Come segnare il benedetto gol al Wanda

Lancio dalle retrovie di Bonucci, palla tesa verso l’out di sinistra, sembra troppo lunga ma Alex Sandro ci arriva con il passo giusto e la mette in mezzo al volo, raccoglie Dybala all’altezza del dischetto, un palleggio e la sponda per CR7, la palla non ha ancora toccato terra, stop di petto e rovesciata spettacolare all’incrocio, settore ospiti del Wanda in delirio!

Come dite? Sceneggiatura già vista? Sì, forse mi sono confuso, è che stavo provando a immaginare come possiamo segnare questo benedetto gol al Wanda Metropolitano. Ce ne deve essere almeno uno meno complicato di così…

Lo ha detto chiaro e tondo anche Allegri, lo pensano un po’ tutti i tifosi bianconeri: fare almeno un gol fuori casa è un passaggio cruciale per le nostre chance di qualificazione, posto che comunque la Juve di Allegri ci ha abituati a giocarsela sempre al ritorno, quale che sia il verdetto dell’andata. Fino a che non toglieranno la regola dei gol in trasferta, in partite come questa si scende in campo per segnare.

Il problema è che l’avversario non è fra i più perforabili, per quanto quest’anno abbia avuto le sue difficoltà. Aggiungo: avversario che ha costruito le sue fortune proprio dentro le mura di casa, prima quelle del Vicente Calderón, ora quelle del Wanda Metropolitano, violato proprio qualche giorno fa, dopo un anno e mezzo di imbattibilità, dal Real Madrid.

E allora quali sono le armi a disposizione della Juve? Banale dirlo ma dipenderà dai giocatori che scenderanno in campo. Nel senso che non è facile, ora come ora, chiudere gli occhi e immaginarsi come segna la Juve di Allegri. Un sintomo di imprevedibilità, ma forse anche di scarsa convinzione nel portare in campo uno spartito.

Più facile allora ragionare ad hoc sui possibili punti deboli dell’Atletico Madrid. Rispetto agli anni scorsi, ad esempio, la squadra di Simeone sembra proteggere molto meno bene l’area di rigore, complice il declino di alcuni uomini-chiave della linea difensiva (Filipe Luis e persino Godin) o la mancata crescita di elementi promettenti come Gimenez. Per dare un’idea, l’Atletico subisce il 58% dei tiri dall’interno dell’area di rigore, la Juve solo il 44%.

Più che ai palloni alti, specialità in cui i centrali colchoneros sembrano essere ancora fra i primi della classe, penso quindi alle palle basse e agli ingressi laterali. Servirà forzare molto sia nelle combinazioni a sinistra, che spesso portano uno fra Alex Sandro e Matuidi alla percussione in area, sia negli ingressi palla al piede da destra. A questo proposito vorrei dare per scontata la presenza di Cancelo da quel lato, sia perché può puntare e mettere in difficoltà Filipe Luis, sia perché può indurre Simeone a chiamare raddoppi costanti su quel lato, esponendo il suo centrocampo a ricezioni pericolose.

E Ronaldo? Me lo aspetto decisivo soprattutto sul primo palo, in anticipo davanti a due centrali che non spiccano per esplosività nei primi passi. Dybala invece, che ha scaldato il piede contro il Frosinone, potrebbe trovare spazi invitanti dal limite dell’area di rigore, al termine di azioni manovrate con pazienza da una parte all’altra del campo.

Un misero gollettino si può trovare anche da situazioni meno orchestrate, come ad esempio i calci piazzati. L’Atletico ha già preso 4 gol su piazzato quest’anno e la Juve fa paura, sia per la qualità della battuta (Pjanic/Dybala) sia per i saltatori e in generale i giocatori che si esaltano in mischia: Bonucci più di Chiellini, Khedira, Mandzukic e ovviamente Ronaldo, maestro di opportunismo.

L’ultima arma per segnare, tanto cara ad Allegri, è la panchina. Intorno al 70esimo comincia una partita nella partita completamente diversa, in cui una giocata individuale può cancellare una prestazione fin lì negativa dell’intera squadra. Qualunque sia l’undici in campo dall’inizio, la Juve dovrebbe avere una panchina di tutto rispetto: la verve di Emre Can, gli strappi di Douglas Costa, la classe di Bernardeschi o Dybala sono tutti ingredienti potenzialmente esplosivi con le squadre logorate dal punto di vista fisico e mentale. Perché lo sappiamo tutti, juventini e colchoneros, che quei primi 70 minuti non saranno una passeggiata per nessuno.

Davide Rovati.