Il tifoso semplice applaudirà Bonucci

L’unica cosa che si è capita di tutto questo intreccio col Milan è che torna Bonucci. Come dovremmo accogliere chi solo un anno fa ci ha lasciato, ha preteso di diventare il capitano dei rossoneri e, venuto da avversario a Torino, ci ha pure esultato in faccia sciacquandosi la bocca? Dovremmo forse applaudirlo?

Ale 86

Ognuno farà come si sentirà.

Io, che sono un tifoso semplice, ho una mia regola: applaudo chiunque giochi con noi. Il mio unico interesse è che la mia squadra faccia la miglior stagione possibile: non devo prendermi rivincite, fare pagare qualcosa a qualcuno, voglio solo che l’ambiente sia sereno e i giocatori messi nelle migliori condizioni per fare bene.

Non fischio i nostri durante le partite, soprattutto nei cicli incredibili come questo. Chi viene diventa un mio paladino, finché resta con noi.

Esattamente come ai tempi dell’arrivo di Allegri, di cui non eravamo entusiasti: lui si beccava insulti di ogni tipo, io speravo solo che facesse rimpiangere a tutti i tifosi avversari, tronfi come sempre prima del dovuto, quelle (patetiche, peraltro) battute tipo “state Allegri”, convinti che la nostra festa fosse finita e ora toccasse a loro. Viva Allegri, allora, anche se all’inizio non ero così convinto.

Viva Lippi, quando è tornato, dopo averci tradito a fine 1997-98 per andare ad allenare la squadra che più aveva fatto per sporcare e delegittimare le nostre (anche sue, di Marcello) vittorie.

Arrivando a Bonucci: non mi ero disperato per la sua partenza, mentre tanti juventini pensavano che stessimo regalando al Milan l’arma per competere con noi (per alcuni funziona così: se se ne va ci si dispera, se torna pure), certo non mi preoccupo ora per il suo ritorno.

Ripeto, sono un tifoso semplice: se vai al Milan spero che tu non vinca nulla, posso anche fischiarti allo stadio (non c’ero e non credo che l’avrei fatto, considerato il passato leggendario con noi, ma è certamente legittimo) e detestarti mentre segni ed esulti davanti alla nostra curva, canto felice e divertito “Bonucci sciacquati la bocca” quando ti faccio 4 gol in finale di Coppa Italia. Non sei della mia squadra, non ho motivi per augurarti sportivamente il meglio.

Se torni da noi, però, ti tifo esattamente come prima. E prima, credimi, ti tifavo parecchio. Come supportavo Baggio, che raccoglieva sciarpe viola, e Capello, che sparlava di noi fino al giorno prima di arrivare. Come ho tifato Conte, mi sono arrabbiato quando se n’è andato (e conseguentemente perlopiù disinteressato dei suoi risultati altrove) e lo ritiferei in modo identico se tornasse. E’ semplice, no?

Forza Bonucci, allora, se tornerà. Ha voglia di tornare, ha chiamato i compagni, si è scusato per l’addio, lo farà anche con noi. Anzi, già immagino la scena: entra in campo allo Stadium, misto di fischi e applausi, lui va al centro del campo, alza le braccia, come per chiedere scusa a tutti, la mano sul cuore, il segno di essere tornato a casa.

Applaudirò e inciterò. Lui e gli altri 10 che giocheranno.

Come sempre, da quando tifo per la mia squadra.

Da tifoso, è l’unico contributo che posso e voglio dare: sostenere chi indossa quella maglia, sperando che alla fine faccia sempre almeno un punto più degli altri.

Il Maestro Massimo Zampini.

Bonucci, eroe tragico alla riconquista degli juventini

Sull’operazione che potrebbe riportare Bonucci a Torino, intrecciata alle situazioni di Caldara e Higuaín, ne stiamo sentendo di tutti i colori. Per quel che mi riguarda, vorrei lasciare da parte ogni considerazione economica (la plusvalenza che la Juve farebbe con Caldara, la possibilità di liberarsi del pesante ingaggio+ammortamento di Higuain) e tecnica (Claudio Pellecchia ha già spiegato molto bene come potrebbe cambiare il modo di difendere della Juve con Bonucci. Vorrei concentrarmi invece sul piano emozionale e simbolico.

Da Edipo in giù, nella tragedia greca l’eroe tragico non è un protagonista totalmente positivo ed esente da colpe. A differenza, per esempio, di quello che succede nel melodramma, dove l’eroe è il buono, il puro senza macchia che viene travolto dal destino malvagio, nella tragedia l’eroe è portatore di una colpa. Bonucci è un eroe tragico. Agli occhi dei tifosi juventini, si è macchiato infatti di una triplice colpa.

La prima è ovviamente quella di essere andato in una rivale storica, rilasciando dichiarazioni provocatorie e arroganti su quella che fino a pochi giorni prima era la sua squadra, la sua casa. La seconda, l’esultanza sotto la curva nord dopo il goal in Juve-Milan del marzo scorso. La terza, ora, di voler tornare, forse – si maligna – per salire sul carro di Cristiano Ronaldo.

È innegabile, Bonucci ha sbagliato tanto nei confronti della Juve e dei suoi tifosi. Anche chi scrive restò shoccata per come si concretizzò il suo addio; ricordo bene la delusione, il senso di tradimento. Eppure oggi, a un anno di distanza, provo a rispondere alle critiche sproporzionate che gli vengono mosse, a depotenziare le sue “colpe” e a far emergere gli aspetti positivi della sua personalità testimoniati proprio da quelle scelte.

In primis, un anno fa Bonucci prese una decisione personale, non giudicabile da parte di osservatori esterni (neanche dai suoi tifosi), scegliendo quello che pensava fosse il meglio per sé. Una scelta forse impopolare ma legittima. È giusto che un atleta, se sente che il suo percorso in una squadra è agli sgoccioli, cerchi nuovi stimoli altrove: il coraggio di cambiare, di uscire dalla propria comfort zone è apprezzabile. E di coraggio Bonucci ne ha dimostrato tanto: sia un anno fa sia oggi.

Per quanto riguarda poi quello Juve-Milan di marzo, in cui per la prima volta Bonucci tornava a Torino da avversario, già allora scrissi su Juventibus che i tifosi juventini non avrebbero dovuto fischiarlo. Potevamo limitarci a non applaudirlo, destinandogli un’accoglienza fredda, senza però fischiarlo. La maggioranza degli juventini, ovviamente, la pensava diversamente. Fischi incessanti l’accolsero all’ingresso in campo e ne accompagnarono ogni tocco di palla. Dopo il goal Bonucci liberò la sua gioia proprio per rispondere agli insulti ricevuti; lo Stadium tutto reagì con cori ancora più pesanti. Io credo che quell’esultanza sia stata legittima (quante volte ci diciamo che la non esultanza contro le ex squadre è un gesto ipocrita? Quella volta toccò a noi), così come fu legittima la reazione dei tifosi dopo il goal. Per quanto riguarda quell’evento, quindi, Bonucci e i tifosi juventini possono dirsi pari.

Oggi, un anno dopo, Bonucci è al centro delle critiche perché “si è pentito della scelta”, “vuole scappare dal Milan”, “vuole tornare perché c’è Ronaldo”. Sì, forse si è pentito. Anche questo è legittimo. Chi non lo farebbe, dopo un anno travagliato in una società nel caos? Bonucci sembra aver appianato i dissidi con Allegri e alla Continassa ha ancora gli amici di un tempo. Vuole tornare, e la Juve è favorevole al suo ritorno: dal punto di vista tecnico, è una di quelle occasioni che Marotta chiama “opportunità di mercato”. Si prova a concretizzarla, ma senza svenarsi (al costo di sacrificare un giovane promettente come Caldara – scelta che, personalmente, non mi esalta; ma questo è un altro discorso). Esprimendo alla dirigenza milanista il suo desiderio di tornare a Torino, Bonucci dimostra, per la seconda volta in 12 mesi, un grande coraggio. Non è stupido, conosce il calcio, ha già assaggiato i fischi dei suoi ex tifosi, sa che riconquistarli sarà difficilissimo. Eppure ci proverà, mettendoci la faccia.

Bonucci è l’eroe tragico che dovrà riconquistare il suo ex-nuovo pubblico, farsi perdonare le colpe, tali o presunte. Dovrà farlo con le qualità che gli abbiamo sempre riconosciuto: la tecnica, la grinta, la juventinità di cui sembrava essere diventato una bandiera intoccabile. Immagino la scena del suo ritorno in campo per la Juve: lo Stadium, probabilmente, diviso tra chi applaude e chi fischia. Bonucci si avvicina alla curva. Accanto a lui, un braccio sulle sue spalle, il Capitano e amico Giorgio Chiellini. Lo sostiene e allo stesso tempo “garantisce” per lui, chiede alla curva un applauso. Che, sono sicura, arriverà.

Al momento non sappiamo ancora se l’operazione andrà in porto, né possiamo immaginare come potrebbe essere la stagione del Bonucci bianconero 2.0. Quel che è certo è che, se tornerà, dovrà sudare tanto per riconquistare i tifosi bianconeri. L’auspicio è che gli juventini lo accolgano sospendendo il giudizio, e che lui ripaghi la tregua con tutto l’impegno che gli è richiesto. L’abbiamo amato con tutto il cuore, l’abbiamo odiato con tutto il cuore, ora – forse – tornerà. L’unica cosa che conta, quando sei allo stadio, è sostenere i tuoi. Mai fischiarli. Come avevo scritto altrove, lasciamo ad altri i rancori da cortile.

Federica Zicchiero.