriormente e porta sconforto: non è una scusante, ma è un fattore da non trascurare.

Non ci può e non ci deve essere spazio per la rassegnazione; questa va trasformata in rabbia, concentrazione, attenzione ai dettagli, cattiveria sotto porta, cinismo. Non bastano 10 minuti da incazzati, a babbo morto, per vincere le partite: la Juventus è in parte eccessivamente consapevole dei propri mezzi, per natura meno agguerrita di alcune versione precedenti, gioca troppo col fioretto. Partite come Udine in cui succede di tutto ma vinci possono risultare dannose, mentre la miglior Juventus di questa stagione è stata quella col Milan, proprio perché è stata la classica Juventus: solida, concentrata, cinica, dura. Proprio in quei giorni, e non a caso, Buffon elogiò Higuain per il suo spirito combattivo e battagliero. È arrivato il momento di vincere anche le partite in maniera sporca, giocando con grande concentrazione, determinazione e intensità: le qualità poi faranno la differenza. Subire gol è iniezione di coraggio per le squadre avversarie che, specie in casa, hanno meno paura adesso, sanno che possono segnare: la solidità è spesso sensazione d’essere inscalfibile.

Sta poi ad Allegri trovare il modo per far rendere al meglio il potenziale della squadra. Semplicemente, è far giocare i migliori assieme. È successo nel primo anno, col centrocampo a 4, la scorsa stagione con la svolta con la Lazio, deve accadere anche adesso. Come? È compito dell’allenatore, ma nuovi stimoli tattici e tecnici spesso aiutano ad aumentare la concentrazione. Perché, alla fine, alla Juventus vincere è l’unica cosa che conta. Sono i risultati a pesare, non il divertimento. È ancora presto per essere pessimisti, ma è il momento di salutare gli schiaffi salutari e pedalare forte. In salita, come ogni anno.

Davide Terruzzi