Era solo una settimana fa…

Era solo una settimana fa.

Il campionato faceva battere cuori, finalmente tornato avvincente, gli arbitri sbagliavano di nuovo in buona fede, accerchiarli per indurli a tornare sulla propria decisione era dimostrazione di grinta e voglia di vincere, e non più sintomo della solita arroganza dei soliti noti. C’erano storie magiche: Donnarumma alla Buffon, Locatelli alla Rivera, Bernardeschi alla Antognoni, la rivincita di Dzeko. Tutto sommato anche la Juve, con il suo centrocampo smontato, l’assenza di gioco e cattiveria, le sconfitte a San Siro, contribuiva per una volta a rendere tutto più bello. L’unica nota stonata: la situazione di De Boer, la solita Inter, che dopo la vittoria di Strama allo Stadium “è nata una grande squadra” (cit. Sconcerti), dopo quella di De Boer contro Allegri un più umile “è nata una squadra” (cit. Gazzetta), la prossima volta magari un più prudente “è nata una”, così, senza definizione.

Martedì

Poi, troppo presto, la solita rottura di scatole del ritorno in campo. Perché il calendario è così bastardo che non permette neanche di goderci una intera settimana così, ma piazza già tre giorni dopo un nuovo turno di campionato. Beffa ulteriore: comincia il Milan delle belle storie, e subito ci manda un cattivo segnale: tre gol presi, poco nerbo, poche proteste, poco gioco; niente, tocca già trovare una nuova favola.

Mercoledì

De Boer si gioca la conferma e, in una serata leggendaria, Icardi torna a scrivere pagine di Inter e non di capolavori letterari, scaraventando proprio a due minuti dalla fine il pallone sotto il sette. Allenatore salvato, nuova favola trovata.

La Roma va sotto a Sassuolo ma vince bene in rimonta, con il solito furbo Berardi che, per non dare nell’occhio, salta l’ennesima partita di fila dopo il forfait diplomatico contro la Juventus. Pian piano, caro Domenico, forse puoi anche rientrare: a meno che, diabolico, non stia facendo il furbo per saltare anche il ritorno contro i bianconeri senza destare sospetti.

Le belle favole della Roma e dell’Inter vengono un po’ guastate dallo scansarsi della Samp a Torino. Viene senza Muriel e Quagliarella perché pensa ingenuamente – avendo tre partite in otto giorni e dovendo dunque prima o poi fare riposare qualcuno – che sia più probabile battere l’Inter che espugnare lo Stadium. Bah.

La Juve fa due gol in otto minuti, si addormenta, subisce la rete che riapre la partita e poi, proprio lì, a tradimento, con il match di nuovo in bilico, Giampaolo si scorda dell’accordo con noi e inserisce i suoi due bomber. A quel punto, per dimostrare al mondo che anche se avessero schierato i loro due campioni magari avremmo vinto noi, che fanno? Prendono altri due gol e spariscono dal campo. Così, come se la Juve davvero potesse battere la Samp anche con Muriel e Quagliarella in campo. Sì, certo, perché noi abbiamo l’anello al naso, vero?

Giovedì

Ci si avvia a Juventus-Napoli, da sempre la sfida delle sfide, un po’ il Real-Barca italiano, con un alternarsi di campioni e trofei tra le due big storiche del nostro calcio, sempre testa a testa per un nuovo successo da rinfacciare ai rivali. E’ la partita delle partite, quella che noi bianconeri aspettiamo sin da quando viene stilato il calendario: oh, sapete quando arriva il Napoli? Non sto più nella pelle. La partita a Torino è sentitissima; in città i giocatori non possono girare sereni perché vengono assediati dai tifosi che chiedono loro solo una cosa: vi prego, battete il Napoli, poi se volete seppelliteci qui. A Napoli, invece, l’attesa è piuttosto soft: niente più che una partita come un’altra con un occhio anche al match Champions di martedì. Questa serenità viene in qualche modo turbata, almeno a leggere un po’ di tweet di tifosi azzurri, dalla designazione di Rocchi. Oh, Rocchi, quello di Juve-Roma 3-2. Rocchi, quello che a Pescara da addizionale ha tolto al Napoli un calcio di rigore. Rocchi, dai, ahahaha. Rocchi, peraltro, che deve essere il fratello gemello di quello che portò in vantaggio il Napoli a San Siro contro l’Inter con espulsione e rigore per fallo di Obi (Obi, che ricordi!) un paio di metri fuori area.

Ma l’ambiente è maturo, la turpe designazione non scalfisce la serenità dell’ambiente. È solo una partita come l’altra e martedì c’è il Besiktas.

Venerdì

Siamo alla vigilia: pian piano, si affaccia il nome di Higuain. Higuain che vuole fare due gol (ma pensa che screanzato), Higuain a secco da 4 partite, Higuain triste, depresso, non si ambienta, nostalgico del gioco di Sarri, Higuain che faceva i cori con noi e ora, Giudain, com’è possibile?

Proprio quando il clima potrebbe surriscaldarsi, però, emergono gli uomini delle istituzioni. Ne diciamo tante, a certi nostri politici, ma certi ruoli sono ancora fondamentali per indurci a tenere a bada gli istinti più beceri e smorzare i toni: così, il sindaco di Napoli De Magistris, rasserena i suoi concittadini sottolineando che “Higuain ha tradito”, “ha mancato di rispetto alla città” “non potrà più farsi una passeggiata nella splendida Napoli” ed eventualmente dovrà girare “col metal detector, come Renzi”.

Per una volta, al di là del tifo, facciamo un plauso: lontano dal populismo, anche a costo di rimetterci qualche voto, De Magistris svolge il suo ruolo con grande senso di responsabilità e aiuta a ridare la giusta importanza alle cose.

Sabato ore 20.45

La partita è noiosetta, il Napoli tiene la palla senza creare troppi pericoli, la Juve non brilla ma sembra più pericolosa, si fa male Chiellini, entra Cuadrado, Hernanes gioca bene ma perde due palloni pericolosi e quindi tornano gli insopportabili mugugni, in uno stadio in cui si vince da 21 partite di fila. Si va all’intervallo, Higuain non segna da quattro partite e mezzo, è sempre più triste, depresso, nostalgico del gioco di Sarri.

A un tratto Ghoulam crede di essere della Samp e si scansa, ci fa un assist e Bonucci segna, esultando con una dedica che lì per lì non capiamo ma ci piace lo stesso; poi la spiega, la capiamo e ci piace ancora di più.

Tempo tre minuti, Insigne per Callejon, noi saliamo male, non seguiamo chi si inserisce e siamo già 1-1. Ancora una volta, dopo la partita con l’Inter, quella in cui “è nata una squadra”, segniamo nel secondo tempo e veniamo subito ripresi.

Si scaldano tutti, a qualcuno pare di intravedere anche Zaza pronto a entrare in campo, invece è Marchisio che appena fa il suo ingresso pare il professore, tornato in classe dopo un periodo di assenza, sostituito da alcune supplenze così e così, con 21 studenti che guardano e imparano. Sarri crede di essere Giampaolo e toglie l’assistman Insigne, che non gradisce e lo nasconde così e così.

Sabato ore 22.15 circa

Accade quello che sapevamo che sarebbe accaduto sin dagli auguri di infortunio, da Giudain, dalle risatine su Higuain a secco da 4 giornate, triste, depresso, non si ambienta, nostalgico del gioco di Sarri. Dalle parole del sindaco più irresponsabile che ci sia.

Higuain lancia, Ghoulam respinge rendendo palese il suo desiderio di andare alla Samp e serve il pallone al vero argentino che non gioca a Torino. Questo corre, la prende perfettamente e la infila all’angolino. Noi impazziamo, lui non esulta, ma si vede che gli viene da ridere.

Bergomi dice che di solito vorrebbe vedere l’esultanza dei cannonieri, anche contro le ex, ma in questo caso è giusto così. E magari un giorno ce lo spiegheranno, cos’ha questo caso di così particolare, visto che Higuain non è di Mergellina, è stato a Napoli solo tre anni come Cavani, molto meno di Lavezzi, è arrivato per 40 milioni ed è ripartito per andare nell’unica squadra al mondo che aveva voglia e possibilità di pagare la clausola – messa dal suo presidente – di 90 milioni.

Un giorno ci spiegheranno come mai alcuni commentatori (e qualche sindaco) sentano di dover trattare i tifosi del Napoli con quell’aria di ammiccamento che però sottintende solo un patetico pietismo, come se si dovesse riservare loro particolare cautela, rispetto, attenzione, mentre tutti gli altri attaccanti, contro qualunque loro ex squadra, dovrebbero esultare senza pensieri.

E’ il minuto 71, fa notare qualcuno, e giù citazioni della smorfia napoletana di tanti tifosi e giornalisti (!), che ricordano soddisfatti che 71 è “l’omm ‘e merd” e quindi sai che risate definire Higuain uomo di merda? E’ fantastico, non trovate, che lo riportino divertiti anche dei giornali locali?

E rientra tutto in quegli ammiccamenti, quella voglia di folklore, quell’attitudine a trattarli diversamente, che a mio parere fa male non meno di certi disgustosi cori razzisti.

Perché Napoli e i napoletani, sono sicuro, piacciono più a me che a loro.

E poi ci sarebbe la domenica, con Higuain che ha ormai interrotto la sua serie di 4 partite e mezzo, è un po’ meno triste, depresso e nostalgico del gioco di Sarri, mentre il Milan batte a stento il Pescara, la Roma pareggia a Empoli, De Boer perde ancora e la Juve torna a più quattro dalla seconda.

Eppure, solo una settimana fa…

Il Maestro Massimo Zampini