Sempre più Joya

Dybala firma i due gol che stendono l’Udinese e proiettano la Juve in vetta, aspettando il risultato di Inter-Napoli

Una doppietta di Dybala, ancora più pimpante rispetto alle ultime uscite, stende l’Udinese e porta la Juve in vetta, aspettando il risultato di Inter-Napoli e il recupero dio mercoledì contro l’Atalanta. Le fatiche di coppa  non si fanno minimamente sentire e i bianconeri non hanno problemi a regolare i friulani, pur galvanizzati da un buon avvio di partita.

DYBALA, UNA SENTENZA

L’Udinese si chiude dietro la linea della palla, puntando sulle ripartenze e Szczesny, oggi titolare, ha subito il suo da fare per deviare in angolo la punizione di Ali Adnan. Dopo il tentativo di Fofana, che cerca l’incrocio dal limite, spedendo alto, la Juve inizia a imporre il proprio ritmo alla gara. Dybala e Higuain si trovano a memoria e sulla destra Douglas Costa e De Sciglio spingono che è un piacere, ma il muro di maglie gialle eretto dai friulani al limite dell’area è duro da superare. Quando Angella però ricorre alle maniere forti con Higuain e concede un calcio piazzato dai venti metri, si prende un rischio enorme: da quella mattonella Dybala è una sentenza e infatti spedisce “nel sette” il suo terzo gol nelle ultime tre partite, nonché il terzo su punizione in questo campionato.

HIGUAIN DAL DISCHETTO, BIZZARRI INTUISCE

Passata in svantaggio, l’Udinese prova a cambiare atteggiamento e a cercare maggiormente la manovra, ma la Juve glielo permette solo per pochi minuti, poi riprende il pieno possesso del gioco e con pazienza costruisce l’occasione per il raddoppio, ancora con Dybala, che entra in area dalla sinistra e viene steso da Angella. Il signor Giacomelli indica il dischetto, sul quale si presenta Higuain: la battuta del Pipita è potente e anche abbastanza angolata, ma Bizzarri intuisce l’angolo e mette in corner.

IL PIPITA CREA, LA JOYA COLPISCE

Il Pipita non si abbatte, anzi, continua a fare a sportellate con i difensori friulani e in avvio di ripresa confeziona una giocata deliziosa, ricevendo in area da Asamoah spalle alla porta, difendendo il pallone e offrendolo a Dybala, che si ritrova solo davanti a Bizzarri e lo supera con un destro preciso.

CONTROLLO TOTALE

Gli spazi ora si allargano, l’Udinese è decisamente meno compatta e la Juve, oltre a respingere al mittente i tentativi di riaprire il match, potrebbe chiuderlo definitivamente. Una combinazione tra Douglas Costa e De Sciglio porta Khedira al tiro da buona posizione, ma il tedesco alza troppo la mira, prima di lasciare il posto a Matuidi, che al 25′ non arriva per un soffio a deviare l’invitante traversone di Higuain. Il Pipita lascia poi spazio a Mandzukic, ora punto di riferimento centrale di un tridente in cui Douglas Costa e Dybala continuano a far tribolare non poco la difesa avversaria: il brasiliano con l’ennesima accelerazione bruciante, l’argentino con un sinistro angolato che conclude l’azione e costringe Bizzarri agli straordinari per deviare in angolo. Più passano i minuti, più i ritmi si abbassano e la Juve, in pieno controllo della gara, decide saggiamente di rifiatare e, dopo la battaglia di Wembley, di risparmiare le energie. Ce ne sarà bisogno in vista del prezioso recupero della gara contro l’Atalanta di mercoledì prossimo. Un appuntamento cui la Signora, proprio non potrà mancare…

JUVENTUS-UDINESE 2-0

RETI: Dybala 20′ pt e 4′ st

JUVENTUS
Szczesny: De Sciglio, Rugani, Chiellini, Asamoah; Khedira (17′ st Matuidi), Marchisio, Sturaro; Douglas Costa (43′ st Bentancur), Higuain (28′ st Mandzukic), Dybala
A disposizione: Buffon, De Favero, Barzagli, Benatia, Howedes, Pjanic
Allenatore: Allegri

UDINESE
Bizzarri; Nuytinck, Angella, Samir; Widmer, Fofana, Behrami (31′ st De Paul), Barak (25′ st Balic), Ali Adnan; Maxi Lopez (16′ st Perica), Jankto
A disposizione: Scuffet, Borsellini, Zampano, Hallfredsson, Pezzella, Ingelsson, Pontisso
Allenatore: Oddo

ARBITRO: Giacomelli
ASSISTENTI: Paganessi, Valeriani
QUARTO UFFICIALE: Giua
VAR: Tagliavento, Tonolini

AMMONITI: 2′ pt Chiellini, 19′ pt Angella, 45′ st Perica

Il senso di una vittoria collaterale

de sciglio collaterale

Varrebbe la pena snocciolare i numeri tra vittorie consecutive, gol al passivo e sequenze varie. Però il buono di una partita collaterale come Juventus-Udinese è altrove, cioè proprio nel renderla collaterale anche negli strani patemi che la Juve sa sadicamente offrire ai propri tifosi e una serie di altri dettagli perché non esiste partita senza note per il taccuino.

Per il breve periodo, si prenda Douglas Costa: “Luca, fìdati, da metà marzo la Juve volerà”, Tottenham-Juve arrivava con un attimo di anticipo così come la condizione psicofisica del brasiliano. Da destra, dove è più complesso giocare per lui in una Juve già poco lineare di suo e poco interessata a chiedere agli specialisti le loro specialità nello sviluppo di un gioco fatto di più di senso che di ricerca mirata. Velocità doppia, giocate spesso lucide, tecnicamente animalesco, se si diverte lui quanto si diverte il pubblico, per quest’anno è già stato fatto bingo con molto che è ancora da scoprire.

Per il medio periodo, il dolce collaterale di giornata è il De Sciglio dominante visto sulla destra. E’ chiaro, lo sappiamo, il calcio (anche sul campo) vive di fattori di discreta relatività. Dominante vuol dire pulito, sicuro, autorevole nell’atteggiamento, ma più notiziabile ancora perché intraprendente, sfacciato e insistente. Non molto più indietro nel ragionamento potrebbe starci Rugani, ma lo scenario per un posto che non sia percepito come da gregario non è parallelo a quello dell’ex milanista. Almeno, non per ora. E nemmeno tra una settimana.

Per il lungo periodo, quindi recupero infortuni e mercato, prima gli uni poi l’altro, chiaro che oggi serva quell’uomo in più per poter respirare e sospirare su tutti i fronti. E non è Pjaca, quel rimpianto molto da hater e/o da criticatutto, ma che sia uno tra Cuadrado e Bernadeschi. Chi scrive potrebbe cambiare idea ogni giorno su chi idealmente dei due o, peggio ancora, potrebbe ascoltare ogni giorno cosa si vocifera sullo stato di salute dei due. In questi casi meglio chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie, ma è su Bernardeschi che lo staff medico non deve sbagliare. E infine la parentesi mercato-parlato: una riflessione in più su Widmer, considerato ruolo, e i nomi che si leggono, andrebbe seriamente spesa seguendolo da qui a fine anno in una stagione inizialmente condizionata da un fastidioso infortunio.

Juve-Udinese 2-0: se questo è Paulo…

Allegri l’aveva detto chiaramente, l’impegno di oggi era di quelli che non si possono sbagliare, bisognava dare continuità dopo le picchettate date nei giorni scorsi, i suoi ragazzi non si sono fatti pregare particolarmente: piccolo brivido in apertura, poi controllo totale del match con Dybala sugli scudi, ma con Higuain ancora fondamentale seppur con un altro errore dagli undici metri, fattore che sta diventando un problema da risolvere in fretta e che già ha creato qualche grattacapo nelle scorse settimane.

Il mister non rinuncia al turn-over nonostante i vari problemi di formazioni che hanno annullato per ora il vantaggio della panchina lunga di cui si è tanto sentito parlare nel corso di questa stagione, ma i vari Rugani, Sturaro, Marchisio, Asamoah, non si fanno scappare l’occasione di rendersi utile, chi più e chi meno, calandosi alla perfezione nei meccanismi di una squadra che nei novanta minuti contro l’Udinese non ha mai dato l’impressione di poter fallire l’appuntamento. Stavolta difficile anche trovare note di basso rilievo oltre al fattore penalty di cui prima, ma stasera accontentiamoci.

A proposito di note di rilievo, però, non si può non sottolineare l’intesa fra Dybala ed Higuain, col tandem argentino che sa sfruttare anche lo scompiglio che crea Douglas Costa nelle retroguardie avversarie: con Paulo libero di girare per il campo seppur partendo da sinistra ne guadagna evidentemente tutta la manovra, al netto dell’assenza di Pjanic oggi risparmiato.

Considerazione finale più o meno a sorpresa per Giorgio Chiellini: parte con un cartellino giallo che l’avrebbe potuto limitare creando qualche problema all’aggressività della squadra, finisce annullando qualunque avversario capiti dalle sue parti, “trascinando” Rugani in novanta minuti di solidità che danno continuità al grande valore aggiunto di questo gruppo.

Adesso tocca al Napoli a San Siro: usciamo a cena con mariti, mogli, fidanzati/e o amici che siano, o restiamo a casa a goderci lo spettacolo? In ogni caso speriamo sia una bella domenica sera.

28a Serie A: Juventus-Udinese 2-0

di Andrea Lapegna


Partita facile allo Stadium, con la Juventus che capitalizza la superiorità tecnica e le scelte conservative di Oddo.


Dopo un ottavo di Champions al cardiopalma, la Juventus si rifionda nel campionato. Si arriva alla partita con l’Udinese ad una settimana dalla sosta, ma con un turno infrasettimanale extra: c’è la gara contro l’Atalanta ancora da recuperare mercoledì. In considerazione degli impegni serrati, e delle energie sia fisiche che mentali spese a Wembley, la squadra di Allegri arriva alla 28esima di campionato con l’esigenza di tirare il fiato e al contempo continuare a tallonare il Napoli, nella speranza che proprio il recupero consegni la vetta della classifica. L’Udinese di Oddo, al contrario, vive la trasferta di lusso con relativa tranquillità: messa virtualmente al sicuro la salvezza grazie ad un ruolino di marcia estremamente positivo a dicembre (5 vittorie consecutive), i friulani possono tirare i remi in barca e costruire per la prossima stagione.

La Juventus propone un ampio turnover, ancora più pesante in ragione delle squalifiche di Lichtsteiner e Alex Sandro: Szczęsny; De Sciglio, Rugani, Chiellini, Asamoah; Khedira, Marchisio, Sturaro; D. Costa, Higuaín, Dybala. Solo l’attacco è grosso modo titolare, in questa sorta di albero di Natale (4-3-2-1) per le posizioni molto strette di Costa e Dybala. Panchina per Mario Mandžukić, al rientro dopo lo stop. Massimo Oddo consolida le proprie idee attorno al 3-5-2 che è ormai un marchio di fabbrica. Scendono in campo: Bizzarri, Nuytinck, Angella, Samir; Widmer, Fofana, Behrami, Barák, Adnan; Maxi López, Jantko.

Le squadre in campo

L’Udinese ha impostato la partita da squadra fisica, come aveva avvisato Allegri nella conferenza stampa pre-partita. Per questo le uscite sul pallone sono portate con atletismo, sebbene solamente nella propria metà campo. La posizione bassa di mezzali e esterni regala agli ospiti grande compattezza in mezzo al campo, relegando ad un ruolo secondario le ricezioni tra le linee dei due trequartisti bianconeri.

Fischio d’inizio e l’Udinese è già con gli esterni sulla linea dei difensori. Centrocampo a 3 pure e attaccanti in linea anche in fase di non possesso.

Douglas Costa, in pochi minuti, capisce che per ricevere un pallone pulito deve aprirsi fino alla linea laterale. La formazione della Juventus peraltro è già fortemente sbilanciata sulla propria destra, dal momento che Costa parte praticamente con i piedi che pestano la linea laterale, e Dybala non si avventura mai nella parte sinistra della metà campo friulana, per poter minacciare sempre il mancino. Come conseguenza quasi naturale, è De Sciglio il terzino più bloccato, con Asamoah che si fa trovare sempre pronto per il cambio campo. Sturaro esce spesso a dialogare con il ghanese sull’out di sinistra, offrendo un supporto supplementare all’ampiezza oltre ad un’abitudinaria e generosa dose di pressione verso la palla.

Il piano gara dell’Udinese punta, senza troppi barocchismi, a cercare la porta di Szczęsny giocando in verticale sulle ripartenze. Se da un lato all’azione è concesso di consolidarsi nella propria metà campo, in quella avversaria il gioco di Oddo richiede di affrettare i passaggi in verticale per eludere la pressione dei centrocampisti e per cercare il più rapidamente possibile la velocità di Jantko e Fofana. Il copione è anche bello, nella sua semplicità: si fa progredire l’azione attraverso basici passaggi dentro-fuori-dentro (o avanti-indietro-avanti, se preferite) e si ricerca con l’ultimo acuto il terzo uomo libero tra i difensori avversari. L’essenzialità delle giocate si riassume nella frequenza con cui Behrami e Barák cercano le sponde di Maxi López e la corsa di Jantko. Al di là di queste, la ritmica del possesso friulano è scandita dalla uscite saltuarie delle mezzali bianconere, che hanno comunque costretto gli avversari a qualche errore tecnico di costruzione.

Il problema principale della strategia conservativa di Oddo è reagire alle lunghe fasi di possesso dei padroni di casa. La Juventus è superiore tecnicamente e fisicamente, le uniche possibilità che rimangono sono le corse in campo aperto, dove i velocisti possono dire la loro. I meccanismi di pressione collettiva però sono sporadici, e il recupero palla affidato alle iniziative individuali più che ad orchestrate azioni corali. O, peggio, al momento in cui la spinta della Juventus si esaurisce naturalmente. Tutto questo ha schiacciato il blocco dell’Udinese, e il mantenere gli attaccanti in linea non ha aiutato a scaglionare la squadra per un recupero proattivo, che sarebbe invece servito molto. Sicuramente Oddo voleva evitare che la squadra si allungasse oltremodo, dato che per la difesa a 5, peraltro già molto bassa, sarebbe stato difficile seguire ordinatamente i movimenti del centrocampo. A questo punto però il blocco basso lasciava solo due giocatori al di là dell’ipotetica linea di recupero palla, rendendo difficile anche rigiocare il pallone appena conquistato. Uno di questi possessi prolungati si è risolto con un fallo di Angella da cui è poi scaturita la punizione vincente di Dybala.

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Gol fotocopia di quello dell’anno scorso, tra l’altro.

La reazione dell’Udinese è stata affidata ad una possesso più prolungato, propedeutico se non altro ad avvicinare la porta di Szczęsny. Senza poter andare in verticale (poiché la difesa della Juve è sempre ben posizionata), le soluzioni a disposizione si restringono ad un possesso perimetrale e sterile. In più, il contraltare è stato concedere qualche ripartenza fronte alla porta al tridente bianconero, tra cui quella da cui è nato il rigore per la Juve, fallito da Higuaín. Insomma, la coperta di Oddo è corta, se la si tira da un lato, si concede dall’alto.

Allegri è stato bravo ed intelligente a svuotare il centro del campo, e a giocarci solo in contropiede. La mancanza di palleggiatori l’ha portato ad orientare l’avanzamento sul terreno di gioco per vie esterne, privilegiando il sovraccarico a destra. Nonostante la difesa a 5 dell’Udinese avesse dovuto saper difendere l’ampiezza, la posizione bassa degli esterni ha concesso terreno, mortificando così le velleità di un pressing efficace.

Le piccole variazioni della ripresa

Il secondo tempo si apre proponendo lo stesso motivo del primo, con l’Udinese incapace di contendere o di attuare meccanismi elaborati di disturbo. La variante sul tema è semmai che la Juventus è riuscita ad arrivare in porta senza circumnavigare il centrocampo avversario, ma saltandolo a pie’ pari.

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Il secondo gol è un campanello d’allarme assordante per Oddo, che a questo punto sceglie di cambiare approccio ed alzare il baricentro della squadra. Il pressing viene portato anche a ridosso dell’area avversaria, proponendo i suoi esterni in porzioni più avanzate e alzando al contempo la mezzala forte verso la zona di pressione. Ma anche quando l’Udinese prova ad improvvisare uno spartito differente, la superiore qualità tecnica del Juventus ha saputo far girare la situazione a proprio vantaggio. Un esempio da scuola, al minuto 56 della sfida. I friulani vengono a prendere alta la rimessa in gioco di Szczęsny, che non esita ad usare Chiellini per sporcare la traiettoria di pressing di Jantko. I bianconeri muovono la palla velocemente e con precisione, scelgono di passare a destra, ed utilizzano il deus ex machina Dybala (bassissimo e grimaldello prezioso) per macinare terreno: l’Udinese si scopre lunga e i bianconeri arrivano in porta.

 

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A quel punto la partita si è incanalata con 35 minuti d’anticipo verso il garbage time tanto caro alla narrazione anglosassone.

Tirare le somme

Oddo ha pagato la povertà di soluzioni e la giornata storta dei propri centrocampisti (Fofana e Balák su tutti). L’assenza di Lasagna non ha aiutato nel proporre trame offensive all’altezza dell’incontro, ma l’allenatore pescarese ci ha messo del suo nel costringere la squadra ad una partita passiva, alzandone la linea quando era già troppo tardi. Invece, le note di questa partita sono senz’altro positive per la Juve. Tra tutti, ha fatto piacere rivedere Marchisio viaggiare agli stessi giri della squadra, complice anche l’assenza di schermatura da parte degli avversari. Rugani è stato sempre attento anche nelle situazioni di uno vs uno, ed il tridente tutto ha brillato in una partita non scontata. Indicazioni positive per affrontare le prossime due partite prima della sosta con ottimismo, in attesa di recuperare squalificati ed infortunati.