Conte va all’Inter, la tragedia romantica dei tifosi bianconeri

Conte e L’Inter di Marotta e Suning annunciano il loro prevedibile matrimonio. E’ fatta.

Possono scatenarsi il Twitter e il Facebook, le radio, le web radio e poi (ma solo dopo) i giornali.

La reazione degli interisti è preventivabile in modo anche abbastanza facile. Più o meno succederà quel che è successo Marotta, passato sui social e non solo da mafioso a grande manager che mostra la faccia cattiva al Signore e alla Signora Nara. Per giunta ora che il tempo è passato, ora che la Juve di Agnelli è presa da un altro addio, quello di Max da Livorno, e ora che il buon leccese si è mondato di parte del suo peccato originale di aver giocato e poi allenato l’odiata squadra bianconera con le esperienze anche molto positive in nazionale e al Chelsea. Il copione è scritto, dopo i retorici annunci del genere “Stima per il professionista ma non dimentichiamo il suo passato bianconero e giudiziari”, i tifosi nerazzurri si gaseranno come leoni davanti ad una preda alla prima vittoria, c’è da giurarlo.

Molto più interessante è invece la reazione dei tifosi juventini. Di tutti noi, vedove e non.

Non scherziamo: è un trauma. In qualunque modo la si pensi, qualunque sentimento, positivo o negativo si provi per il Condottiero del grande primo scudetto dei mitici 7 non può essere piacevole per un bianconero vederlo seduto su quella panchina. Sia chiaro: sarebbe stato così in ciascuna delle altre 19 squadre di serie A. Però vederlo andare proprio lì è più dura per noi.

Ognuno reagisce a suo modo. C’è chi lo ignora, chi lo insulta come con Allegri, chi sotto sotto, amandolo ancora, non ne parla, chi aspetterà eventuale e visto che parliamo dell’Inter, probabile, fallimento per parlarne male ecc ecc. E poi le tipiche schermaglie tra chi lo ama ancora, chi non riesce a dimenticarlo, chi non vede nessun tecnico meglio di lui contro chi si è sentito tradito per come se n’è andato nel 2014 (il sottoscritto, romanticamente), o chi ha imparato a stimare Allegri, nonostante fosse stato al Milan, o chi si fida della Società e allora “forse aveva ragione Agnelli”.

E’ difficile capire o anche solo immaginare cosa proverà Antonio nostro a giocare contro i colori bianconeri, esperienza mai accaduta durante la sua esperienza in riva al Tamigi. E’ chiaro che il professionista di oggi non è il tifoso ragazzino e neanche il calciatore, capitano e bandiera che ha sposato due colori per un’intera carriera. Ma i problemi non mancheranno e non solo per eventuali conflitti interiori. Ma per il circo Barnum di cui a volte prende le sembianze lo spogliatoio interista.

Allora immaginare è un attimo: lui furibondo nei post partita contro i giornalisti, l’ambiente, gli stessi giocatori. Una carica di passione agonistica tipica del pugliese, un tipo meticoloso al limite del maniacale, sempre teso alla vittoria tanto da stare male se non arriva, permaloso e a volte troppo chiuso nelle sue idee. Un fiume in piena quindi, con show annessi. E questo non farà che rendere i nostri weekend ancora più divertenti a meno che non ci superi in classifica, allora ci divertiremmo di meno.

A livello tecnico non si può che ammettere che Conte porterà all’Inter quella sua anima da coltello tra i denti. Quella tensione e ansia tipica dei sanguigni. Ma anche un gioco votato all’iniziativa che è stato tanto vincente (da non sottovalutare lo scudetto al Chelsea, cartina da tornasole del valore del tecnico). E allora un’Inter che diventa l’antagonista della Juve può starci e saranno anni al fulmicotone.

Conte all’Inter è l’imprevedibilità della vita o forse solo management dello sport, nel senso di qualcosa che può succedere in un mondo di professionisti. Conte all’Inter però è una categoria dello spirito, è la tua ex che si mette col compagno di classe che ti sta sui zebedei perché se la tira ma è brutto e non prende mai più di 5 e allora non ci puoi credere. E’ una ferita, come lo fu quella del Marcello da Viareggio che poi tornò con grande entusiasmo a casa. E’ qualcosa che comunque varrà la pena vivere, come tutti gli scherzi della vita.

Gianluca Garro

Cari nerazzurri, noi siamo la Juve

Di Giuseppe Dedonato

Il comunicato dei nostri si apre, ringraziando il cielo, con una presa di coscienza. Loro non sono la Juve (nonostante i dirigenti nerazzurri abbiano spesso cercato di pescare a piene mani dal mondo bianconero per cercare di vincere, spesso senza grandi risultati).

Annunciato arrivo del nuovo allenatore, puntualizziamo in maniera ferma e decisa che la Curva Nord non può certo dimenticare il suo passato bianconero e giudiziario.

Anche i tifosi della Juventus non potranno mai dimenticare le decine di titoli vinti in campo e in panchina dal nuovo allenatore dell’Inter. Sul passato “giudiziario”(si potrebbe discutere molto poi di come fosse stata gestita dalle autorità sportive la vicenda “scommessopoli”), si potrebbe dire, parafrasando Bud Spencer e Terence Hill: “Dio perdona, gli ultras no”.

Da garantisti quali siamo e saremo sempre, accettiamo il fatto che da certi “sospetti giudiziari” il nuovo mister si sia svincolato espiando le sentenze che l’hanno riguardato, sebbene rimanga indelebile la “colpa” per la lunghissima militanza in una società da cui ci riteniamo lontani anni luce per stile e valori.

Inutile nascondere che la scelta di una persona col passato di Stellini nello staff tecnico ci preoccupa moltissimo ma, sebbene consci dell’apporto tecnico che le innegabili qualità professionali di Conte possano fornire al percorso futuro dell’Inter, la nostra preoccupazione riguarda soprattutto l’aspetto morale che vorremmo fosse dimostrato in futuro.

La “colpa” di essere stato 17 anni a Torino è incancellabile, lo sanno tutti. Se ne dimenticheranno al primo filotto di 5 vittorie di fila in campionato.

Stellini non ha espiato le sentenze che l’hanno riguardato?

NOI NON SIAMO LA JUVE. PER NOI VINCERE NON È L’UNICA COSA CHE CONTA!!!

È inutile provare a spiegar loro ogni volta il significato della frase di Boniperti (v. articolo di Massimo Zampini https://www.juventibus.com/vincere-conta-non-conta/ )

Essere interista significa vincere nel rispetto dell’avversario, accettare la sconfitta, le sentenze e non cercare alibi.

Questo è il passaggio più esilarante di tutto il comunicato. “Accettare la sconfitta”, “non cercare alibi”. Detto da quelli delle “panolade” contro gli arbitri, dei fallacci all’ultimo minuto a partita persa (sul povero Giovinco), dei recenti deliri di Materazzi sullo scudetto perso il 5 maggio 2002 (“Noi sbagliammo partita, ma tutto era stato apparecchiato perché potesse succedere”), etc…

Il nostro messaggio e augurio è pertanto quello che mister Conte e con lui anche Marotta, si affidino a Lele Oriali e a Zanetti ed assimilino presto lo spirito di fratellanza che sta al centro dell’essere Inter e che non deve aver nulla a che vedere coi risultati sportivi.

Lele Oriali! Quello condannato in sede penale per il passaporto falso di Recoba! Lui sì un cavaliere senza macchia, grazie al passato nerazzurro. La stessa fratellanza della maglia rilanciata indietro al povero Winter?

Si può vincere e si può perdere ma la dignità non deve mai venire meno; gli isterismi e le frustrazioni bianconere le seppellisca a torino. Noi siamo l’Inter e camminiamo sempre a testa alta.

È proprio vero, l’ambiente nerazzurro non si è mai, dico mai, lasciato andare a “isterismi e frustrazioni”. Detto da quelli del motorino lanciato dal secondo anello, dei petardi contro Dida quando stava maturando un’altra eliminazione in Champions, è il massimo. Gli stessi degli innumerevoli, periodici, striscioni contro la squadra: “tirate fuori le palle”, “andate a lavorare”, etc…

Noi non abbiamo e non vogliamo avere scheletri nell’armadio, non vantiamo titoli che ci son stati tolti per i nostri comportamenti illeciti; noi rispettiamo le sentenze e non facciamo uso della “memoria” per raccogliere consensi con ipocrisia.

In compenso vantano titoli che non hanno conquistato sul campo (nonostante mancassero totalmente, si è scoperto solo dopo, i “requisiti morali”). Non fanno uso della memoria, però sono sempre lì a ricordare, dopo più di 20 anni, lo contro tra Iuliano e Ronaldo.

Noi siam quelli che hanno avuto la signorilità di applaudire l’ingresso in campo del Milan dopo la conquista del mondiale, noi siam quelli che non hanno abbandonato i propri giocatori vittime di gravi malattie anche dopo che hanno lasciato la società, noi siamo quelli che ricordano i propri eroi ispirandosi ai loro valori non ai loro successi.

Da Campioni d’Italia in carica, quando il Milan vinse il Mondiale per Club, l’ambiente era tranquillo. Se i rossoneri avessero vinto il titolo anche 4 anni prima, l’accoglienza (v. caso Dida) sarebbe stata diversa.

Se dovessero ricordare i giocatori del passato per i loro successi in nerazzurro, ne rimarrebbero pochi, visto che hanno concluso la stagione vincendo almeno un titolo in 25 occasioni dal 1930 a oggi (la Juventus è a 45, cioè metà delle annate concluse vincendo qualcosa).

Essere interista significa rispettarne la storia, la tradizione sportiva, la sua gente e soprattutto la città che rappresenta sempre con Onore.

Buon lavoro mister Conte con l’augurio di dimostrarci presto di esser all’altezza dell’Inter perché…

NOI NON SIAMO LA JUVE

Grazie al cielo!