We Made #Hi5tory

Sono le imprese impossibili quelle che ridefiniscono i limiti dello sport. Sono le vittorie imprevedibili, quelle cui nessuno credeva e che magari coronano una strepitosa rimonta, quelle che entrano nella leggenda. Nel calcio italiano, vincere cinque scudetti di fila è ciò che proietta un gruppo di eroi direttamente nella storia.

Il nostro quinto scudetto consecutivo è forse il più importante e bello di tutti.

Perché risalire la china e vedere sfilare i propri avversari uno dopo l’altro alle proprie spalle, prima di potersi lasciare andare ad un urlo liberatorio, è la sensazione per cui vive e suda ogni sportivo. Perché sentire gli applausi degli increduli è il suono più dolce. Perché ribaltare ogni pronostico è semplicemente splendido ed è il destino di ogni vincente.

Testa bassa e pedalare, si diceva una volta, prendendo a prestito quella metafora ciclistica tanto cara al mister, che spesso ha parlato di una corsa a cronometro della Juve contro se stessa. Già perché quest’anno i veri avversari erano i nostri limiti. Questa volta non siamo stati padroni della classifica dalla prima all’ultima giornata. Lo ricorderete: la testa della classifica ad un certo punto, era lontana, rarefatta, sfocata. Pareva irraggiungibile.

È in quel momento che un rivale ha iniziato a valere l’altro. Sotto a chi tocca, siamo qui per sfidare noi stessi e solo noi stessi. Giornata dopo giornata, domenica dopo domenica. Non provate a distrarci, non parlateci di avversari, non diteci di guardare più in là della prossima partita: siamo attenti solo al battito del nostro cuore, al respiro della nostra corsa.

Un’impresa come la nostra non si ripeterà facilmente.

Abbiamo eguagliato le gesta di una delle squadre più forti di sempre, abbiamo vissuto un secondo Quinquennio d’Oro, 81 anni dopo. Sul campo, nella storia, solo quella Juve (1930-35) ed Grande Torino (1942-1949) erano riusciti ad essere così grandi.

Cinque scudetti, uno di fila all’altro. I cicli vincenti non nascono per caso, ma si alimentano del lavoro, della caparbietà e della lungimiranza di chi ha il coraggio di non accontentarsi.

Nelle ultime cinque stagioni abbiamo vinto in modi diversi. Sì, ora possiamo dirlo, anche in rimonta. La prima volta abbiamo trionfato con slancio e ardore, contro ogni pronostico. Nella nostra nuova casa. Imbattuti.
Ci è stato chiesto di riconfermarci, per vedere se era solo una chimera. Non lo era.
Tanto per fare chiarezza, lo abbiamo ribadito anche l’anno successivo, calpestando ogni possibile primato.

Poi abbiamo cambiato la guida tecnica. E abbiamo vinto ancora, consapevoli di essere comunque i più forti.

Quest’anno abbiamo rimescolato nuovamente le carte in tavola, perché la sorte sorride solo agli audaci, e ci siamo rimessi in discussione. È servito solo un po’ di tempo, neanche molto a bene vedere, perché chi conosceva la Juve per la prima volta imparasse cosa significa farne parte.

E quando è accaduto, siamo ripartiti. Abbiamo superato ogni avversario con la fame e l’orgoglio di chi vuol far ricredere tutti. E abbiamo dominato di nuovo.

Lo abbiamo fatto vincendo a raffica, in maniera clamorosa, ottenendo 73 punti sui 75 a disposizione nelle ultime 25 giornate. Un record. Lo abbiamo fatto anche grazie a quei terribili ‘vecchietti’ che sono l’asse portante di questo straordinario gruppo. Otto, tra loro, hanno vinto cinque scudetti di fila: Buffon, Barzagli, Bonucci, Caceres, Chiellini,Marchisio, Lichtsteiner, Padoin.

Siamo tornati a vincere ripartendo dalle basi, dalla difesa, blindata a doppia mandata: basti pensare che nel 2016 Buffon, l’uomo più imbattibile della storia del calcio italiano con 973 minuti, non ha mai subito gol in casa. Siamo rimasti senza subire reti per 10 gare consecutive di campionato, stabilendo un altro primato. Fondamenta solide, su cui poter costruire un’impalcatura di gioco e gol diretta magistralmente da centrocampo e ornata dalle reti di un fenomenale reparto offensivo, fatto di classe, carisma, imprevedibilità e ardore.